PA: la proroga della scadenza dei contratti di 100 mila precari decisa dal CdM è solo un rimandare l'agonia
Data: Domenica, 19 maggio 2013 ore 16:00:00 CEST Argomento: Sindacati
Anief-Confedir:
rimangono da superare la mancata volontà a stabilizzarli e la grave
esclusione dei dirigenti pubblici dalla contrattazione. La proroga
decisa dal Consiglio dei Ministri sui contratti di circa 100 mila
dipendenti della pubblica amministrazione rappresenta solo il
prolungamento della loro agonia lavorativa voluta dallo Stato italiano.
A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir
per il contenzioso, dopo aver preso atto che il prolungamento di sei
mesi dei contratti in scadenza non è accompagnato da alcun accordo che
arretri rispetto alle intenzioni del Governo uscente di non voler
stabilizzare i precari statali di lungo corso e di escludere i
dirigenti pubblici dalla contrattazione. "Allungare i contratti
lavorativi sembrerebbe un segnale positivo - spiega Pacifico - ed in
effetti lo è per le decine di migliaia di lavoratori che avranno la
possibilità di lavorare sino alla fine del 2013. Ma le buone notizie
finiscono qui. Perché rimangono in piedi almeno due gravi storture che
il nuovo Governo è chiamato ad eliminare. La prima è la volontà di
escludere i dirigenti pubblici dalla nuova contrattazione del pubblico
impiego, come se non si trattasse di lavoratori e alte professionalità
da salvaguardare. A cui va aggiunta l'ostinazione dei governanti
italiani nel disapplicare la normativa sulla stabilizzazione dei
precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio anche non
continuativo". "Siamo di fronte - continua il sindacalista
Anief-Confedir - alla violazione di una precisa direttiva, in
particolare dell'articolo 4 della 1999/70/CE, peraltro già da tempo
recepita nel nostro paese dall'articolo 6 del decreto legislativo 268
del 2001. Allungare di sei mesi dei contratti a tempo determinato,
quindi, non ci può soddisfare. Il sindacato conferma la volontà di
ricorrere, in tutte le sedi possibili, contro questa politica lesiva
dei diritti dei dipendenti pubblici".
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