La beffa del “concorso Profumo” Il posto anche a chi non lo cerca più
Data: Lunedì, 26 agosto 2013 ore 06:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Toscana e Lazio
senza graduatorie: valgono quelle di 14 anni fa - ROMA All’alba del
nuovo anno scolastico la scuola italiana assumerà ben 11.268 docenti
più 672 dirigenti (presidi, per intenderci). Sarebbe una buona notizia
quella diffusa da palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri,
se non che la salomonica decisione di inquadrare nei ranghi
dell’Istruzione un così congruo esercito, cozza con i meccanismi
astrusi del più pachidermico ministero d’Italia. Insomma, le assunzioni
forse non si potranno fare, o se si faranno non saranno esattamente
delle piene immissioni in ruolo, oppure - ancora - se si faranno e
saranno delle vere assunzioni potrebbero generare una quantità di
ricorsi e di opposizioni da ingolfare Tar e uffici scolastici
regionali.
Ma per spiegare l’inghippo dobbiamo fare un passo indietro. La legge
dice che le assunzioni nella scuola devono avvenire per il 50%
attingendo ai vincitori di concorso e per il 50% alle graduatorie dei
precari. Mentre per questi ultimi non c’è problema, dato che sono tanti
(oltre 150 mila), la questione si pone per i gli altri . L’ultimo
concorso bandito dalle patrie scuole risale allo scorso anno, auspice
l’allora ministro (e professore) Francesco Profumo, il quale si
proponeva di inserire linfa nuova nell’invecchiato corpo docente
italiano. Se non che i concorsi si debbono poi fare su base regionale e
per «classe di concorso»( cioè per gruppi di materie - diciamola così,
per semplificare - cioè italiano e latino, matematica e fisica
eccetera). E che cosa è accaduto?
Che alcune Regioni, specialmente il Lazio e la Toscana non hanno
concluso tutte le procedure previste dalla normativa. Tuttavia il
ministero dell’Istruzione assicura che entro la fine di agosto il 75%
dei concorsi andrà a regime. E, comunque, qualora emergessero delle
anomalie o ritardi, la legge stabilisce che bisogna ricorrere alle
graduatorie dell’ultimo concorso bandito che, nel caso della scuola,
risale a 14 anni fa. Il problema è che i vincitori di allora nel
frattempo hanno scelto un altro lavoro se non sono addirittura morti. E
comunque, se non fossero più disponibili ad entrare nella scuola dopo
così tanta attesa, si dovrebbe ricorrere alle graduatorie delle
supplenze.
Il problema, però, non è meramente burocratico, perché chi ha fatto il
concorso di Profumo e non l’ha concluso per colpa della burocrazia
regionale, ha tutto il diritto di sentirsi discriminato rispetto a chi
ha fatto il medesimo concorso in una regione più sollecita. E farà -
immancabilmente - ricorso.
I sindacati hanno proposto una via di uscita di questo genere: facciamo
subito il punto sui vari concorsi regionali e se si capisce che manca
poco, troviamo una soluzione ponte. Per ora questa è solo un’ipotesi,
sulla quale - però - grava la spada di Damocle del calendario: le
nomine nelle scuole debbono essere fatte immancabilmente entro il 31
agosto. Sarà possibile? Alla luce dell’esperienza diremmo di sì: la
scuola è una macchina assai complessa, ma è anche il primo comparto
pubblico ad essersi informatizzato e, in questo, è una vera macchina da
guerra.
Raffaello Masci
Lastampa.it
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