Le proposte dei ‘saggi’ sulla scuola delle competenze
Data: Martedì, 23 aprile 2013 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
La conferma a
larghissima maggioranza del presidente Giorgio Napolitano nella carica
di guida della Nazione, rilancia anche l’attualità e la spendibilità
politica delle proposte sulla scuola avanzate dalla commissione
dei "saggi" ed anche molto apprezzate nei giorni scorsi dal
ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.
Nel "documento dei 10 saggi" che alcuni hanno ritenuto poco fruttuoso,
forse diventerà programmatico per il nuovo Governo a larghe intese, e
la scuola viene collocata nella prospettiva di sviluppo e di
crescita sociale.
In esso non vengono riproposte, infatti, le consuete
problematiche connesse all’occupazione, all’organico, ai precari, ma
guarda oltre e assegna alla scuola il compito ed il ruolo di "luogo di crescita e di progresso" e
punta sullo sviluppo che nasce dal miglioramento degli apprendimenti
degli studenti.
"Tutte le analisi condotte sul tema
della crescita economica, si legge nel documento, indicano nella
disponibilità di un capitale umano di qualità uno degli ingredienti
fondamentali per sfruttare appieno le nuove tecnologie, per favorire
l’innovazione e l’aumento della produttività."
La valorizzazione del capitale umano deve venire da una scuola
rinnovata, che non trasmette solo conoscenze, che ormai ognuno trova
nel web, ma da una scuola capace di sviluppare competenze
mettendo al primo posto non la questione dei voti o dei posti di
lavoro, bensì le esigenze della formazione e dell’apprendimento: "Solo una scuola capace di far leggere ai
suoi studenti la società è una scuola in grado di far crescere
l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo e dunque di far crescere in
tutti i sensi il Paese" sostiene Stefano Stefanel.
Le Indicazioni nazionali per la scuola del primo ciclo percorrono,
infatti, questo nuovo sentiero, che sembra difficile far intraprendere
a quanti ritengono che le metodologie e i contenuti finora adottati
sono adeguati.
La proposta di aumentare il tempo scuola senza duplicare le attività
del mattino, indicata nel documento appare una strada percorribile come
risposta all’abbandono e alla dispersione scolastica, ma questo nuovo
tempo scuola si dovrà alimentare di progettualità innovativa e non
ripetitiva dei tradizionali modelli di insegnamento e di contenuti
disciplinari.
Il documento, che analizza le trasformazioni della società civile,
mette in evidenza inoltre come "la
condizione della famiglia di origine condiziona pesantemente l’esito
scolastico e i percorsi di vita" ed i ragazzi di oggi hanno meno
opportunità di evolversi nella scala sociale.
Anche se in teoria la scuola afferma di non essere selettiva di fatto
lo è, specie con gli immigrati, i disagiati, i soggetti
problematici e difficilmente si registrano radicali cambiamenti,
limitandosi spesso al conseguimento degli obiettivi minimi.
L’inclusione non deve essere solo una parola attraverso cui si indicano
i percorsi che il soggetto deve compiere per farsi includere, ma deve
essere il percorso che la scuola compie per includere. I soggetti
deboli che hanno difficoltà a scegliere e a integrarsi e spesso
non lo sanno fare.
Ecco la sfida per una scuola nuova con prospettive di qualità.
Se la Costituzione afferma e garantisce il diritto allo studio
così da poter offrire "reali
opportunità verso gli studenti meritevoli provenienti da famiglie meno
abbienti," occorre puntare sul merito e potenziare i fondi
necessari per sostenere tale riconosciuto diritto. Connettere i
livelli essenziali delle prestazioni col diritto allo studio significa
collegare soldi a merito e tutto ciò, come sostiene Stefanel,
porta all’abolizione del valore legale del titolo di studio in quanto
il titolo di studio così come viene rilasciato oggi noi non
seleziona i migliori, ma estende soltanto la titolarità di diritti
spesso non esercitabili.
Un nuovo scenario ed una nuova pagina ancora bianca si apre per la
scuola italiana che pone in premessa la definizione dei
livelli essenziali delle prestazioni così da poter riconoscere,
premiare e valorizzare merito ed efficienza.
Il documento dei saggi quando mette in relazione "sapere e società" affida alla
scuola una specifica funzione educativa e preventiva nel settore
salute, così da ridurre i costi del settore sanitario e punta sulla
innovazione tecnologica capace di promuovere "nuovi ambienti di apprendimento".
La rivoluzione che comporta il passaggio verso la scuola delle
competenze che rendono spendibili le conoscenze nella concretezza della
vita quotidiana, agevola e favorisce l’intreccio tra scuola e vita
reale, che non possono continuare a restare come settori
chiusi e divisi anche dal tempo scuola, separato dal tempo delle
esperienze di vita.
Lo studente intelligente che sa usare Internet è un soggetto "connesso" ma nello stesso tempo
deve essere critico e attivo, capace di cercare e selezionare, di
archiviare e trovare. La sua cultura
parte integrante della sua vita quotidiana va ricercata e trovata anche
fuori dalla scuola. Ecco perché tra le nove competenze indicate
dall’Europa figura quella che si formula nell’imparare ad imparare. E’
questo un alto traguardo di formazione non facilmente raggiungibile e
da tutti.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
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