Pensieri dopo gli Esami di Stato 2012/2013
Data: Domenica, 21 luglio 2013 ore 07:00:00 CEST Argomento: Opinioni
Finiti, anche
per quest’anno, gli esami di Stato, seppure senza rendersene conto, si
“tirano le somme”, in speciale modo se si è stati membri interni agli
stessi, vivendo, assieme ai propri allievi, le crisi, le paure, la
preparazione delle tesine, dei percorsi d’esame, dell’insieme di cose
che conducono un allievo a firmare la “propria camicia”. Camicia, sì:
un tempo era davvero grande quanto una camicia, quel foglio burocratico
(Burocrazia: dal francese bureau ("ufficio") connesso al greco krátos
("potere")), in cui sono trascritti volta per volta i dati degli
allievi, da prima crediti e valutazioni, poi i voti degli scritti fino
agli orali, i temi trattati, le somme ed eventuali punti di “bonus”.
Per chi, come me, viene da un lontano passato di esami di Stato, è più
facile notare come il concetto di “esame di maturità”, relazionato ai
tempi passati abbia subito modifiche e che le conseguenze (non voglio
valutare se in positivo o in negativo), senza dubbio ci siano state.
Il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione Maria Chiara Carrozza, dopo
aver modificato il bonus, promette di mettere mano anche all’Esame
Stato: -“Bisogna ripensare sia l’esame, sia l’ultimo anno delle
superiori”- Dimenticando, mi auguro soltanto per ora, che non saranno
le modifiche all’esame che potranno migliorare la qualità della scuola
italiana, almeno fino a quando Intere classi delle nostre scuole
entreranno “alla seconda ora” ed usciranno prima della fine delle
lezioni, perché alle scuole è negata la possibilità di nominare, per
pochi giorni, i supplenti. Escono? Non sempre: spesso abbiamo classi
divise in gruppi e dirette verso professori che se ne assumono il
carico e la responsabilità nelle proprie classi, quando non anche
classi che restano senza insegnanti per ore intere. Intanto dovremmo
essere felici per il progetto "Io Merito" del Miur, che prevede un
premio in denaro per i ragazzi che si diplomano alle superiori con 100
e lode. Un discorso iniziato con la legge n. 1 dell'11 gennaio 2007, in
cui era stata introdotta la premiazione del merito, ma che, con il
decreto ministeriale dell'8 settembre 2011, è partito sotto forma di un
programma nazionale di valorizzazione delle eccellenze del ministero.
L'anno scorso i ragazzi usciti con 100 e lode hanno ricevuto ben 650
euro, mentre per quest'anno la cifra da destinare sarà resa pubblica ad
ottobre. Già: la lode. Qualcosa di sempre più presente “nell’iperuranio
di Platone”, giacché i nuovi sistemi del credito (parte dal terzo anno
di corso), sono divenuti sempre più passibili di far ottenere crediti
bassi, piuttosto che alti. Insomma: per arrivare al cento senza il
bonus agli esami di Stato i nostri allievi dovranno DAVVERO divenire
delle ECCELLENZE. O noi professori mettere voti altissimi per tutte le
materie, dal terzo anno di corso. Tutto questo in contrasto con il
“Rapporto Lombardia” che già lamenta forti differenze a livello
valutativo tra Nord e Sud, esemplificandolo nelle abissali
disuguaglianze dei dati tra Lombardia e Calabria.
In fin dei conti dobbiamo “sentirci felici”, visto che il Ministro
Carrozza, intervenuta ad un seminario organizzato da Symbola, la
Fondazione per le qualità italiane, ha sostenuto che “la scuola tiene
unito questo Paese”, in quanto è fonte di coesione il fatto che i
giovani italiani abbiano studiato sugli stessi libri (multimediali, a
breve?), ed abbiano le stesse radici culturali. Ha poi aggiunto, allo
scopo di elogiarci (?) che: -“Gli insegnanti sono una forza, sebbene
malpagati e accusati di non fare niente.”- Accusati, sì, ma da chi? A
quale scopo? A quali fini?
Mi torna tristemente alla memoria il biasimo lanciato dai tedeschi
sugli Ebrei allo scopo di poterli eliminare quali esseri meritevoli di
ciò. Naturalmente il paragone (mi perdonino gli Ebrei, che hanno subito
ben più tragiche vicende), deve essere preso in senso lato.
Il Ministro ha affermato infine che bisogna collegare la cultura alla
scuola, perché non esiste cultura senza scuola e ha assicurato fattiva
collaborazione tra il ministero dell’Istruzione e quello della Cultura,
che in Italia sono separati. Già: che “non si parlino tra di loro” i
vari Ministeri è cosa avvalorata dai fatti, anche recenti.
Dicevo, dunque: lontano dagli esami. Lontani, sì, anche se da poco e
con l’animo pieno di incertezze, pur avendo tentato di dare il meglio
di sé. D’altra parti dubbi ed incertezze dovrebbero essere considerati
elementi “positivi” per chi ha a che fare con i giovani, nel tentativo
di “migliorarsi”, rispetto a loro. C’è un qualcosa che può sembrare
strano a chi sia fuori dell’ambito scolastico e cioè che a “lamentarsi”
dei voti o del trattamento, non siano i bocciati o quanti sono restati
delusi del voto, ma gli amici di questi. Porterò, “estrapolati da ogni
riferimento reale che deve essere considerato puramente casuale”, le
note tristi di due giovani, di cui uno, promosso, che ha visto bocciati
alcuni amici ed una, promossa con il massimo, che “piange” in quanto lo
stesso trattamento non si é verificato per un’amica:
Amici bocciati: -“So che i miei amici stanno male! Però
quello che pensiamo tutti... è che una volta arrivati li... fateci
uscire tutti! In un anno una persona non impara quello che non ha mai
imparato in 5 anni! Se sbagliamo spiegateci il perché! ;”-“ Io penso
che chiunque sa veramente quanto vale... e se ad un amico, un compagno,
una persona con cui hai condiviso milioni di cose, viene regalato
qualche voto per salvarlo a me non interessa!”-
Amica con il voto inferiore al suo:
-“(………………..)
Sono venuta a conoscenza del mio voto, ne sono contenta (100. n.d.a.)
anche se sono rimasta molto perplessa del 98 di …………., confesso che
credevo sarebbe successo l'opposto… per me immaginavo al massimo un
97.. (…) infatti penso di non meritare il voto che ho avuto, perché
sono tutt'altro che vicina all'eccellenza.. non so quale sia stato il
criterio di valutazione e non sto qui a criticarlo, ma credo che, sul
piano scolastico, lei sia molto più "diligente" di me (ed è
fondamentalmente questo che i professori dovrebbero valutare, insieme a
determinate altre caratteristiche di contorno, e non andare certo a
simpatia!) ed è per questo che sono un po' stranita.. al di là della
presunta "rivalità" che dovrebbe esserci tra me e lei.. a me dispiace
sinceramente e non posso che concordare con alcune
"viperate" (senza dubbio contro di me) scritte da alcune persone..
l'unica curiosità che le chiedo di soddisfarmi, sempre se possibile,
ovviamente, è: perché io sì e lei no?(…) Lo so, forse sono un po'
contorta.. ma i sensi di colpa ce li ho sempre, un po' per tutto.(…)”
Bene, lascio un tentativo di risposta ai colleghi insegnanti, ma non ho
potuto fare a meno di confrontare queste reazioni con una mia
esperienza lontana, che mi ha lasciato un segno: Avevo seguito per
quattro anni, una classe in cui c’era una ragazzina malata d’un male
incurabile. Insomma: negli anni peggiorava: sulla sedia a rotelle,
sempre più incapace di muovere un solo muscolo, nel tempo (si sapeva),
sarebbe morta, in quanto i muscoli della respirazione si sarebbero
bloccati. Faticava anche a parlare, ma si faceva interrogare
ugualmente. In quella classe la ragazzina c’era cresciuta. Sempre con
gli stessi “amici”. A turno qualcuno sedeva con lei (era comunque
difficile aiutarla), ma aveva un’insegnante di sostegno. In quinta,
agli esami scritti di matematica, lei (che riusciva soltanto, con un
dito della mano destra, a spostarsi una ciocca di capelli), doveva
“dettare” il compito all’insegnante di sostegno che di matematica
capiva ben poco.
Allora mi rivolsi all’insegnante (membro esterno) della materia e le
chiesi di darmi, su di un foglietto, delle indicazioni utili alla
ragazza (ma soprattutto all’insegnante di sostegno), perché si
instradasse nel compito. Detto fatto, apertamente, diedi il foglietto.
Ma, mi sentii chiamare da una mia allieva che mi disse in tono
perentorio: “Se lei non si
fa ridare il foglietto lo dico alla presidente e faccio invalidare gli
esami”.
Restai di sasso. Le feci notare che la sua “amica” era nelle
condizioni... che conosceva, ma lei risposte caustica:-“Ha detto mio
padre che “quelle come lei” ci rubano i posti di lavoro”. Nessuno
intervenne sul fatto. Dimenticavo: fece un “buon esame orale”. Chiesi
ai colleghi di aumentarle il voto per dare soddisfazione a lei ed ai
genitori. Si rifiutarono.
Bianca Fasano
fasanobi@libero.it
Immagini tratte da: Ministero dell’Istruzione dell’Università e della
Ricerca
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