Personale ATA: in attesa di un lavoro presto anche gli ATA saranno dichiarati 'inidonei'
Data: Domenica, 04 agosto 2013 ore 09:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Il primo articolo della Costituzione sancisce: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Quando già il primo articolo della Costituzione non viene rispettato a chi si dovrebbero rivolgere i cittadini a cui è stato negato un lavoro che svolgevano dignitosamente da diversi anni?
Se le 5.336 nomine in ruolo ATA saranno conferite utilizzando le graduatorie vigenti nell’a.s. 2012/13 ad esclusione dei profili di amministrativo e tecnico, a causa della mancata soluzione della vicenda sugli inidonei e ITP, cosa ci aspetterà dall’01/09/2013? Al posto di chi lavoreremo, forse al posto dei collaboratori scolastici, visto che i docenti inidonei e gli ITP soprannumerari dovrebbero prendere il nostro posto? Per quanto tempo ancora si potrà tollerare una simile situazione, umiliando e mortificando dignità umana, professionalità, e aspettative di professionisti del settore amministrativo e tecnico, con ricadute anche sulla salute?
Questi interrogativi, restano senza risposta già da 2 anni, mentre viene annunciato un nuovo piano di immissioni in ruolo, senza che sia stato rispettato il precedente e intanto la politica viene assorbita da vicende che nulla hanno a che vedere con il destino di migliaia di ex lavoratori della scuola, la cui percentuale è nettamente superiore nelle regioni del mezzogiorno e per di più in costante crescita.
Un detto dice: “che la speranza è l’ultima a morire”, ma ce n’è un altro che dice: “chi di speranza vive disperato muore”.
Io nonostante tutto mi sento di dire che in vista della stabilizzazione del personale precario su tutti i posti vacanti in organico ATA, la questione sulla compatibilità della normativa italiana rispetto alla Direttiva UE in tema di reiterazione dei contratti a termine e risarcimento del danno, spero trovi la giusta soluzione nelle sedi comunitarie con l’obbligo dello Stato italiano di adeguarsi alla Direttiva 1999/70/CE, essendo l’unica escamotage per venire fuori da questa complessa situazione.

Mario Di Nuzzo
mario.dinuzzo@libero.it





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