L’ignoranza non abilita a nessun diritto ...
Data: Martedì, 02 luglio 2013 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Molti studenti liceali alla domanda: che cos’è la bioetica ?, non sanno, ahimè, cosa rispondere. Di chi la colpa? Non lo so. Suppongo della scuola, che non ha saputo sopperire nel tempo ( curricolare), e nelle sue costose  "programmazioni da PON", a tanta ignoranza "scientifica"! La breve nota esplicativa che segue riguardo alla domanda di cui sopra, ha il semplice intento di smuovere certe pigrizie scolastiche e di fornire spunti di elementare informativa propedeutica minima essenziale a chi volesse affrontare con i propri allievi una discussione seria e approfondita sull’argomento a scuola, in forma, naturalmente interdisciplinare.

Dunque: Che cos’è la bioetica?

Della bioetica non  è possibile dare una definizione univoca. La sua identità  è la sua storia; una storia "in progress" vertiginoso, che si è fatta sempre più complessa e affascinante e difficile da governare col progredire delle conoscenze biologiche e  della ricerca scientifica.

Scrive POTTER: "…Sono del parere che la scienza della sopravvivenza debba essere fondata sulla scienza della biologia e allargata oltre i tradizionali limiti per includere gli elementi più essenziali delle scienze sociali e umanistiche con enfasi sulla filosofia in senso stretto, intesa come amore per la saggezza. Una scienza della sopravvivenza deve essere più che una sola scienza, ed io pertanto propongo il termine BIOETICA per enfatizzare i due elementi più importanti per conquistare la nuova saggezza di cui abbiamo tanto disperato bisogno: la conoscenza biologica ed i valori umani” ( Bioetica .Ponte verso il futuro (1971). Bios e ethikè, quindi,  come lo studio sistematico delle dimensioni morali delle scienze della vita e della cura della salute; come luogo di confronto tra più visioni della vita, "intersezione di più tecno-scienze: medicina, biologia, sociologia, diritto, filosofia, teologia…".( Hottois ).

In Italia, quando si parla di bioetica, scatta , in automatico, la divaricazione storica tra CULTURA CATTOLICA e CULTURA LAICA -  E la discussione si anima , per non dire che si fa animosa. Le due culture, come si sa, si rifanno a due paradigmi filosofici diversi e opposti:
1)  il cattolico, al principio della SACRALITA’ della VITA. La bioetica  di ispirazione cattolica  si nutre, infatti, della sensibilità TEOLOGICA e FILOSOFICA. Le fonti della sua normatività sono :  il GIUSNATURALISMO TOMISTA e il PERSONALISMO ONTOLOGICO
2)  il laico, alla  QUALITA’ della VITA.  Il paradigma orientativo della bioetica laica ragiona sui valori e sulle scelte partendo dall’ipotesi  dell’etsi deus non daretur ( come se Dio non esistesse); rifiuta , pertanto, l’idea teologico-metafisica di un “piano divino “del mondo con funzione normativa. Il  laico non pone alcuna “frontiera etica” alla ricerca; ammette il politeismo assiologico, e ritiene lecito eticamente tutto ciò che è tecnicamente possibile fare per migliorare la qualità della vita.

Significativo appare, allora, per non dire indispensabile e saggio, l’invito di POTTER "a gettare un ponte" che possa mettere in comunicazione i saperi scientifici con i saperi umanistici; che possa  far dialogare  i laici con i cattolici. Dal momento che oggi più che mai  la bioetica segnala l’urgenza di una riscoperta dei valori morali che debbono guidare l’uomo contemporaneo nell’esercizio delle sue accresciute capacità tecnologiche, appare produttivo e del tutto condivisibile, e  più  ragionevole,  l’invito al dialogo tra le varie visioni della vita, al confronto sereno e costruttivo tra le varie tesi o prese di posizione .

Del resto, non è facile stabilire una volta per tutti quale  sia la struttura del sapere morale.  Esiste un fine ultimo di diritto? Qualcosa che può dare pienezza alla vita? Se si fa riferimento alla metafisica creazionista  la risposta è sicuramente affermativa: l’uomo in quanto creatura risponde a un’idea divina, perciò il suo essere non è casuale, ma ha un senso, una intelligibilità, un fine. Un fine ultimo di diritto, che è insito nella sua natura, sulla base di quella idea che Dio, creandolo, gli ha dato di realizzare. E’ questa in fondo la  tomistica: esiste un ordine naturale, intelligibile solo alla razionalità umana. La ragione non solo ci permette di comprendere il disegno creatore di Dio ma è lo strumento che ci dà la possibilità di realizzare il bene, che consiste nel  CUSTODIRE il fine iscritto nell’ordine che Dio ha dato al mondo.  Guai a sovvertire quest’ordine naturale!

Ma che cos’è la Natura?, che cos’è il diritto naturale? Trova un consenso universale tra gli uomini? E poi, a quale  natura ci appelliamo? Per i cristiani è opera di Dio; per gli gnostici è opera del demonio;  per l’illuminismo protoromantico è fonte di valori positivi in opposizione alla la civiltà corruttrice; per Leopardi ,non ne parliamo! E che cosa c’è dentro il diritto naturale? Per gli stoici ,il regno della uguaglianza e della dignità umana. Per i Padri della Chiesa uguaglianza e fratellanza dei figli di Dio. Aristotele considera conforme alla natura la schiavitù. Per i sofisti la “natura vuole padroni e servi”, la giustizia naturale essendo “l’utile del più forte”(Platone). Spencer è sulla stessa lunghezza d’onda: se si aiutano i più deboli, i bisognosi e gli ignoranti, lo Stato perde tempo e denaro. La natura assicura i necessari ricambi ( darwinismo sociale), ecc. ecc..Come si vede si può parlare di legge naturale solo dall’interno di un sistema, di una visione del mondo. Ma i sistemi e le visioni appartengono alle culture, non alla natura. Possono perciò essere differenti, spesso antitetici.  E allora, che fare? Ignorare i diritti della Natura e permettere alle biotecnologie  la “programmabilità” assoluta  della nostra vita fino a togliere a ognuno di noi di poter essere “ una sorpresa per se stesso” ? ( Hans Jonas). Come si sa,  per effetto delle biotecnologie aumenta il divario tra “ le possibilità di innovazione e la loro recettività a livello sociale, culturale e religioso” . Sono, tutti questi, problemi enormi che  la bioetica solleva e  deve affrontare,  e noi  non possiamo fare finta che non esistono. Su queste tematiche  tutti  siamo chiamati a ragionare insieme nella ricerca di ciò che è buono e giusto. Con fede ma senza  dogma, che è la degenerazione della fede;  con rigore critico ma senza prevaricare e rispettando le idee altrui. E’ bene, dunque, sapere che cos’è la bioetica; è bene che la scuola si attivi a far conoscere l’importanza della bioetica ai giovani studenti;  essa, a conoscerla, può funzionare meglio come guida che non come freno alla ricerca.

Per concludere, cari colleghi, per l’anno scolastico prossimo venturo, per favore,  ricordatevi della Bioetica. E’ importante. Lavorate in sinergia. Aiutiamo i giovani a un sapere  responsabile. L’ignoranza, purtroppo, non abilità a nessun diritto, né tanto meno a quello di credere o non credere senza avere  contezza di dati  certi che ci aiutino ( e soprattutto aiutino i giovani ) a comprendere attraverso quali valori possano essere governate le innovazioni introdotte dalle biotecnologie e dalla medicina. E, in ultima analisi,  come possano convivere nel mondo contemporaneo, senza urtarsi, Scienza ed Etica! 

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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