''Io, indignata, dico no al concorsone'': 500 euro per tutta l'estate di lavoro, domeniche comprese
Data: Sabato, 18 maggio 2013 ore 16:54:42 CEST Argomento: Rassegna stampa
Mancano i
docenti per le commissioni che dovranno giudicare i candidati per una
cattedra: vengono chiesti orari folli per pochi spiccioli. La denuncia
di una professoressa palermitana: "Mi hanno chiesto di farlo per
spirito di servizio, ma con quale coraggio?" Cinquecento euro netti, o
giù di lì, per tutta un'estate a lavorare, senza ferie, domeniche
comprese. "Mi sento umiliata, mortificata". E' la denuncia di una
professoressa di Palermo, contattata dall'Ufficio scolastico regionale
per fare parte della commissione esaminatrice del concorso a cattedre
di Latino voluto dall'ex ministro Francesco Profumo. "Non accetto -
risponde con cortesia ai funzionari che l'hanno contattata - io che a
scuola lavoro con serietà non posso permettermi di non fermarmi
d'estate per ricaricare le batterie in vista del prossimo anno". Quella
di Silvia Parroco, docente presso un liceo palermitano, è una storia
comune a tantissimi altri docenti che si sono imbarcati nell'avventura
del concorso per il reclutamento dei nuovi insegnanti.
"Qualche giorno fa - racconta l'indignata insegnante - ricevo una
telefonata dall'ufficio scolastico regionale per la Sicilia.
L'impiegato, molto gentile, mi invita a presentarmi in un istituto
della città per vagliare l'ipotesi di accettare l'incarico di
commissario al concorso a cattedre di Latino. Ma non nasconde la
difficoltà da parte dell'amministrazione di rintracciare docenti di
Latino disposti a correggere i compiti scritti e ad interrogare i
candidati". Il motivo è semplice. "Perché dovrei accettare l'incarico -
chiede all'interlocutore la docente - avendo saputo che il compenso è
di 209 euro lordi più 50 centesimi per ogni compito corretto e altri 50
centesimi per ogni candidato interrogato?". "Lo faccia per spirito di
servizio", si sente rispondere dall'altra parte del telefono
dall'impiegato che la incalza perché si presenti all'appuntamento. E
lei accetta. "Io, che di spirito di servizio ne ho tanto, mi presento
alla riunione ma non intendo firmare nulla prima di avere visto il
calendario degli impegni", continua la Parroco. "Per andare
all'appuntamento - spiega - sono stata costretta a perdere un'ora di
lezione in classe. Transeat!". "Ma appena arrivo, un preside in
pensione mi fa capire subito che la situazione era davvero complicata:
poiché proviene da fuori Palermo, ha chiesto al ministero un anticipo
per le spese di albergo e di viaggio che è stato costretto a sostenere,
ma dal mese di febbraio non ha ricevuto nulla". "Quindi, chiedo di
prendere visione del calendario che era stato compilato con dovizia di
particolari: tutti i pomeriggi, sabati compresi, fino alla fine delle
lezioni; pausa di qualche giorno e tutto il mese di luglio impegnati
mattina e pomeriggio. Ad agosto l'impegno sarebbe stato ancora più
pressante, sette giorni su sette, domeniche comprese. Perché, mi
spiegano, il calendario degli interrogati va affisso all'albo 24 ore
prima. Una follia". I lavori si devono concludere entro il 31 agosto e
occorre correre. "Non nascondo di essermi sentita umiliata e
mortificata, non solo per me stessa, ma per tutti quei miei colleghi
d'Italia che ogni giorno a scuola lavorano - commenta - con impegno e
serietà". "Mi rovino l'estete - osserva - per 500 euro
netti, 209 più 50 centesimi a compito e altrettanti a interrogazione,
col caldo torrido di luglio e agosto in Sicilia? E tutte le pressioni
che mi sarebbero arrivate ma anche con il rischio di ricorsi per i
quali devi magari pagarti anche l'avvocato, come la mettiamo?".
"Ma con quale coraggio il ministero ci chiede cose simili?", risponde
ai malcapitati che l'hanno convocata. "Mi dispiace di avere perso
un'ora del mio tempo con le mie classi, è indegno che ci si chieda di
non godere delle ferie, è indegno che ci trattino in questo modo",
risponde. Declina l'invito, saluta cortesemente e si allontana.
Salvo Intravaia
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