I Vampanigghi della festa dell’Ascensione a Misterbianco
Data: Domenica, 12 maggio 2013 ore 07:45:00 CEST Argomento: Redazione
Era la festa da
“Scinsioni”, l’Ascensione in cielo di Gesù, e noi ragazzi del quartiere
do’ Chianu Duca, già da alcuni giorni eravamo in gran fermento per
celebrare “degnamente”, secondo la tradizione misterbianchese,
l’importante ricorrenza religiosa.
L’Ascensione è l’ultimo episodio della vita terrena di Gesù, infatti,
come viene riportato nel Nuovo Testamento, quaranta giorni dopo la sua
morte e risurrezione, è asceso al cielo. La ricorrenza è celebrata in
tutte le confessioni cristiane e, insieme alla Pasqua e alle
Pentecoste, è una delle solennità più importanti del calendario
ecclesiastico.
«Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e
sedette alla destra di Dio» (Marco, 16, 19). Poiché, secondo il
racconto degli Atti degli Apostoli, l’ascensione di Gesù è avvenuta 40
giorni dopo la Pasqua, ogni anno i cristiani celebrano la festività
dell’Ascensione, esattamente 40 giorni dopo la Resurrezione. Ed essendo
la Pasqua una festa mobile, nel senso che la sua data varia di anno in
anno, anche la data della festività dell’Ascensione varia, cadendo,
generalmente, a metà del mese di maggio. A Misterbianco, come in tutte
le altre città, la Festa dell’Ascensione era molto sentita da tutta la
comunità, soprattutto da noi ragazzi che, ogni anno, aspettavamo questo
giorno “ppi fari ‘i vampanigghi”, i falò, che, per noi carusi,
rappresentavano, oltre all’adempimento di una delle più belle e
significative tradizioni cittadine, la cui origine si perde nella notte
dei tempi, il riconoscimento del nostro ruolo e l’affermazione del
nostro essere misterbianchesi all’interno del contesto urbano; per un
giorno ci sentivamo i padroni e i protagonisti assoluti del quartiere,
i “portabandiera”, i “responsabili” della buona riuscita dalla festa;
sentivamo tutto il peso della responsabilità e capivamo che, in quelle
ore, l’identità do Chianu Duca passava dalle nostre giovani forze,
dalla grinta e dalla voglia di essere e di fare. Quanta emozione,… e
quanta gioia!
Ma, a Misterbianco, cos’era esattamente ‘a vampanigghia? La sera
precedente ‘a Scinsioni, in tutti i rioni del paese, nelle piazze o nei
crocicchi delle strade più larghe, i giovani “accendevano” dei grandi
falò, dei bracieri di 3-4 metri d’altezza, delle grandi cataste formate
da numerose fascine sovrapposte in forma conica e puntellate con lunghe
agave secche, che servivano ad illuminare l’ascesa di Nostro Signore,
che ritornava assiso alla destra del Padre.
Nel quartiere do’ Chianu Duca, alcuni giorni prima il grande evento,
noi ragazzi creavamo un vero e proprio comitato organizzatore che aveva
il compito di predisporre tutti gli accorgimento necessari per
celebrare al meglio la festa, e ben figurare, soprattutto, nei
confronti delle altre zone della città. Ricordo che, nei pomeriggi,
andavamo di casa in casa, na’ za Tudda, na’ za Aitina, na’ za
Cammilina, salivamo nei palazzi, setacciavamo tutti i vicini e i
parenti che conoscevamo, per chiedere, attraverso la questua di soldi o
di legna, un obolo, un contributo per la festa da’ Scinsioni, e le
persone rispondevano con sollecitudine e generosità: 100, 1000 lire, o,
addirittura, con un fascio di sarmenta! Uno di noi teneva la “borsa”
della raccolta, un fondo cassa che doveva servire per sostenere tutte
le spese necessarie per la festa: comprare la legna da ardere (fasci di
ligna, frasche di ulivi, di mandorle, sarmenti di vite), i fiammiferi,
le vivande e, in altre epoche, si predisponeva l’occorrente per
l’intrattenimento serale, con i suonatori, che intonavano musiche sacre
o profane, qualche dolcetto e un po’ di vino. Spesso, qualcuno di noi,
la sera della festa, veniva mandato in avanscoperta nei quartieri
vicini, per “spiare” il lavoro e… l’altezza, e la durata, della loro
vampanigghia!
Noi giovani, sovente, venivamo aiutati dagli adulti del quartiere per
la costruzione da’ vampanigghia, sulla cui cima, in alcuni paesi
siciliani, venivano issate delle banderuole. Poi, attorno al fuoco, in
quell’interminabile serata di maggio, si riuniva il vicinato a
osservare i più giovani saltare tra le fiamme, e i più disinvolti e
allegri del quartiere, raccontavano le solite storie… di donne e di
guerra, condite da miniminagghi, indovinelli, barzellette. Quanta vita
felice e spensierata, rischiarata dal fuoco e dalla buona compagnia!
Alcuni pensavano e pregavano a Gesù che, in quel preciso momento,
s’accingeva a raggiungere suo Padre, nell’alto dei Cieli!
Al termine della vampanigghia, addirittura, qualcuno raccoglieva pure
le braci per portarle a casa.
Poi, l’indomani mattina, tutto il paese… era cosparso di cenere, ogni
quartiere era “macchiato” di brace, e l’odore acre del fuoco della sera
precedente, riempiva ancora le strade, quasi a testimoniare che Cristo,
in quel luogo, era stato glorificato dalla luce e dalla preghiera.
Per noi ragazzi, invece, proprio allora iniziava il bello della festa,
ci riunivamo nel cortile di mia nonna Tudda e facevamo il “consuntivo”
delle spese sostenute, contavamo i soldi che c’erano rimasti… per
imbandire la nostra “festa privata”, comprando dolci, caramelle, e
qualche gelato,… per celebrare e brindare al successo della festa di
quell’anno!
Questa era ‘a Scinsioni, e ‘a vampanigghia, nella nostra sconfinata e
felice carusanza, passata sulle mattonelle pendenti do’ Chianu Duca!
Poi, negli ultimi tempi, capitò che proprio in coincidenza con la sera
del falò, veniva disputata la finalissima della Coppa dei Campioni, e,
a poco a poco, i nostri amici,… preferirono guardare le partite di
calcio di Milan-Real Madrid e Juventus-Liverpool, anziché celebrare
l’Ascensione! E della magia de’ vampanigghi, e di quei giorni
spensierati e gloriosi, ben presto, si persero le tracce, per sempre…
Domenica,
12 maggio 2013, Festa dell’Ascensione
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it
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