Ocse: l'11% di giovani in Italia non cerca il lavoro. «Scuola da riformare»
Data: Venerdì, 31 maggio 2013 ore 09:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


In Italia il 21,5% degli under 25 è senza lavoro e fuori da educazione e formazione (Neet) e tra questi l'11% è «scoraggiato, disilluso, non cerca neanche più un lavoro perché pensa che non ce ne sia». E quindi la loro reintegrazione nel mercato «sarà difficile», sottolinea il direttore della divisione lavoro dell'Ocse, Stefano Scarpetta. Che aggiunge: «Queste difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro avranno ripercussioni anche nel loro futuro».
Oltre 20% dei giovani è disoccupato da almeno un anno
Del resto, in base ai dati di fine 2012, evidenzia l'Ocse, l'Italia è quarta tra i paesi Ocse per percentuale di disoccupati tra i giovani under25, con un tasso che sfiora il 39%. Peggio di noi solo Grecia e Spagna, che superano ormai il 50%, e il Portogallo, che si attesta al 40%. A preoccupare è anche la disoccupazione di lungo periodo che «è considerevolmente aumentata tra i giovani dal 2007, dato che oltre un giovane su cinque tra 15 e 24 anni oggi è senza lavoro da almeno un anno». In particolare, aggiunge l'organizzazione, «22 milioni di giovani sono oggi Neet: senza lavoro, senza istruzione nè formazione. Due terzi di questi hanno abbandonato la loro ricerca di lavoro e rischiano di affrontare lunghi episodi di disoccupazione e di avere dei salari inferiori a quelli dei loro pari per tutta la loro carriera». Di qui la necessità (e l'urgenza) di «agire immediatamente per impedire che la crisi abbia un impatto ancora più negativo sulle prospettive dei giovani», afferma il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, nella nota che annuncia il lancio del Piano d'azione sulla disoccupazione giovanile sottoscritto dai 34 Paesi membri (Italia compresa). L'iniziativa dell'Ocse, precisa la nota, prevede un doppio binario di intervento: misure rapide, di breve termine, per scongiurare gli effetti più nefasti del picco di disoccupazione giovanile, e misure più a lungo termine, di tipo strutturale, che intervengano sia sulle regole del mondo del lavoro sia sul sistema formativo.
Riformare i sistemi di insegnamento, più legame scuola-mondo del lavoro
«Nel breve termine, i Paesi devono non solo rilanciare la crescita e la creazione di posti di lavoro, ma anche offrire una garanzia di risorse ai giovani disoccupati», spiega l'Ocse,
secondo cui occorre soprattutto fare in modo che «quelli che provengono da un contesto socioeconomico sfavorevole e che sono usciti presto dal sistema scolastico» possano «mantenere più facilmente il contatto con il mercato del lavoro». Per agire in modo efficace sul lungo termine, invece, «è essenziale riformare i sistemi di insegnamento e formazione», dato che «un giovane su cinque esce dalla scuola senza aver acquisito le competenze necessarie sul mercato del lavoro odierno». Ma anche operare sulle interazioni fra scuola e lavoro, le connessioni sul territorio tra i bisogni delle imprese e i curricula scolastici e accademici, la riduzione delle barriere all'accesso al mondo del lavoro. (Cl.T.)

Ilsole24ore.com





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2482126.html