Dell’eccesso di comunicazione
Data: Lunedì, 15 luglio 2013 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Redazione


"Il troppo stroppia". Sempre. Detto col colore locale:- "u supecchiu è comu u mancanti".
Oggi, l'eccesso di comunicazione "in tempo reale", ci dà l'illusione di una vicinanza virtuale tanto gioiosa quanto- estremamente aleatoria. Nella civiltà della quotidianità nostra, per eccesso, telematica e digitale, abbiamo perso, forse, il senso della mèsos, ovverosia il rispetto della misura, del tempo adeguato, della "giusta distanza" da prendere- prima di entrare in contatto e in rapporto di compartecipazione con altri esseri umani . Tutti iper-connessi, raggiungibili tutti in tempo reale, ciascuno di noi si sente "eccessivamente" vicino a tutti, mentre, in realtà, si è- disperatamente tutti assenti e lontano da tutti. L'amicizia, e le conoscenze e gli amori e le discussioni e le passioni, anche riservate, e le belle e le- brutte parole, e- tutti i nostri più intimi sentimenti, e quelli altrui, sono diventati planetari, a portata di tutti con un clic. - Clic "mi piace", - e il contatto è fatto, le confidenze aperte, e tutte le distanze d'un colpo annullate. Non c'è più il tempo di riflettere, né- la voglia.- La giusta misura della distanza che, nell'intervallo di tempo, - consentiva, una volta!,- la possibilità di " temporeggiare", di maturare le scelte amicali e affettive, è , ahimè, scomparsa, annullata- per sempre! Oggi si confermano- amicizie casualmente- richieste, e si intrecciano- rapporti confidenziali - e corrispondenze, e si scambiano- fotografie personali e di famiglia, e si inviano- saluti con- tanto di bacio- e stima , e affetto- finali - "oltre misura", a persone, peraltro ignote,- o solo virtualmente conosciute,- con un- semplice clic! - Oh! come lontano il tempo in cui, nei rapporti di amicizia, in amore,- ma anche- nei riguardi dei propri genitori, nei confronti di persone che non si conoscevano, degli anziani, dei nostri maestri o di personaggi autorevoli,- ecc. ecc., si osservava la giusta distanza, prima di ogni leggero abbandono "confidenziale"! E codesta "distanza" era forma di- rispetto, discrezione, naturale riserbo, era contegno, senso di riguardo- della persona, serietà morale, timidezza anche, e forse, perché no, forma di educazione prospettica! Una distanza, direi quasi istituzionalmente codificata,- e sentita come necessariamente propedeutica a ogni forma di- seria scelta di "comunitarietà". E oggi ? Con la comunicazione "espansa" e l'annullamento delle barriere spazio-temporali, la vicinanza si è ridotta "a pura ressa". Ed- è sempre più difficile difendersi " dall'aggressione dell'impersonalità". La- società digitale- feisbucchiana contemporanea- sconosce la vera comunicazione e la vera amicizia, e - come scrive il filosofo Aldo Masullo - calpesta l'intimità. - Sarà questa una delle perversione del nostro tempo: "lo schiacciamento indistinto di singoli e comunità"? - Noi, speriamo di no.

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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