La minaccia di Londra: italiani fuori da Erasmus
Data: Domenica, 21 luglio 2013 ore 12:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Ritorsione del governo per i tagli ai compensi dei lettori universitari - ROMA - È quasi una crisi diplomatica con Londra. La Gran Bretagna sta valutando la decisione di sospendere il progetto Erasmus per l’Italia, il programma di scambio culturale degli studenti europei. La minaccia arriva perché Londra ritiene che i “lecturers”, i lettori di lingua inglese che lavorano nelle università della Penisola, siano discriminati. A lamentarsene è stato il ministro per l’Europa David Lidington, conservatore. In risposta a una interrogazione parlamentare Lindington, venerdì scorso, ha usato parole pesanti, e ha definito il comportamento del nostro Paese «inaccettabile e illegale». La notizia è stata riportata dal sito The Italian Insider. A fare esplodere il caso è stato un taglio che è andato ad esasperare una questione annosa. Una scure che ha colpito circa il 60% dello stipendio dei “lecturers”. a vicenda dei lettori, cittadini stranieri laureati e abilitati all’insegnamento nella propria madre lingua, in Italia riguarda 200 professori che vivono e insegnano nel nostro Paese ma che hanno un trattamento molto diverso da quello dei loro colleghi universitari. Americani, britannici, canadesi, cinesi, tedeschi, sudamericani, spagnoli e russi: docenti da decenni nelle nostre facoltà. Nel 1980 - quando nelle università italiane gli insegnanti vennero divisi tra professori di cattedra, associati e ricercatori - quelli di lingue straniere vennero considerati tra non titolari di cattedra. Un provvedimento contro il quale i lecturers si opposero fin da subito nelle aule dei tribunali. Nel 1989 la Corte di Giustizia europea ha riconosciuto che le leggi italiane li discriminano negando loro perfino l’assicurazione sanitaria e la pensione. Per tutta risposta il governo italiano, nel 1995, offrì ai lecturers un contratto a tempo indeterminato ma al tempo stesso rivedendo il loro status e inquadrandoli come “collaboratori linguistici esperti”, fuori dal corpo docenti. In molti non firmarono, furono licenziati e si rivolsero alla magistratura che dette loro ragione. Non solo: la Corte di Giustizia Ue impose all’Italia di ricostruire la carriera di ogni lettore dal primo giorno del contratto. Fino ad ora, invano. Ma nel 2010, con Gelmini ministro, una nuova legge ribadì lo status separato dei “lecturers”. Al tempo stesso andava ad estinguere tutte le cause nei tribunali legate a questa vicenda. Molte facoltà hanno applicato alla lettera la nuova norma, tagliando lo stipendio fino al 60 per cento. I lettori di lingua straniera, che venivano già pagati meno dai docenti universitari, sono stati retrocessi da ricercatori a tecnici. E, trattandosi di un numero non grande di docenti, la loro vicenda non ha avuto una forte eco sul piano politico o sindacale.
L’ASSOCIAZIONE
L’ambasciata inglese a Roma sta cercando di avviare un dialogo con il ministro Carrozza per risolvere il problema. Anche la rappresentanza diplomatica francese ha fatto un’analoga richiesta. Il Times e altri quotidiani britannici hanno dato spazio alla vicenda ricordando le pronunce della Corte europea di Giustizia. «Ci sono ben sei pronunciamenti della Corte Europea. L’Italia sta sfidando l’Europa con questo comportamento – spiega David Petrie, presidente dell’Associazione dei lettori stranieri in Italia (Allsi) -. E’ un comportamento preoccupante per il futuro. Una guerra che va avanti da trent’anni. Non è possibile che si mettano a rischio i rapporti tra i Paesi per una questione di pochi insegnanti. Questo atteggiamento indebolisce tutta l’Europa». Petrie è in Italia da 31 anni, è scozzese e insegna all’Università di Verona. «La nostra intenzione è di fare pressione su tutti gli altri Paesi per questo comportamento così discriminatorio».

Alessia Camplone
Ilmessaggero.it





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