Duecento giorni circa
Data: Mercoledì, 12 giugno 2013 ore 07:02:07 CEST
Argomento: Redazione


Duecento giorni (circa)

Guardo la classe, già molti banchi sono vuoti, pochi presenti ma, solo per tentare un ultima interrogazione e non guastarsi l'estate.
Il resto vacanza, vuoto, assenza.
Cosa resta nella memoria nostra e dei nostri alunni di questi duecentogiorn (circa).
Basterenno per spiegare il programma?
Basteranno per dire conosciamo (davvero) chi per duecento giorni ha occupato per cinque ore al giorno, a volte anche sei, quei banchi, adesso vuoti.

E noi insegnanti, chi siamo? come ci vedono, oltre le parodie goliardiche recitate sul palco a fine anno scolastico.
A volte ci odiano, a volte ci amano. La maggior parte delle volte passiamo nell'assoluta loro indifferenza.
Cosa resterà di questi duecento giorni. Interrogazioni? chili di compiti già ordinatamente fascettati e archiviati? consigli di classe estenuanti? qualche torta di compleanno consumata in una prolungata ri-creazione?


Quello che resta è invece nelle piccole pieghe del giorno.
Lo sguardo gentile del collega di educazione fisica, la sua bella e aggraziata calligrafia, che annota sul registro i giorni della settimana.
Il sorriso di una bidella all'ingresso della scuola. Il profilo bellissimo di una studentessa. I settantatrè volti di adolescenti inquieti, annoiati e appassionati e i pensieri che abbiamo provato a interpretarne quando per qualche secondo ci fermiamo a guardarli.
Il collega di sostegno, che fa sostegno a tutti e si diverte e ride giocando a pallavolo con i ragazzi.
Il panino condiviso e spezzato tra compagni.
L'attenzione rara e autentica dell'ultima lezione del programma: Heidegger, ''La Cura'' .

I versi anonimi abbandonati su un banco.

''Emigro come nube al vento
Respiro il blu sopra i tetti
Oso sognare
quello che nessuno
sogna mai''

Buona vacanza





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