Il valore della memoria storica
Data: Giovedì, 12 settembre 2013 ore 06:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Sono stata,
il 7 settembre, a un Convegno in cui si è parlato della Resistenza. Il
Convegno, tenutosi a Varallo, prov. di Vercelli, è inserito in una
serie di celebrazioni per i 40 anni della consegna della medaglia d’oro
al valor militare alla Città di Varallo per la Valsesia. Mentre
ascoltavo le interessanti relazioni sul tema “Armistizio. Prigione.
Resistenza” pensavo a svariate cose. In primo luogo al fatto che il
pubblico era antico, per lo più coi capelli bianchi, con le rughe e
vivi i ricordi. Perché una guerra è evento che dura per sempre
nell’animo di chi la vive. In secondo luogo, riflettevo che, per ora,
io, che ho 52 anni, sono di una generazione che non sa cosa sia la
guerra se non per averla studiata o per le immagini delle guerre che
arrivano dai telegiornali. Siamo così grazie al cammino che l’Europa ha
fatto in seguito allo shock della II guerra mondiale. E’ possibile, ci
si è chiesti, subito dopo la guerra, un modo diverso di comporre i
conflitti? La risposta è stata l’Unione Europea e decenni di pace (sia
pure solo nei confini della comunità). Purtroppo la costruzione
del’Europa è oggi ferma e le sue conquiste sociali sono assediate dai
poteri finanziari che vorrebbero “cinesizzarci” tutti.
In terzo luogo ho capito oggi profondamente quanto sia vera la frase
“raccontami una storia”. La parola storia ha assunto tante, diverse
accezioni: frottola, lamentela, racconto fantasioso, ricostruzione di
fatti.
Nel Convegno storia è certo racconto di fatti, ma anche un po’ romanzo…
Mi spiego: so che quel che è stato detto è frutto dell’esperienza viva,
dolorosa dei militari, degli internati, dei prigionieri, ma il tempo fa
sì che questa storia diventi una serie di storie, di narrazioni, di
racconti. Io credo sia inevitabile e questa trasformazione rende i
fatti mitici, ed è un guadagno, ma c’è una perdita: i fatti si
allontanano, sembrano racconti, perché meno vicini alla nostra
esperienza.
Per questo voglio sottolineare e ribadire con forza il ruolo fondante
della memoria, dell’esperienza tramandata e condivisa sia sotto forma
di diario, che di saggio storico, che di racconto. Senza le radici non
stiamo in piedi. Le nostre radici recenti sono la nostra Costituzione.
Chi la vuole cambiare vuole metterci in ginocchio, ma noi dobbiamo
resistere. In piedi!
Maria
Rosa Pantè - Gaianews.it
mrpante@libero.it
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