Scuola, la Maturità fuori dalle celebrazioni e dai rituali
Data: Sabato, 22 giugno 2013 ore 07:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
E’ fatta. La
prima pericolosa strambata è stata compiuta e la navigazione può
proseguire. Non mancano altre insidiose ondate, ma tutti (quasi
500.000) ormai si trovano in mare aperto. L’esame è come una regata e
dopo la prima prova si va comunque avanti perché ansie e paure non
possono più fermare la barca. Accompagnato dai soliti riti (il
toto-tema che fallisce sempre, i cinquanta milioni di pedagogisti che
declinano tutte le alternative immaginabili alle prove e al loro
svolgimento, le opinioni del solito studente e del solito professore
davanti alla scuola, eccetera) e dopo il trionfale ingresso di
Magris, degli omicidi politici e dei BRICS, l’eco della cosiddetta
maturità, che invece è esame di Stato, occuperà oggi e lunedì le
cronache, per spegnersi gradualmente.
Ma stavolta sulla scia di quell’eco, tre voci sembrano destinate a non
spegnersi. Il possibile cambiamento dell’esame (e dell’ultimo anno
delle superiori), annunciato dal ministro Maria Chiara Carrozza in
alcune interviste, le traversie del bonus per l’accesso all’Università
e la questione sollevata dal Direttore della Fondazione Agnelli, Andrea
Gavosto, sulla Stampa di Torino a proposito dell’oggettività e della
terzietà dell’esame.
“Quando un esame di Stato uguale per tutti gli studenti?” si chiede
Gavosto “non è forse giunto il momento di riflettere seriamente su come
rendere i risultati dell’esame di Stato finalmente confrontabili su
scala nazionale? Solo così elimineremo lo scarto fra l’epopea emotiva
che la vecchia maturità ancora rappresenta e la sua sempre più scarsa
utilità come strumento di valutazione delle competenze dei diplomati.”
Sacrosanti quesiti che richiamano la questione ancora non risolta
del merito e della valutazione, mentre non si intravvedono ancora
strumenti efficaci per penalizzare i furbi e i corrotti.
Il bonus fino a un massimo di 10 punti rapportati ai risultati della
scuola e della Commissione d’esame era stato introdotto dal ministero
Profumo in era montiana, nel tentativo di arginare il facile successo
di coloro che ottenevano il diploma in commissioni, scuole e contesti
sociali e regionali di manica larga. Il provvedimento, di ispirazione
anglosassone, era nato nell’intento di disincentivare la facile
concessione di voti elevati perché premiava il migliore di una
popolazione con valutazioni relativamente basse e penalizzava i primi
di una popolazione con molti voti elevati. Tuttavia, il meccanismo ha
incontrato la ferma opposizione del CRUI, di molti ambienti
universitari, di associazioni studentesche, di realtà prestigiose come
l’Istituto Cattaneo, in nome del diritto del diplomato al
riconoscimento del bonus e la conseguenza è stata quella di rinviare i
test di ammissione alle università a settembre, consentendo così di
rapportare i risultati non ai dati del precedente anno scolastico ma a
quelli dell’anno di riferimento. La complicata e controversa questione
presenta aspetti complessi.
La risposta riposa proprio nell’individuazione di soluzioni che possano
garantire l’oggettività della valutazione, in modo tale che i risultati
della scuola superiore italiana non siano più viziati da squilibri tra
regioni, tra tipologie di scuole, tra statali e paritarie, tra
situazioni.
Ancora molto poco, anzi nulla si sa dei cambiamenti anticipati dal
ministro Carrozza riguardo all’esame di Stato, ma c’è da augurarsi che
essi si muovano nella direzione della oggettività della valutazione
delle prove d’esame e che diano risposte concrete alla valorizzazione
del merito, invocata da tutti ma ancora troppo latitante.
Donatella
Purger - Firstonline.info
donatellaaura@gmail.com
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