Cincinnato, un mirabile esempio di disinteresse
Data: Giovedì, 18 aprile 2013 ore 08:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Lucius Quinctio CincinnatusLucio Quinzio Cincinnato, (Lucius Quinctio Cincinnatus), Senatore Romano, vissuto nel V Secolo a. C., appartenente alla famiglia patrizia “Quinctia”, venne nominato, nel 460 a. C., “Console suffetto” (Consul suffectus, in latino) e non volle essere rieletto per l’anno seguente.
Durante il suo Consolato, seppe destreggiarsi nella lotta tra patrizi e plebei, riconducendo la calma nella città di Roma.
Nel 458 a. C. venne nominato dittatore, “dictator”, per condurre la guerra contro gli Equi ed i Volsci che si erano di nuovo armati contro Roma.
Egli lasciò a malincuore il suo campiello che coltivava oltre il Tevere ed assolse il delicato compito di dittatore, cioè di supremo magistrato di Roma.
Vinse i nemici presso l’Algido e li obbligò a passare sotto il giogo, le famose “forche caudine”, ed ebbe gli onori del trionfo.
Ma dopo soli sedici giorni dalla vittoria contro gli Equi ed i Volsci, Cincinnato, rinunciò alla dittatura e ritornò al lavoro dei campi.
A Cincinnato gli viene attribuita una seconda dittatura, datagli per combattere Spurio Melio che voleva farse Re, e lui, ormai ottantenne, lo fece citare in Tribunale da Gaio Servilio Ahala, Magistrato dei Cavalieri, e Melio, non presentandosi, venne ricercato ed ucciso e la sua casa  fu  rasa al suolo, ma questi fatti, che si presume siano accaduti nel 439 a. C., non hanno conferme storiche certe, probabilmente, la tradizione romana, ha voluto solamente abbellire la storia delle sue gesta.
Io, semplicemente, voglio far “risaltare” questo lontano personaggio e confrontarlo con il clima ed i comportamenti dei politici dei giorni nostri. Lucio Quinzio Cincinnato, nel 460 a. C., venne eletto Console suffectus, (la carica dei Consoli durava due anni, ma Cincinnato rinunciò al secondo anno del suo mandato e non volle essere rieletto); nel 458 a. C., venne nominato Dittatore, cioè magistrato supremo della Repubblica di Roma, (questa carica durava per sei mesi, ma è lui, dopo sedici giorni dalla vittoria contro gli Equi ed i Volsci, rinunciò all’incarico e si ritirò, oltre Tevere, per dedicarsi al lavoro dei suoi campi).
Oserei dire che, Cincinnato, è, veramente, un mirabile esempio di disinteresse.
Egli fu un buon Amministratore, oltre ad essere un buon Condottiero, ma la peculiarità di questo personaggio è, soprattutto, quella di essere una persona eccezionale, chiamata al servizio della Patria, ma nello stesso tempo non attaccato al potere e quindi, con discernimento straordinario, dopo aver servito lo Stato, rinunciò alle cariche pubbliche e si ritirò per dedicarsi al lavoro dei campi.
Qualcuno, forse, potrà dire che è stato un “caso” unico, un uomo d’altri tempi. Forse sarà vero… Ma io mi permetto di far osservare che  Cincinnato è stato un italico che ha avuto un comportamento esemplare, che ancor oggi viene ricordato per le sue azioni.
E mi viene da pensare che oggi, ahimè, nella nostra Italia, non intravedo… nessun Cincinnato!
Tutti sono attaccati al potere, alla poltrona, e, anzi, mi risulta che, non pochi, hanno due o più cariche pubbliche, e non sono disposti a rinunciarvi.
Mi sa che in questi moderni rappresentanti, non vi è nessun discendente di Lucio Quinzio Cincinnato. Io, invece, nel mio piccolo, voglio onorare il ricordo di questo grande uomo, vissuto nel V Secolo a. C., che si mise al servizio della Sua Patria, ma non ne approfittò, anzi, dopo aver “concluso degnamente il suo lavoro”, lasciò ogni incombenza pubblica per ritornare, oltre Tevere, ad accudire il suo appezzamento di terra.
Si, ancor oggi, nel 2013, il senatore dell’antica Roma, Lucio Quinzio Cincinnato è, sicuramente, “un mirabile esempio di disinteresse”.

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





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