A scuola senza zaino- Ma ora l'aula diventa una piccola comune Via al test in 3 classi: si condividono libri, penne e pure il banco. Meno peso sulle s
Data: Sabato, 15 giugno 2013 ore 07:15:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Addio macigni sulla schiena. Per 75 bimbi la scuola a settembre inizierà senza zaino, al massimo porteranno una valigetta leggera leggera, con le penne e l'astuccio. E non servirebbe neanche quella, perchè quello che parte in tre classi della primarie Thouar-Gonzaga (due prime e una seconda elementare) è il primo test di «scuola-comunità», promosso da Comune e provveditorato agli Studi. Tutto si trova già in aula e si condivide: materiali didattici, libri, sparisce persino il classico banco riservato a ogni allievo, viene sostituito da tavolate intorno a cui prendere posto. Milano adotta il progetto nazionale «Senza zaino» inventato nel 2002 dal pedagogista Marco Orsi, partito da qualche scuola toscana e via via esteso in altre regioni. L'esperimento al Thouar-Gongaza è il primo in Lombardia, anche se il Comune dopo il primo monitoraggio a fine anno spera di estenderlo velocemente ad altri istituti (il costo è a carico del Ministero). L'assessore Francesco Cappelli tranquillizza subito i genitori, «i bambini seguiranno i programmi ministeriali».
Ma la scuola pubblica adotta in gran parte il modello Montessori, a partire dalla rivoluzione dell'aula. Lo zaino non è più necessario perché gli ambienti a scuola sono organizzati con schedari, computer, giochi, enciclopedie, libri, materiali per scrivere, disegnare, dipingere, modellare. Lo spazio dell'aula viene distribuito in isole didattiche, con l'area computer, lo spazio dell'arte, quello dei forum dove i piccoli possono discutere, l'area delle parole e dei numeri. Niente più file di banchi rivolti a cattedra e lavagna, i bimbi si siederanno intorno a grandi tavoli. «Siamo partiti dalla constatazione - spiega Marco Orsi - che l'insegnamento dall'alto verso il basso, ossia il maestro in cattedra e i bimbi fermi nei banchi, è inefficace con i bambini di oggi. Il metodo di Maria Montessori spingeva verso l'autonomia del bambino». La maestra continua a tenere lezioni collettive ma con meno frequenza, prevale l'insegnamento per gruppi, mentre cinque-sei bimbi lavorano sul pc altri modellano la creta, imparano la matematica, fanno i compiti e si auto-correggono.
Come il modello possa essere replicato in aule «pollaio», con 30 bimbi in piccole classi, si vedrà. Per ora l'effetto più immediato è la liberazione degli alunni da pesi sulle spalle, anche se sarebbe più efficace alle medie. E l'esempio vuol essere un appello ai presidi («a cui non possiamo imporre nulla» precisa l'assessore) ad alleggerire gli studenti. Ci sono parecchie resistenze a dotare le classi di armadietti e permettere ai bambini di lasciare materiali e libri a scuola. Cappelli spera invece che venga esteso l'esempio di quelle scuole dove «già oggi i voucher per i libri vengono affidati a inizio anno alle maestre, invece di acquistare un sussidiario per ogni alunno li fotocopiano e usano il budget per creare una piccola biblioteca».

Chiara Campo
Ilgiornale.it





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