In cammino dalla Sicilia a Santiago di Compostela
Data: Domenica, 22 settembre 2013 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Tanto tempo fa il "Cammino" dei pellegrini italiani per Santiago di Compostela partiva dalla Sicilia!
E anche adesso, per arrivare a Santiago, si deve ripartire dalla Sicilia,… pensavo tra me e me! E fu così che iniziai a muovermi, a chiedere udienza ai vari sindaci di molti paesi siciliani, e ogni volta la storia si ripeteva, tutti erano felici e condividevano la mia proposta, coscienti anche del fatto che sarebbe stata un’ottima occasione per la ripresa economica dell’isola. È necessario l’adesione del maggior numero di Comuni per riaprire quello che, in passato, è stato il nostro "cammino Jacopeo", nato, addirittura, prima di quello spagnolo, e che toccava la Sicilia per un percorso di ben 800 km. Il cammino siciliano si snodava in tre trance, Messina-Palermo, Palermo-Siracusa, Siracusa-Caltagirone-Messina: la "magna via", la "via Jacopea", e la "via Francigena".
Stranamente simile alla toponimia spagnola: la "frances", Francigena, la “portoghès” e la "Jacopea", il camino de Santiago.
L’esistenza della "via Francigena" sicula è stata provata dallo storico Giuseppe Arlotta, autore del volume "Guida alla Sicilia Jacopea", pubblicato dal Centro Italiano di Studi Compostelani, di cui è responsabile per la Sicilia.
Sulle orme dei pellegrini medievali, alcuni anni fa, la Confraternita di San Jacopo di Compostela ha percorso a piedi un tratto della via Francigena siciliana che conduce da San Giacomo di Camaro (Messina) a San Giacomo di Caltagirone (Catania), due punti emblematici della tradizione compostelana in Sicilia.

Il percorso, per un totale di 230 Km, tocca i Comuni di Spadafora, Castroreale, Tripi, Floresta, Bronte, Paternò e Ramacca, dove esistono molte chiese dedicate a San Giacomo, un culto che fu grandemente potenziato al tempo della dominazione spagnola. San Giacomo, infatti, era patrono della Spagna e simbolo stesso della “Reconquista” contro i Mori, e aveva reso possibile l’unificazione della nazione. Di questo percorso, però, si sono perse le tracce, probabilmente dopo la sconfitta dei Cavalieri del Tempio, i famosissimi e temutissimi templari, perché erano loro i "tenutari" delle varie postazioni d’accoglienza dei pellegrini, le hospitalia, i posti di ospitalità, distanti, uno dall’altro, di circa 20-30 Km, e responsabili della loro sicurezza. A poco a poco, le chiese intitolate a Santu Jacupu, cambiarono nome e vennero dedicate alla Madonna. La meta del cammino siciliano era Caltagirone, dove si trovava la reliquia del braccio del Santo, mentre un dito era conservato a Messina.

Immaginiamo solo per un attimo cosa significherebbe il "Cammino" per la Sicilia, la riapertura delle vecchie trazzere e sentieri che collegavano i vari paesi, percorsi, ogni giorno, da migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo. E il nostro cammino dovrebbe essere, così com’era nell’antichità, il completamento o la partenza per quello spagnolo. Per il pellegrino di San Giacomo, non sarebbe completo il suo cammino senza questo siciliano che è "l’anello mancante" dell’intero percorso spirituale, religioso e turistico. Immagino e sogno, quindi, in un prossimo futuro, mille sentieri di Sicilia percorsi da una moltitudine di pellegrini, che arrivano in luoghi sconosciuti e nascosti al turista distratto, estasiati nel constatare che la Sicilia è tutta bella, ogni angolo, ogni borgo, piena di storia, d’opere d’arte, di folklore e della testimonianza di grandi civiltà del passato. E nell’isola bella troveranno, soprattutto, la proverbiale accoglienza sicula verso popoli e culture così diverse dalla nostra, ma di cui conserviamo le tracce nel nostro sangue multietnico.

Maria Agrippina Amantia, pellegrina

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Guida alla Sicilia jacopea 40 località legate a Santiago di Compostella

Presentazione
Paolo Caucci von Saucken
Presidente
Centro Italiano di Studi Compostellani


Introduzione
Giuseppe Arlotta
Centro Italiano di Studi Compostellani






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