Basta con gli aumenti di stipendio tagliando i fondi per gli alunni
Data: Giovedì, 19 settembre 2013 ore 06:30:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Appello del sindacato al
Miur: lo scorso anno tagliati 340 milioni destinati all'offerta
formativa, di questo passo tra due anni arriveremo a raschiare il
"barile". Non ci saranno nemmeno più i soldi per carta, gessetti e
toner. Mentre docenti e Ata avranno stipendi sempre più al limite della
povertà. È arrivato il momento di dire basta agli aumenti di
stipendio attraverso il taglio progressivo dei fondi destinati alle
scuole. A chiederlo pubblicamente al Miur è l'associazione sindacale
Anief, dopo che nelle ultime ore stanno prendendo sempre più corpo le
voci che vorrebbero l'amministrazione scolastica impegnata nel
sottrarre risorse dal Fondo d'istituto per garantire gli scatti
stipendiali del personale docente e Ata. Lo scorso anno questa
strategia ha portato alla riduzione del Miglioramento dell'offerta
formativa, il "capitolone" ministeriale da cui vengono reperiti i fondi
da indirizzare alle oltre 8mila scuole italiane, di oltre 340 milioni
di euro:circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65
da altri soldi già stanziati per le attività a supporto della
didattica. Oggi rimangono da distribuire alle scuole poco più di 760
milioni di euro, ma se questi verranno ridotti anche quest'anno di
altri 340 milioni, per le scuole ne rimarranno poco più della metà. E
tra un anno, di questo passo, non rimarranno che le briciole. Con la
prospettiva, per i dirigenti scolastici, di dover affidarsi al buon
cuore delle famiglie degli alunni anche per comprare materiale
scolastico di primaria necessità: come la carta igienica, i gessetti
per le lavagne, i toner e l'assistenza per i computer e via dicendo.
Per non parlare dell'attivazione dei progetti a sostegno della
didattica e delle visite culturali, di cui già da tempo si sono perse
le tracce. "Il personale della scuola non ne può più di questa politica
che toglie una parte fondamentale del settore scuola per indirizzarla
verso altre voci di spesa dello stesso comparto – spiega Marcello
Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -. La
scuola ha bisogno di risorse, non di 'travasi'. Basta andare a vedere
come si comportano i Governi dei Paesi più all'avanguardia in fatto di
istruzione, come la Germania o gli Stati Uniti che ogni anno integrano
i loro investimenti, per rendersi conto che di questo passo si va verso
la distruzione della scuola pubblica. E dei diritti dei suoi
lavoratori". L'Anief ha più volte denunciato che una parte consistente
della responsabilità di quello che sta accadendo va ricondotta
all'atteggiamento rinunciatario dei quei sindacati che, invece di
rivendicare risorse aggiuntive, hanno svenduto la gestione delle scuole
firmando un contratto, peraltro rinnegato dopo due mesi dal Governo,
per applicare subito quella riforma tanto cara al Mef e alla Funzione
Pubblica che prevede aumenti soltanto in cambio di risparmi. È evidente
che anche il Governo in carica intende attuare il decreto legislativo
150/09, andando ad avviare una contrattazione decentrata che dietro
allo sbandierato merito nasconde solo una volontà: mettere sul piatto,
per gli aumenti contrattuali, una cifra irrisoria di euro. Tanto poi si
prendono dalla stessa scuola. Tutto nasce dall'approvazione del decreto
legislativo 29/93, che nel privatizzare il rapporto di lavoro nel
pubblico impiego avrebbe dovuto armonizzare il sistema pubblico con
quello privato. Con il risultato, a distanza di 20 anni, che oggi gli
statali sono licenziabili, hanno delle buste paga con importi al limite
della soglia della povertà e hanno perso anche sul fronte del TFR. E il
futuro? Se non cambia il vento, sarà sempre più nero: dal 2015, dopo la
fine del blocco dei contratti, non saranno più riconosciuti gli scatti
automatici, entrerà in vigore il merito. Con le "prestazioni"
individuali rese all'interno dell'unità aziendale. Perché tale viene
con considerata oggi la scuola italiana.
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