Ragioneria dello Stato: il personale della scuola è il più povero del pubblico impiego, ma ora i conti tornano
Data: Lunedì, 10 giugno 2013 ore 05:00:00 CEST Argomento: Sindacati
Pubblicata la
“classifica” del costo medio dei dipendenti dei ministeri: con 39.436
euro, le retribuzioni degli insegnanti e del personale del Miur sono di
gran lunga le più basse. La minore spesa, derivante dai tagli agli
organici, blocco del turn over e dal blocco del contratto, ha prodotto
una riduzione delle spese per il personale del 2,21%, pari a
1.689.941.000 euro. Pacifico (Anief-Confedir): ora è ufficiale, gli
effetti dei tagli al pubblico impiego hanno portato solo a un
impoverimento dei suoi dipendenti e ad un ridimensionamento progressivo
dei servizi offerti. Nel pubblico impiego c’è una categoria
professionale che più delle altre ha motivo di lamentarsi per avere a
fine mese delle buste paga sempre più modeste: sono gli insegnanti e il
personale del Miur, i quali nel 2012 hanno percepito mediamente 39.436
euro, contro i 43.533 dei colleghi del ministero del Lavoro, i 48.296
di quelli del ministero delle Politiche agricole e i 57.799 euro del
ministero della Salute. La “classifica” è stata realizzata dalla
Ragioneria generale dello Stato, che ha anche rilevato una riduzione
complessiva per la spesa dei dipendenti pubblici del 2,21%. Si tratta
di un risparmio considerevole, che corrisponde a 1.689.941.000 di euro,
alla cui formazione hanno contribuito “in modo determinante – ha
spiegato la Ragioneria generale – i costi per le retribuzioni che
presentano una contrazione del 2,13%, pari a 1.590.181.000 di euro. E
su questo capitolo di spesa pesa tantissimo il risparmio - derivante
dai tagli agli organici, blocco del turn over e dal blocco del
contratto – applicato “al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e
della Ricerca, che pur presentando una riduzione poco significativa a
livello di amministrazione (1,92%), riconducibile ad una diminuzione
degli anni-persona, incide significativamente sul totale costi delle
Amministrazioni centrali”. Secondo il sindacato, queste indicazioni
dimostrano che lo Stato italiano ha deciso di far quadrare i conti,
applicando una rigorosa stagione di spending review, principalmente
sulla “pelle” dei dipendenti pubblici. Ma, in particolare, facendo
pagare il prezzo più salato di questa azione ai lavoratori della
scuola. E, per riflesso, alla qualità del servizio di istruzione che ne
deriva. “I risparmi di spesa, piuttosto che essere indirizzati sui
costi della politica, sulle consulenze e sugli strumenti che forniscono
i servizi – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato
Confedir per la scuola e i quadri – si abbattono orami sistematicamente
per una precisa scelta dei governanti sugli stipendi del personale del
pubblico impiego. Che, infatti, dal 2010 sono stati bloccati. Ma i veri
‘agnelli sacrificali’ sono gli insegnanti ed il personale non docente
della scuola, a cui la legge ha sottratto gli scatti automatici, i
quali corrispondono alla loro unica strada per accedere a degli
incentivi legati alla carriera”. Su proposta del Governo Monti, in
questi giorni il Parlamento sta verificando la possibilità di prorogare
il blocco degli stipendi pubblici sino a tutto il 2014. Grazie
all’azione della Confedir, però, in settimana la Commissione Affari
Costituzionali del Senato ha mosso seri dubbi di applicabilità di
questa operazione. Anche sulla scorta delle censure mosse dalla Corte
Costituzionale, che con la sentenza n. 223 dell’ottobre del 2012 ha
messo in evidenza come i sacrifici onerosi imposti dal legislatore,
caratterizzati dalla necessità di recuperare l’equilibrio di bilancio
in momenti delicati per la vita economico-finanziaria del Paese, non
debbano mai travalicare il carattere originario di eccezionalità e
temporaneità dell’intervento proposto. È significativo che sempre la
Commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama abbia auspicato
“che la presente proroga del blocco della contrattazione e degli
automatismi stipendiali costituisca l'ultimo intervento di contenimento
di spesa a discapito di una categoria sociale - quella dei dipendenti
pubblici - già fortemente colpita da un progressivo processo di
oggettivo impoverimento”. “Purtroppo l’impoverimento rilevato dai
senatori – conclude Pacifico – è lo stesso rilevato dalla Ragioneria
generale dello Stato: è evidente che ormai gli effetti dei tagli al
pubblico impiego si sono tradotti solamente in un ridimensionamento
progressivo degli stipendi dei suoi dipendenti e dei servizi offerti”.
Anief.org
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