La domanda di mercoledì 01 maggio 2013
Data: Mercoledì, 01 maggio 2013 ore 08:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Dacci oggi la riflessione quotidiana (01 maggio 2013)

Come ogni inizio d’anno scolastico, i consigli di classe, e i docenti di sostegno, sono chiamati a compiere una “scelte fondamentale”, che riguarda la vita e il futuro dei ragazzi disabili, una "decisione irrevocabile" da cui dipende lo svolgersi e il prosieguo dell’attività didattica e del curricolo scolastico degli alunni diversamente abili e che incide anche nelle dinamiche didattiche ed educative dell’intera classe.

Programmazione semplificata o differenziata?
Questo è il dilemma!
È giusto “bloccare” i ragazzi con difficoltà d’apprendimento, (salvo i casi effettivamente gravi) obbligandoli a seguire una programmazione "diversificata" che, conseguentemente, li fa allontanare dai suoi compagni e che li fa "uscire" fuori dalla classe di appartenenza?

È rispettoso per la dignità dell’alunno, e della famiglia, a cui spesse volte non viene spiegato il vero significato della scelta?
Per adesso, è meglio che ci fermiamo qua. Rischieremmo di azzeccare la domanda giusta!

"La Repubblica garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società".
(art. 1, Legge 104/92)

«Nella mia scuola c’è un’alunna che ha il sostegno, la sua famiglia voleva la programmazione semplificata ed, invece, l’insegnante di sostegno/consiglio di classe ha deciso per la “differenziata”, facendosi forza del fatto che la ragazza ha la “certificazione della 104”.
L’anno scorso fu bocciata, quest’anno ha frequentato fino a quando si è accorta che l’andazzo era quello dell’anno precedente e ha scelto di ritirarsi.
L’altro giorno, la ragazza, con un filo di voce, m’ha confessato:
I professori non credono in me, nelle mie capacità, credono che io sia una ragazza stupida".
L’insegnante di sostegno (che è diverso da quella dell’anno scorso, n.d.r.) da quando la ragazza ha deciso di rimanere a casa, non svolge più l'impegno per cui è stato scelto”.
Tutto ciò mette tantissima tristezza!».
(un insegnante)





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