SCUOLA/ Facebook, quando si confonde vivere e comunicare…
Data: Lunedì, 19 agosto 2013 ore 12:23:40 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ON analizza il valore che ha Facebook dentro la rete di comunicazione che caratterizza il mondo in cui viviamo e in un modo o nell’altro ci coinvolge tutti. A commento di questo studio Ethan Kross dell’Università del Michigan ha affermato che: “in teoria Facebook fornisce una risorsa inestimabile per soddisfare il basilare bisogno umano di connessione sociale. Ma piuttosto che migliorare il benessere provoca il risultato opposto mette in crisi il benessere individuale”. Con questa valutazione Ethan Kross solleva le questioni di questa diffusione imponente dei social network. La questione facilmente affrontabile è che Facebook non produce benessere, dice il noto professore americano, non c’è nel suo uso un avvicinamento alla felicità, anzi l’uso eccessivo produce insoddisfazione e dilata la solitudine. Che si possa trovare un benessere personale usando Facebook è quanto di più assurdo possa pensare un giovane come un adulto, i social network non sono uno spazio in cui il desiderio possa inserirsi e trovare soddisfazione. Anzi riducono il significato e il valore dell’esistenza, la tensione ideale del vivere che caratterizza l’esistenza stessa. Quindi vivere non è solo comunicare ed essere connessi con gli altri. Vivere è di più che comunicare, anzi il comunicare viene un attimo dopo rispetto al vivere, per questo bisogna dare alle cose il giusto valore. Non è Facebook l’ambito in cui cercare né il benessere né la felicità, non è Facebook l’orizzonte del vivere, bisogna ritrovare l’ampiezza dell’esistenza, il suo impeto ideale consiste nel fare esperienza delle cose. C’è il bisogno tra le persone di realtà e di trovare risposte nell’incontro con le cose. Non immagini, non mondi virtuali, ma cose! Questo è ciò che l’uomo cerca e che gli fa fare esperienza, lo impegna nella ricerca della felicità. Ridata alla vita la sua dimensione vera possiamo allora affrontare la questione unica che Facebook ci propone, quella di essere solo uno strumento di comunicazione. Sottolineando che c’è un principio da risolvere e cioè che Facebook comunica ciò che si vive. Trascurando il fatto che prima viene il vivere e poi il comunicare e che la ricchezza della comunicazione è proporzionale all’esperienza che uno fa. Bisogna quindi sfidare Facebook invertendo la linea di direzione. L’esperienza umana non può più accettare di essere ingabbiata nella rete, ma deve essere l’esperienza stessa a determinare la comunicazione, ad imporle forme e modalità espressive. Si vuole usare Facebook? Lo si faccia, ma secondo i propri bisogni, ricordando che è solo uno strumento di comunicazione e non una regola generale e omologata di comunicazione.

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