Bimba disabile in gita con la classe ma deve viaggiare da sola: ''Logiche di economicità''
Data: Martedì, 11 giugno 2013 ore 07:45:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Chiara, una
bambina romana di 10 anni, ha partecipato ad una visita guidata presso
una fattoria alle porte di Roma ma è stata costretta a seguire i
compagni a bordo di un'auto, mentre loro viaggiavano assieme sul
pulmino scolastico. La mamma: "Non posso descrivere l'umiliazione che
ho provato, ancora una volta si sottolineava che mia figlia era
diversa". Nocera (Aipd): "Si tratta di discriminazione". Roma -
"Purtroppo ogni giorno è una battaglia per i diritti dei nostri figli".
A parlare è la signora Fiammetta, mamma di Chiara. La bambina, disabile
e su sedia a ruote, ha 10 anni e frequenta la scuola primaria
all'Istituto comprensivo Marco Fulvio Nobiliore a Cinecittà. Il 16
aprile scorso, nell'ambito del progetto del Comune di Roma "Città come
scuola", la classe era pronta per partecipare a una visita guidata
presso una fattoria alle porte di Roma.
La gita - "Quest'anno per la prima
volta ho deciso di mandare mia figlia in gita con la sua classe
- racconta la mamma - perché, grazie alle sue maestre, si è creato un
clima intorno a Chiara di rispetto e tenerezza da parte dei suoi
compagni di classe e anche loro erano contenti che andasse". Al
trasporto avrebbe pensato il Comune stesso, "a pagamento". "Come
richiesto dall'ufficio del Comune preposto - prosegue nel suo racconto
la signora Fiammetta - la scuola ha comunicato che sarebbe intervenuta
una bambina disabile non deambulante e che quindi c'era bisogno di
trasporto adeguato".
Ma la mattina della gita "abbiamo
visto arrivare davanti alla scuola un pulmino giallo, quello adibito al
trasporto scolastico, e una macchina diversa per Chiara
attrezzata con pedana. Io e le sue maestre ci siamo guardate e abbiamo
detto che non intendevamo mandare Chiara da sola. Nessuno, peraltro,
aveva comunicato precedentemente che il trasporto era così concepito".
Come chiarisce Fiammetta, "nel foglio di adesione del Comune c'è
scritto che il trasporto sarebbe stato con il pulmino del trasporto
scolastico e che in caso di disabile non deambulante sarebbe arrivato
mezzo idoneo, ma non si specificava
che si trattava di un mezzo diverso da quello dove salivano tutti gli
altri, quindi tutti noi abbiamo pensato che avrebbero mandato un
pullman con pedana".
Comunque, "pur di mandare Chiara con i compagni ho chiesto se era
possibile farla sedere sul sedile come gli altri bambini, legata con la
cintura di sicurezza e l'insegnante di sostegno al suo fianco. La
carrozzina l'avrei portata con la mia macchina. Già è molto difficile
mandare i figli disabili in gita - dice Fiammetta - quella era la prima
volta... almeno fateli stare insieme!". L'autista, sentito il suo
superiore al telefono, ha in un primo momento dato il via libera per
questa soluzione. "Siamo partiti, ma 400 metri più avanti - nel
frattempo l'autista era rimasto al telefono - si è fermato e ha detto
all'insegnante di sostegno che la bambina doveva scendere dal pulmino,
altrimenti lui non poteva proseguire. Per non far ricadere la colpa
della mancata gita su Chiara - spiega la mamma - sono salita e l'ho
fatta scendere, accompagnandola con la mia auto alla fattoria".
"Non posso descrivere l'umiliazione che ho provato - si sente di dire
la signora -, perché ancora una volta davanti
a tutti i bambini veniva sottolineato che mia figlia era diversa e non
poteva stare con loro. La diversità di mia figlia sta nella
malattia, non deve stare nelle barriere che altri mettono. E dire che
il Comune di Roma ha pensato a questo progetto per l'integrazione dei
bambini".
Quella stessa mattina, saputo dell'accaduto, la dirigente scolastica ha
chiamato l'ufficio preposto del Comune di Roma. La risposta è stata
"che il Comune ha pensato al trasporto dei bambini non deambulanti in
questo modo per poter risparmiare".
I Comune - All'ufficio "Città come scuola" del Campidoglio la
responsabile del servizio, Laura Pernice, ci ripete appunto che si
tratta di una "logica di economicità".
Ci dice anche, a differenza di quanto sostengono Fiammetta e il
personale scolastico quella mattina presente davanti alla scuola, che
"non può essere arrivata una macchina con pedana, non ne abbiamo, sarà
arrivato un pulmino da 9 posti, e a quel punto si poteva scegliere di
far salire con la bambina altri compagni e insegnanti per non lasciarla
sola". E poi, sostiene ancora il Comune, "noi comunichiamo alle scuole:
forse il nostro è un problema di
comunicazione da migliorare".
L'Esperto - "Si tratta,
oggettivamente, di discriminazione", spiega però l'avvocato
Salvatore Nocera, responsabile dell'Osservatorio scolastico dell'Aipd
(associazione italiana persone down), vicepresidente della Fish ed
esperto di diritto e integrazione delle persone con disabilità. Da noi
interpellato sulla storia della bimba romana, ci dice che "il Comune è
manchevole" e non valgono argomenti di tagli di spesa, perché questi
non devono andare a ledere i diritti. Il Comune - spiega il giurista - avrebbe dovuto far arrivare un unico e
attrezzato mezzo. Se questo non era proprio possibile, "avrebbe
dovuto avvertire e precisare che, ad esempio, essendo tutti i pulmini
con pedana occupati per quel giorno e quegli orari, allora sarebbe
arrivato un altro mezzo e diverso da quello in cui sarebbero saliti
tutti gli altri". I riferimenti normativi sono quelli contenuti nella
legge 67/2006 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con
disabilità vittime di discriminazioni) in particolare nell'articolo 2.
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