La scuola è adeguata per i ragazzi con problemi di apprendimento?
Data: Mercoledì, 25 settembre 2013 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


La scuola italiana, spesso, appare inadeguata nei confronti dei ragazzi con problemi di apprendimento. Bambini e ragazzi dislessici o portatori di handicap non ricevono, di norma, un adeguato aiuto in classe. Vengono magari forniti di PC e calcolatrice (i cosiddetti strumenti compensativi) senza però che abbiano indicazioni precise su come usarli. E, soprattutto, non si lavora sulla costruzione del "metodo di studio", vera ed efficace strategia dell’apprendimento. Il principale aiuto che si può dare agli alunni con difficoltà è, innanzitutto, aiutarli a costruirsi un buon metodo di studio. L’impegno maggiore di tutti i docenti deve essere quello di insegnare ad impiegare bene il loro tempo ed a massimizzare lo studio. Credo che si tratta del compito più importante che gli insegnanti sono chiamati a realizzare con gli alunni in difficoltà. Perché sono, soprattutto, ragazzi che faticano a studiare, che impiegano molto tempo per leggere e memorizzare, che non riescono a imparare le tabelline e a fare i calcoli a mente, che scrivono lentamente e con molti errori.
«Dalla nostra esperienza – ha spiegato il dott. Iozzino, esperto di disturbi specifici di apprendimento (DSA) dell’Asl Roma – stiamo proprio maturando la convinzione che i ragazzi senza problemi trovano da soli la strada di un loro metodo di studio, gli altri non ci riescono, faticano a organizzarsi, e per seguire i programmi si trovano sempre con l’acqua alla gola». «La scuola – ha dichiarato il prof. Giacomo Stella dell’Università di Modena e Reggio Emilia – deve riconoscere gli “stili di apprendimento” di ciascun bambino e utilizzare le strategie giuste per valorizzarli. Questo stile può essere verbale o visivo, globale o analitico, sistematico o intuitivo, si tratta solo di scegliere quello giusto per ciascun bambino e ragazzo». Fra gli studenti con difficoltà di apprendimento ci sono i dislessici, stimati nel 3,5% della popolazione scolastica. Ma, dicono gli esperti, solo l’1,5% è “certificato”.
Gli insegnanti ancora non tengono conto di questo disturbo. Si tende a affibbiare al ragazzo l’etichetta di pigro e furbetto. Una tendenza rilevata anche quando c’è certificazione di DSA. Non sempre poi, osservano ancora gli esperti, le diagnosi di DSA sono congruenti. Mentre una buona diagnosi di sviluppo è la premessa per un buon inserimento nella scuola. Ma più che riunioni e “Piani educativi personalizzati” servono idee e impegno. E tanto cuore… Meditiamo gente, meditiamo!

Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it





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