L'Università italiana e la sfida Europa 2020 - Costo dell'ignoranza
Data: Mercoledì, 12 giugno 2013 ore 06:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Sono
principalmente tre le grandi criticità che lacerano l’Università
italiana. Il numero dei laureati italiani è nettamente inferiore a
quello dei Paesi competitori, il valore della laurea risente di una
bassa considerazione, l’istruzione non funziona come ascensore sociale.
A fronte di questi e altri mali, almeno dieci e tutte fattibili sono le
proposte individuate e presentate da Giliberto Capano e Marco Meloni,
curatori del “Costo dell’ignoranza. L’Università italiana e la sfida
Europa 2020” ricerca pubblicata da “Il Mulino” e condotta per l’AREL,
l’Agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta e
guidata da Enrico Letta fino al giorno in cui è diventato premier. Tra
le proposte ci sono la realizzazione di un’Agenzia nazionale per il
diritto allo studio che coordini e razionalizzi le iniziative finora
frammentate, una ridefinizione dei compiti dell’ANVUR, l’Agenzia per la
valutazione, la razionalizzazione e la riorganizzazione dei
finanziamenti e dei sistemi di premialità, l’introduzione di report
sulla ricerca almeno con cadenza quinquennale.
A Roma, nel bel salone dei Ministri di viale Trastevere, ieri, 10
giugno, il libro è stato discusso da un panel d’eccezione costituito
dal Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, dal Presidente
dell'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani ed ex premier
Giuliano Amato e dal professore di Scienza Politica e Vice Presidente
dell'AREL Filippo Andreatta. Ha moderato la ricca discussione Antonio
Polito, editorialista del Corriere della sera.
Sotto lo sguardo severo dei ritratti di tutti ministri della pubblica
Istruzione dall’Unità d’Italia in poi, non è sfilato solo il cahier de
doléances, ma anche il quadro delle opportunità e delle strategie di
risoluzione.
Trappola dell’ignoranza è la metafora usata da Filippo Andreatta che,
illustrando i dati Ocse ed Eurostat, ha spiegato come solo il 9% degli
iscritti all’università proviene da famiglie in cui i genitori non sono
laureati, con la conseguenza che ai livelli più elevati dell’istruzione
accedono solo coloro che appartengono già a un ceto selezionato mentre
gli altri subiscono un intrappolamento della condizione sociale di
provenienza. A questo riguardo, Giuliano Amato ha rimarcato la
terrificante gravità del problema ma ha anche fatto cenno all’unica
esperienza finora condotta per rimuovere una simile iniquità sociale,
nell’ambito della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Prestigioso
laboratorio questo, da cui proviene la parte più ampia della classe
dirigente italiana, che ha attuato un protocollo di azioni volte a
mettere in moto l’ascensore sociale.
Altra grande difficoltà del nostro Paese rispetto ai Paesi competitori
è quella dell’investimento nell’istruzione che ha subito, soprattutto
nell’attuale crisi, drastici tagli mentre i dati Ocse dimostrano la
forte correlazione tra investimenti nell’istruzione e crescita
economica. Nell’ampia relazione di Giuliano Amato, è emerso al riguardo
come le università si diano le capacità di trovare finanziamenti non
necessariamente pubblici. L’Europa dispone di risorse rilevanti ma noi
siamo estranei alla programma europea di ricerca che stabilisce dove
destinare i fondi e bisogna responsabilizzare le Università, agendo
sulla valutazione come strumento di miglioramento e di governo.
Le proposte individuate nel libro vanno tutte nella direzione della
soluzione delle criticità sollevate e al riguardo il ministro Carrozza
ha espresso la condivisione dello spirito e di molte delle proposte
stesse. Speriamo che ora seguano i fatti.
Donatella
Purger - Firstonline.info
donatellaaura@gmail.com
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