L’uomo è un 'animale politico' oppure l’uomo politico è una bestia?
Data: Lunedì, 03 giugno 2013 ore 07:30:00 CEST Argomento: Opinioni
Il filosofo
greco Aristotele definiva le formiche e le api "animali politici",
considerando "animale politico" anche l’uomo. Al contrario, il
pensatore inglese Thomas Hobbes, confrontando i comportamenti degli
animali che vivono "in società" con quelli degli esseri umani, rafforzò
la sua convinzione: l’uomo è un essere asociale. Per caso, non avrà
ragione Don Tommasino (alias Hobbes)? E non avrà torto il vecchio
filosofo stagirita?
A sua volta Platone riconduceva la necessità di un governo unico
all’esigenza di osservare e rispettare le leggi (attribuendo in tal
guisa un valore coercitivo allo Stato), mentre Aristotele ribadiva che
l’esistenza di una strutturazione della città è un fatto istintivo, non
subordinato a nessuna ragione pratica. E’ la natura stessa che ci
spinge ad essere cittadini.
Al pari di Aristotele, Karl Marx sostiene che sia "naturale" l’attività
politica dell’uomo. Tuttavia, mentre per Aristotele il processo aveva
per oggetto il passaggio graduale dalla famiglia allo stato, attraverso
le fasi intermedie del villaggio e della città, per Marx il processo
storico riguarda la trasformazione delle forme di produzione economica,
dal sistema feudale a quello capitalistico, a quello comunista. Ciò che
differenzia Marx da Aristotele è la perdita sostanziale dei concetti di
"gradualità” e “naturalità": la storia procede per salti, il passaggio
da un tipo all’altro di formazione economico-sociale avviene non per
gradi, lentamente e senza traumi, bensì violentemente e criticamente.
A questo punto si potrebbe chiudere con un po' di sano umorismo, citando
una pungente battuta di Alfredo Chiappori, un geniale autore di satira
politica che affermava (in senso ovviamente ironico) che "l’uomo è per
natura un animale politico ... tanto è vero che spesso l’uomo politico
è una bestia".
Lucio Garofalo
l.garofalo64@gmail.com
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