A proposito di concorsone. Lettera aperta al Ministro dell'Istruzione
Data: Martedì, 10 settembre 2013 ore 07:00:00 CEST Argomento: Opinioni
Caro Ministro,
fra un po', quando l’orale del concorso in Sicilia e nelle poche
regioni residue sarà concluso anche per le classi di concorso relative
all’ambito linguistico-letterario, compariranno lunghi e dolenti
articoli sullo stato dei prossimi prof di lettere: “Ignoranza diffusa”,
“Anche nei migliori si ravvisano grandi lacune”. La stessa cosa, del
resto, è accaduta dopo i famosi test preselettivi. Ho così chiari in
mente i toni che si useranno - e i “provvedimenti” che vi si chiederà
di prendere - che se volete posso anche scrivere io questi pezzi e
rilasciare patetiche interviste sul futuro delle nuove generazioni alle
prese con professori incapaci e ignoranti. Così ci portiamo avanti con
il lavoro.
Detto questo, visto che non manca poi molto ai miei esami orali, ci si
aspetterebbe forse che io mi ingozzassi di dati, di nomi, di leggi, di
indirizzi web utili. Non lo faccio per il semplice motivo che, come
molti, io non credo a questo concorso. Quel po' che farò servirà solo a
non fare troppo brutta figura di fronte ai colleghi di Palermo, visto
che non ho avuto la lungimiranza di presentarmi in una regione dove
nessuno mi conosca. Vede, quando le scuole sono piene di professori
perdenti posto, che andranno giustamente a occupare parte dei
cosiddetti posti messi a concorso; quando si ammettono errori nei
calcoli del contingente richiesto; quando si strombazza per tutta
Italia che si vuole selezionare il meglio dei professori per le future
generazioni e poi allo scritto passano assolutamente tutti (AD9 in
Sicilia), o male che vada il 90% (ma secondo me tutti), si viene
assaliti dai dubbi. Dubbi sulla considerazione che si nutre nei
confronti della verosimiglianza stessa di ciò che è stato detto e
dell'intelligenza di coloro ai quali lo si dice. Ammettiamo pure, con
buona volontà, che sia vera l'intenzione di rinnovare il parco docenti
(un po' come si farebbe con le auto aziendali). L’unico criterio che
sta prevalendo al momento è quello statistico. Ci sarà una percentuale
di “giovani” professori, tra coloro che si sono iscritti, che entrerà
di ruolo. Ma quando tutti passiamo all’orale, è ovvio che molte cose
possono succedere per le quali le cosiddette graduatorie di merito
dello scritto vengono ribaltate (esautorando così il valore delle
correzioni dei compiti). Vorrei capire, in sostanza, come possano
andare di pari passo meritocrazia e appiattimento su valori minimi
garantiti. Non dico neanche che in questo terno al lotto io non possa
estrarre il numero vincente, il principio è ben altro: il senso di
impotenza dovuto al fatto che dominano circostanze accessorie,
coincidenze, fortuna e fattori meno dicibili in Italia. Poi, certo, chi
non compra il tagliando della lotteria non può vincere, e io non sto
studiando quel tanto che basterebbe a garantirmelo. Ma non sto
sprecando un'opportunità, anzi: sto evitando di sprecare il mio tempo
con un'occasione che non è un'occasione di lavoro per me, non è una
sfida con me stesso.
Che poi io debba studiare di più e sapere molte più cose prima di
mettermi dietro una cattedra (dove sto già da dieci anni), questo è un
altro discorso. E non c’entra neanche con l’assoluta arbitrarietà con
la quale nelle scuole vengono convocati i supplenti dalle graduatorie
di prima, seconda o anche terza fascia in molte regioni. Forse, però,
il concorso, e soprattutto un concorso populista e caciarone come
questo gestito così, non è lo strumento migliore per ottenere un
risultato simile. E soprattutto un concorso come questo non ha alcun
diritto di abbassare l'età media dei professori scalzando come se
niente fosse persone che lavorano da anni nella scuola: ci vuol poco a
modificare una statistica, basta modificare i dati anagrafici. Ed è
facile, facilissimo, perché tanto nessuno vi verrà mai a chiedere come
mai ci siano stati tanti professori anziani nella scuola italiana e
come mai a un certo punto ci siano molti più professori giovani. Nel
regno postmoderno dei numeri e delle misure, contano i dati, non come
li si ottiene (e si lavora più facilmente con i numeri che non con le
persone).
Non sono un contabile di Stato, quindi non mi unirò al coro di coloro
che vi suggeriscono come sarebbe stato meglio spendere questi soldi, al
posto di fare questo concorso (sebbene un'idea me la sia fatta
anch’io). Trovo inaccettabile che la retorica dell’età e delle
possibilità reali per qualcuno anche senza mafia di sorta (come quelle
della lotteria o del totocalcio) passino sulla nostra testa e sul
nostro lavoro. E trovo sempre più vergognoso che l’Italia non sappia
decidersi tra controllo centralista del sistema scolastico (altri non
ne conosco e non mi pronuncio) e progressiva adesione a un mercato più
territoriale: ovvero, è inconcepibile che coesistano spinte alla
privatizzazione e all'autonomia con verifiche dall'alto (vedi INVALSI)
e indifferenziate. Perché, per quanto io sia contrario alla
privatizzazione (dal momento che ciò comporta - almeno in Sicilia -
solo un rafforzamento di tutte le varie forme di familismo immorale) è
evidente che le spinte centripete siano di ordine esclusivamente
politico ed estranee all’oggetto di cui ci si occupa, nient’altro che
propaganda condita da incompetenza sulla vita reale a scuola.
In effetti, a pensarci bene, questo concorso contempera l’uno e
l’altro: il controllo centralista delle assunzioni e le varie derive
locali. Non c’è male, come equilibrio. Io però voglio un Ministro che
entri a scuola, voglio un Ministro che ci sia, che sia curioso di
sapere come vada la scuola, voglio un Ministro che si interessi e
faccia cose concrete. Per esempio, esiste davvero lei, è possibile
conoscerla? Parlare con lei, provare a discutere di scuola? Di scuola,
Ministro, di scuola, non (o non solo) di un capitolo di spese del
governo. Di scuola. Ma, scusi se è troppo, avendo tutti i titoli e
avendo giocato sempre lealmente finora, voglio anche un lavoro che
credo di meritare per la passione che ci metto e per la voglia di farlo
sempre meglio.
Roberto
Oddo, docente precario e candidato al concorsone
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