AMARCORD. Tempo di esami
Data: Mercoledì, 19 giugno 2013 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Quanto lontano quel tempo, di "timori e tremori", degli esami della mia "maturità".
Lo ricordo ancora come l’avessi davanti agli occhi: era il millenovecentosessantatrè. Di luglio! Il caldo era grande. La notte prima degli esami volò via come un lampo, tra contorcimenti intestinali e gialle tisane fumanti. Avrò fatto, sì e no, un paio d’ore di dormiveglia. All’alba, in piedi, già ero pronto, vestito e calzato di tutto punto con giacca e cravatta, e il vocabolario sotto braccio, per sostenere la prima prova scritta d’italiano. Ultime raccomandazioni dei miei genitori: Stai attento, stai calmo; e mia madre: Dio ti benedica, un bacio. E poi, via! Alle sette e mezzo del mattino, sudato e trafelato, ero già piazzato davanti al portone del mio vecchio e glorioso Liceo classico, in attesa che, suonata la campanella, scattasse la corsa per l’accaparramento dei posti strategici di combattimento!
Così, per tre giorni, si svolgeva la lunga "passio" degli scritti.
Dopo, seguiva una pausa, in preparazione della snervante guerra strategica degli orali.
In attendere era disperazione compita.
Si era come in trincea; si andava ad "ascoltare", la mattina, gli esami dei compagni; si carpivano le domande, si sillabavano mute le probabili risposte; si studiavano le mosse, i tic, gli umori, gli sguardi e i minimi gesti degli commissari, e del Presidente, nella speranza ingenua che trapelasse da quelli qualche segno indicativo  di mitezza e bonomia, o di umanitaria indulgenza, indizi, comunque, bene auguranti.
Ma i volti degli esaminatori erano, per regia norma istituzionale, austeri e seriosi, impassibili e imperscrutabili.
Insomma: da una parte noi, guardinghi e impauriti, tremanti, confortati dal nostro, poverino!, "membro interno", compassionevole, premuroso e servizievole;  dall’altra, il nemico, arcigno, in fortissima maggioranza numerica, da cui bisognava difendersi.
Lotta impari! Che si consumava nella canicola per un intero mese!
Uscire indenni dal torchio era come scampare dai gorghi marini. Che tempi!  E quanti sudori!
Ricordo il Presidente con i suoi commissari esterni, tutti incravattati, e trafelati  per la calura, ordinare, (- pagava la scuola ospitante -), per refrigerio bibite ghiacciate e granite di limone con brioche, tutte le mattine, alla stessa ora, per un mese intero! Mentre, noi, sempre più pallidi ed emaciati in viso, e concentrati al  ripasso dell’ultimo minuto, aspettavamo il turno della  fatale "chiamata".
Allora, - ricordo -, alla maturità venivano ad assistere trepidanti, come se si trattasse  di un vero e proprio rito iniziatico per i loro figli, padri e madri;  e, al seguito, amici e parenti, e tanti curiosi.
Era, l’esame, un evento culturale  pubblico importante;  superarlo, anche con la sufficienza, era un fatto che inorgogliva, e dava grande soddisfazione in famiglia. Ti dava il senso di avere raggiunto un traguardo importante, conseguita una cosa non alla portata di tutti: la Maturità!
E il più bravo, che usciva dall’aula sorridente, la folla gli si accalcava intorno per stringergli la mano, e gli tributava un trionfo degno di un condottiero di ritorno da una campagna militare.
Esagerazione! - mi direte - voi. 
Sì, è vero, forse! Ma il sessantotto ancora era di là da venire; non eravamo ancora smaliziati e critici, noi studentelli, nei confronti delle gerarchie: si  imponevano e si rispettavano; molti degli insegnanti si erano formati sotto il fascismo, alla scuola gentiliana o, se più liberali, si rifacevano a Croce, riveduto, anche se non del tutto ancora ibridato, con la ideologia marxiana-gramsciana.
E noi, si studiava sul Momigliano, o sul Cappuccio, o sugli appunti dettati dai nostri  docenti.
Per il resto, percepivamo, ma senza ancora saperla contrastare, l’onda lunga del recente passato regime, nella raucedine autoritaria dei rimbrotti genitoriali e nelle ramanzine professorali.
Ma questo è un altro discorso. E sorvoliamo!
I tempi, per fortuna, si evolvono, e con essi cambiano anche le tattiche, le strategie, la struttura, e le modalità dei trionfi e degli stessi esami di Stato!  
Coraggio, dunque, ragazzi! State tranquilli.
Oh!, come sono cambiate le cose!  Quegli esami che rimembravo, state tranquilli: non esistono più! Tranquilli: non potete nemmeno sognarveli! Per fortuna, - dico io - Niente più incubi notturni e paturnie di vario genere.
Certo, capisco lo stress vostro di questi giorni. So, per esperienza, che, sotto-esami, "i timori e i tremori" sono una cosa, per così dire, fisiologica. L’unica cosa  rimasta sempre uguale nel tempo, senza mutamento! Per il resto, non mi sento di fare alcuna "laudatio temporis acti"!
Questo vostro (nostro)  pazzo mondo, e disilluso, ne ha tanti di timori e tremori, e di stress, per conto proprio, che non c’è bisogno  di riesumare, in aggiunta,  anche quelli degli esami di "maturità" di un tempo, ormai remoto!
Maturità, poi, ma di che cosa ?

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





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