L’esercito dei beffati dal concorso statale
Data: Domenica, 28 aprile 2013 ore 12:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Sono migliaia
in tutta Italia: hanno passato le prove ma non sono riusciti ad avere
il posto conquistato - ROMA Belli i tempi in cui avere il posto statale
voleva dire essere «sistemati» a vita. Senza preoccupazioni di perdere
il lavoro né ansie per la pensione. Bei tempi davvero. Oggi, invece, le
cose sono un po’ cambiate. E non è tutta colpa dei contratti a tempo
determinato. Ormai nemmeno aver vinto un concorso statale,
garantisce più il posto fisso. In Sicilia 97 restauratori hanno
atteso 11 anni la graduatoria definitiva del concorso a cui hanno
partecipato nel 2000: oggi, a causa di una legge regionale, non possono
essere assunti. Ma i casi sono tantissimi e ognuno è, a suo modo,
eclatante. C’è quello, per esempio, dei vincitori del concorso
dell’Ice, l’Istituto per il commercio estero. Loro hanno passato le
prove e nel frattempo l’ente è stato abolito. Poi l’Ice è stato
riformato dal Governo Monti sotto forma di agenzia ma di quei
concorsisti ne sono stati assunti nove. Nove su 107 vincitori. E che
dire poi degli amministrativi dell’Inail? Dopo un concorso che tra una
prova e l’altra è durato tre anni, dal 2007 e al 2010, 95 su 404 hanno
avuto il loro posto. Gli altri sono ancora tutti in attesa. Nella
stessa situazione si trovano anche 39 psicologi penitenziari vincitori
del concorso bandito nel 2004 dal Ministero della Giustizia. Prima il
blocco delle assunzioni, poi il trasferimento della Medicina
Penitenziaria alle Asl, già previsto per altro. Risultato: da sei anni
questi professionisti aspettano di prendere servizio. In
Italia i vincitori delle selezioni pubbliche che, pazienti, da anni
attendono di essere chiamati per quel posto tanto sudato sarebbero 100
mila. Questo raccontano le ultime stime della Cgil. Dare numeri certi,
tuttavia, è pressoché impossibile. Una delle poche rilevazioni, è
quella effettuata lo scorso anno dal Ministero della Funzione Pubblica
sulle graduatorie ancora valide dei concorsi a tempo indeterminato
banditi fino al 2011 dalle amministrazioni centrali. Escludendo il
comparto sicurezza, risulta che, su 68 enti considerati, il 25 per
cento dei vincitori devono ancora essere assunti. Per loro nessuna
garanzia e nessuna certezza sui tempi. In teoria le graduatorie scadono
dopo tre anni dalla pubblicazione. Finora molte sono state oggetto di
proroga. L’ultima fino al 30 giugno. E dopo? Semplice: se non ci
saranno ulteriori rinvii saranno annullate. E per i vincitori sarà come
non aver mai sostenuto il concorso. «Purtroppo è così» conferma Antonio
Naddeo, capo dipartimento della Funzione Pubblica. «Ma come è accaduto
in passato non dovrebbero esserci impedimenti per una nuova proroga -
aggiunge – Aspettiamo il nuovo Governo». Ma le rassicurazioni non
accontentano di certo i «beffati del concorso»: vincitori di un posto
pubblico che si sono ritrovati a fare i conti con il blocco del turn
over. «Per contenere la spesa pubblica, lo Stato ha tagliato sui
dipendenti statali. Negli ultimi anni si sono persi 264mila posti»
spiega Giovanni Faverin, segretario nazionale Cisl Funzione Pubblica.
Non basta. Nel luglio 2012 la spending review del Governo Monti ha
ridotto del 10% l’organico nella pubblica amministrazione per quanto
riguarda i dipendenti e del 20% per i dirigenti. E così mentre le
amministrazioni per mancanza di personale sono spesso costrette a fare
ricorso a consulenti esterni per smaltire il lavoro, i vincitori dei
concorsi stanno a casa ad aspettare la chiamata della vita. E poi
ci sono i soldi: milioni di euro spesi ogni anno dalle amministrazioni
per l’organizzazione delle prove: affitto delle sale, commissioni e
servizio di sicurezza. Soldi che rischiano di essere buttati al
vento.
Per rappresentare le istanze dei concorsisti, nel 2010 è nato il
comitato «XXVII Ottobre» che ha contribuito a redigere il testo della
proposta di legge che regolamenta la situazione dei vincitori non
assunti presentata alla Camera da Cesare Damiano. Si chiede, spiega
Alessio Mercanti, il blocco dei concorsi per tre anni «E la creazione
di una graduatoria unica formata dai vincitori non assunti, da cui le
amministrazioni a corto di personale possano attingere».
Lorenza Castagneri
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