La domanda di lunedì 22 aprile 2013
Data: Lunedì, 22 aprile 2013 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Dacci oggi la riflessione quotidiana (22 aprile 2013)

“Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”.
Imparata la lingua italiana, con il contributo determinante della scuola… e della televisione, bisogna ri-tornare ad imparare a scuola i mille dialetti d’Italia? Siete d’accordo?

“Una lingua, voglio dire una lingua materna in cui siamo nati e abbiamo imparato a orientarci nel mondo, non è un guanto, uno strumento usa e getta. Essa innerva la nostra vita psicologica, i nostri ricordi, associazioni, schemi mentali. Essa apre le vie al con-sentire con gli altri e le altre che la parlano ed è dunque la trama della nostra vita sociale e di relazione, la trama, invisibile e forte, dell’identità di gruppo. E fa parte del suo essere e funzionare quella che un grande linguista di questo secolo, Ferdinand de Saussure, chiamò la “force de l’intercourse”, la forza di interscambio: essa cioè è la condizione che ci permette come singoli di apprendere altre e nuove lingue e permette alla comunità di cui siamo parte di aprirsi alla conoscenza e al contatto di altre e diverse e nuove genti.
Come si sa, sono oltre seimila le lingue oggi vive nel mondo. E sono decine e decine quelle parlate da consistenti nuclei demografici. Contro vecchie immagini stereotipate, sappiamo oggi che, indipendentemente da recenti flussi migratori, non c’è paese del mondo di qualche estensione e consistenza demografica che non ospiti cittadini nativi di lingua diversa. L’Italia, con le sue tredici minoranze linguistiche autoctone o insediate fra di noi da secoli e con la sua folla di diversi e ancor vivaci dialetti, è solo degli innumerevoli casi tra i duecento paesi del mondo”.
(Tullio De Mauro)

E cosa sono i dialetti, se non codici linguistici, di geometrie esistenziali”, metriche di convenzioni e di convinzioni, assaggi di conoscenze e di riconoscenze; e se il loro uso è limitato, talvolta, a una ben precisa zona geografica (una regione, una città, un villaggio, un quartiere), il loro significato è profondo e indefinito, il loro valore è grande e immutabile, il loro sapore è indefinito ed eterno. Un noto linguista, scherzosamente, ha ricordato che “una lingua è un dialetto con un esercito e una marina”. A voler sottolineare, che, in fondo, tutte le lingue nazionali inizialmente erano dialetti, che, in seguito a varie vicende storiche ed a particolari condizioni storico-politiche, sono state “adattate” e “adottate” da un’intera comunità nazionale.
(Angelo Battiato)





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