Femminicidio, primo passo avanti: sì della Camera alla ratifica della Convenzione contro la violenza sulle donne
Data: Mercoledì, 29 maggio 2013 ore 11:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Con 545 voti a
favore su 545, il ddl che contrasta ogni forma di violenza sulle donne
passa ora al Senato per l'approvazione. L'Italia è la quinta nazione a
ratificarlo dopo Montenegro, Albania, Turchia e Portogallo. Perché sia
applicato dovrà essere sottoscritto da almeno 10 Stati, di cui almeno 8
del Consiglio d'Europa. ROMA - L'approvazione è stata accolta da un
lungo applauso. Il giorno dei funerali di Fabiana Luzzi (VIDEO) uccisa
a sedici anni a Corigliano Calabro, l'Aula della Camera ha dato il via
libera unanime alla ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa
su "prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e
la violenza domestica", siglata a Istanbul l'11 maggio 2011. I sì sono
stati 545. La proclamazione del risultato è stata fatta dal presidente
Laura Boldrini. Il ddl di ratifica passa ora al Senato per
l'approvazione defintiva. Si tratta del primo strumento internazionale
giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per
proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. Un giorno
importante. La Convenzione prevede il contrasto ad ogni forma di
violenza, fisica e psicologica sulle donne, dallo stupro allo stalking,
dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali e l'impegno a tutti i
livelli sulla prevenzione, eliminando ogni forma di discriminazione e
promuovendo "la concreta parità tra i sessi, rafforzando l'autonomia e
l'autodeterminazione delle donne". La Convenzione è stata approvata dal
Comitato dei ministri dell'Ue il 7 aprile 2011 e firmata dall'Italia
dall'allora ministro Elsa Fornero nel settembre scorso a Strasburgo.
L'Italia è la quinta nazione a ratificare il testo della Convenzione
dopo Montenegro, Albania, Turchia e Portogallo. Perché la Convenzione
diventi applicativa dovranno essere almeno 10 gli Stati a
sottoscriverla di cui almeno 8 del Consiglio d'Europa. La vice ministro
degli Esteri, Marta Dassù, ha sottolineato che il governo è impegnato
in una "azione costante nelle sedi internazionali per sollecitare le
ulteriori ratifiche per l'entrata in vigore della Convenzione". "Questa
concomitanza fra i funerali di Fabiana Luzzi e il voto di questo
Parlamento è altamente simbolica - ha detto Dassù -. Era l'occasione
più drammatica che potessimo immaginare per approvare questa importante
norma". E dall'Aula è partito un lungo applauso, con tutti i deputati
in piedi. Dassù ha poi ricordato l'impegno della ministra Josefa Idem,
oggi in Calabria alla cerimonia funebre. "Di fronte alla scomparsa di
Fabiana ribadisco l'impegno di tutto il governo e del ministero da me
guidato a fare della lotta alla violenza di genere un punto
qualificante di questa legislatura", ha detto il ministro per le
Pari Opportunità. "Questa ratifica non lenisce il senso di angoscia che
mi attanaglia pensando alla vita spezzata di questa ragazza, ma anche
di tutte le donne vittime di femminicidio. Sento di dover chiedere
perdono a lei e a tutte coloro che sono state uccise per mano di chi
abusa della parola 'amore'. Lo stato - ha sottolineato Idem - deve
rendere più effettivo il suo impegno, essere ancora più vicino alle
vittime e adesso, proprio partendo dalla ratifica della Convenzione,
passare alle azioni politiche concrete". Che il segnale sia concreto
così come anche un gesto simbolico è anche il pensiero di Mara
Carfagna, portavoce dei deputati Pdl, e relatrice del recepimento della
Convenzione di Istanbul. "Con l'approvazione della Convenzione di
Istanbul il Parlamento non ha soltanto introdotto norme moderne ed
efficaci contro la violenza sulle donne, ma anche compiuto un gesto
simbolico da non sottovalutare. E' significativo, infatti, che una
delle primissime leggi approvate - con rapidità e consenso unanime - in
questa legislatura sia proprio per la sicurezza delle donne, contro il
femminicidio. Si tratta certamente di una prova di maturità che fa ben
sperare, di un messaggio chiaro di vicinanza alle vittime e di monito
ai potenziali aggressori", ha scritto in una nota. "E' un voto che fa
bene e che incoraggia", ha detto Cècile Kyenge, ministro
dell'Integrazione. "Non potremo mai assuefarci all'orrore di gravissimi
fatti di cronaca contro le donne, ma neanche alla tante e continue
violenze domestiche e nei luoghi di lavoro. Mi auguro adesso che il
Senato approvi rapidamente il disegno di legge. Nel frattempo, desidero
tanto ringraziare le ministre Josefa Idem, Emma Bonino, le colleghe
Laura Boldrini e Mara Carfagna, che tanto si sono impegnate per
raggiungere questo primo traguardo. Dopo l'approvazione definitiva
occorrerà subito lavorare con tanta passione e impegno per conseguire
gli ulteriori traguardi voluti dalla convenzione di Istanbul contro la
violazione di questi diritti umani". Cosa dice la Convenzione. Si
tratta di 81 articoli. In premessa si sottolinea che "il raggiungimento
dell'uguaglianza di genere de jure e de facto è un elemento chiave per
prevenire la violenza contro le donne" e che "la violenza contro le
donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali
tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla
discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la
loro piena emancipazione". Ancora in premessa viene riconosciuta "la
natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul
genere", e che "la violenza contro le donne è uno dei meccanismi
sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una
posizione subordinata rispetto agli uomini". Obiettivi. Tra gli
obiettivi del Trattato c'è anche quello di predisporre "un quadro
globale di politiche e misure di protezione e di assistenza a favore di
tutte le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica".
Di "promuovere la cooperazione internazionale". Di "sostenere e
assistere le organizzazioni e autorità incaricate dell'applicazione
della legge in modo che possano collaborare efficacemente". Con
l'espressione 'violenza nei confronti delle donne' si intende
identificare "una violazione dei diritti umani e una forma di
discriminazione contro le donne", che comprende "tutti gli atti di
violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di
provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o
economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o
la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che
nella vita privata". L'espressione 'violenza domestica' riguarda "tutti
gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si
verificano all'interno della famiglia o del nucleo familiare o tra
attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che
l'autore di tali atti condivida o abbia condiviso l a stessa residenza
con la vittima". Le misure da adottare. I Paesi che sottoscrivono la
Convenzione "adottano le misure legislative e di altro tipo necessarie
per promuovere e tutelare il diritto di tutti gli individui, e
segnatamente delle donne, di vivere liberi dalla violenza, sia nella
vita pubblica che privata", e "condannano ogni forma di discriminazione
nei confronti delle donne", adottando misure legislative e di altro
tipo necessarie per prevenirla, inserendo in Costituzione e negli altri
ordinamenti il principio della parità tra i sessi, garantendo
"l'effettiva applicazione del principio", prevedendo sanzioni,
abrogando le leggi e le pratiche che discriminano le donne. Gli Stati
firmatari, inoltre, si impegnano a varare misure legislative destinate
a "prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di
atti di violenza commessi da soggetti non statali che rientrano nel
campo di applicazione" della Convenzione. Un obbligo che, ovviamente,
riguarda anche le stesse amministrazioni statali. Ong e associazioni.
Le Nazioni che sottoscrivono il Trattato si impegnano inoltre a
promuovere ed attuare "politiche efficaci volte a favorire la parità
tra le donne e gli uomini e l'emancipazione e l'autodeterminazione
delle donne". Va inoltre sostenuto "a tutti i livelli" il lavoro delle
Ong e delle donne e delle associazioni della società civile attive
nella lotta alla violenza contro le donne, favorendo "un'efficace
cooperazione" con queste organizzazioni. La Convenzione prevede che gli
Stati firmatari istituiscano "uno o più organismi ufficiali
responsabili del coordinamento, dell'attuazione, del monitoraggio e
della valutazione delle politiche e delle misure destinate a prevenire
e contrastare ogni forma di violenza". Importante è anche lo sforzo da
compiere per "promuovere i cambiamenti nei comportamenti socioculturali
delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi,
tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull'idea dell'inferiorità
della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli
uomini". Un obiettivo da raggiungere coinvolgendo sia il settore
pubblico che privato, i media, le scuole.
Repubblica.it
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