Come (non) si diventa razzisti? Data: Venerd́, 23 agosto 2013 ore 06:00:00 CEST Argomento: Recensioni
Raffaele Mantegazza, professore di Pedagogia interculturale all’Università di Milano (Bicocca), cura un agile e variopinto libretto su uno dei temi più controversi d’ogni tempo: il razzismo. In epigrafe al volume, mette una frase di William Faulkner, “Vivere nel mondo di oggi ed essere contro l’uguaglianza per motivi di razza o di colore è come vivere in Alaska ed essere contro la neve”. La frase è del 1966 (Saggi, discorsi e lettere pubbliche), di una semplicità spiazzante, come in fondo semplice, ma proprio per questo scandaloso rispetto ai molti fumosi discorsi che si fanno sull’argomento, è l’assunto del volume: il razzismo non è nel nostro DNA, “le persone diventano razziste per gli incontri che fanno, le parole che ascoltano, le esperienze che capitano loro; ma soprattutto perché essere razzisti è facile”: meglio cedere ai luoghi comuni che aderire alla naturale ma “complessa felicità dei rapporti con tutti i volti dell’altro e del diverso” (p. 5). Il volume, dunque, parlando direttamente al giovane lettore, propone di riconoscere e combattere il razzismo, dopo aver capito cos’è e dove s’insidia: senza prediche, ma fornendo racconti, suggestioni, citazioni, storie di ragazzi di ieri e di oggi. Nella prima parte, si propongono una selezionata scelta di racconti sul tema (da Brown, con il suo indimenticabile Sentinella a Desmond Stewart, insieme con le illustrazioni di Giorgio Sommacal). Nella seconda parte si potrà leggere una piccola antologia antirazzista, dove prendono voce tanto Pericle quanto Edgard Morin. Chiudono il volume un “lessico ragionato” del problema (Noi/Loro; Individui/Razze; Presenza/Responsabilità; Locale/Globale e così via), un racconto, La bellezza della diversità, dove una giovane ragazza compie un viaggio attraverso gli stereotipi razzisti; infine un test per “calcolare la propria impronta xenofoba” e un “decalogo” per provare a ridurla. Da segnalare una mostra didattica legata al volume, e allestita in diverse scuole superiori, con un percorso espositivo d’ispirazione ipertestuale, in cui si intrecciano e sovrappongono immagini, rimandi artistici, parole chiave, claims e guida alla comprensione.
Il libro Come (non) si diventa razzisti? di Vercelli Claudio; Milano M. Teresa; Sommacal Giorgio a cura di Mantegazza R., casa editrice Sonda, 2013, pagg. 126, 12 euro.
Raffaele Mantegazza, professore di Pedagogia interculturale all’Università di Milano (Bicocca), cura un agile e variopinto libretto su uno dei temi più controversi d’ogni tempo: il razzismo. In epigrafe al volume, mette una frase di William Faulkner, “Vivere nel mondo di oggi ed essere contro l’uguaglianza per motivi di razza o di colore è come vivere in Alaska ed essere contro la neve”. La frase è del 1966 (Saggi, discorsi e lettere pubbliche), di una semplicità spiazzante, come in fondo semplice, ma proprio per questo scandaloso rispetto ai molti fumosi discorsi che si fanno sull’argomento, è l’assunto del volume: il razzismo non è nel nostro DNA, “le persone diventano razziste per gli incontri che fanno, le parole che ascoltano, le esperienze che capitano loro; ma soprattutto perché essere razzisti è facile”: meglio cedere ai luoghi comuni che aderire alla naturale ma “complessa felicità dei rapporti con tutti i volti dell’altro e del diverso” (p. 5). Il volume, dunque, parlando direttamente al giovane lettore, propone di riconoscere e combattere il razzismo, dopo aver capito cos’è e dove s’insidia: senza prediche, ma fornendo racconti, suggestioni, citazioni, storie di ragazzi di ieri e di oggi. Nella prima parte, si propongono una selezionata scelta di racconti sul tema (da Brown, con il suo indimenticabile Sentinella a Desmond Stewart, insieme con le illustrazioni di Giorgio Sommacal). Nella seconda parte si potrà leggere una piccola antologia antirazzista, dove prendono voce tanto Pericle quanto Edgard Morin. Chiudono il volume un “lessico ragionato” del problema (Noi/Loro; Individui/Razze; Presenza/Responsabilità; Locale/Globale e così via), un racconto, La bellezza della diversità, dove una giovane ragazza compie un viaggio attraverso gli stereotipi razzisti; infine un test per “calcolare la propria impronta xenofoba” e un “decalogo” per provare a ridurla. Da segnalare una mostra didattica legata al volume, e allestita in diverse scuole superiori, con un percorso espositivo d’ispirazione ipertestuale, in cui si intrecciano e sovrappongono immagini, rimandi artistici, parole chiave, claims e guida alla comprensione.