Diario e speranze di un siciliano al nord
Data: Mercoledì, 17 aprile 2013 ore 07:00:00 CEST
Argomento: Redazione


Il nord? È un pensiero che non ho mai avuto. Per principio lo escludevo. Devo dire che al sud stavo bene. Avevo lì il lavoro, una casa, la famiglia, gli amici, gli hobby. Non mi mancava nulla. Poi un giorno ho preso una decisione con mia moglie. Una decisione drastica e imprescindibile. Quella decisione mi ha portato via da casa. Credevamo in ciò, e ci crediamo ancora, nonostante i molti cambiamenti succeduti. L’ultimo giorno del mese di agosto, partii. Destinazione, la Provincia di Latina. Mi attendeva la sede di lavoro degli uffici di Roma. La società da cui dipendo tutt’ora, mi ha assunto subito. La mattina mi sono licenziato, il pomeriggio avevo il contratto. Era il 2010. Sembra impossibile che in Italia possa accadere, ma a me è accaduto.
Mi ero licenziato per una profonda insofferenza verso alcuni miei colleghi e sul “ciclo programmatico della società”.
I colleghi rimasti, oggi, tre anni dopo, sono stati licenziati, due ancora permangono ma presto, toccherà anche a loro. Col tempo, la vecchia azienda, mi ha rimpianto ma, per coerenza, ho dato seguito a ciò che hanno più volte ribadito, la mia onestà, così sono rimasto ai margini.
Ho girato l’Italia, in lungo e in largo, lavorando in molti Enti pubblici, il mio lavoro è quello di ispettore di impianti termici, pubblici e privati. L’ispezione si svolge ovunque così ho un “campo” a trecento sessanta gradi nelle aziende, società private e pubbliche, caserme, insomma posso dire che questo mio lavoro mi dà la possibilità di conoscere “molta” Italia.
Il mio arrivo al nord avviene nell’ottobre del 2011, alla terza settimana. Bergamo è stata la mia destinazione. Dalla storia conosco Bergamo per la prima occupazione, quella dei Galli, Cenomani e Senoni. In latino è conosciuta come Bergomum. La Gallia Transpadana viene quindi annessa alla Repubblica Romana in espansione e, dal 49 a.C., anche Bergomum diviene un Municipio romano.
I romani riedificano il centro secondo gli assi cardo-decumano. A seguito della caduta dell’Impero, Bergomum viene ripetutamente saccheggiata, fino all’arrivo dei Longobardi nel 569, che vi insediano un Ducato. In questo periodo a Bergamo vi fiorirono le seguenti potenti famiglie longobarde: Suardi, Colleoni, Crotti, Rivola, Mozzi, Martinengo. Spodestati nel 774 dai Franchi, la città viene retta da una serie di vescovi-conti. Dal 1098 Bergamo è Libero Comune, e dopo un paio di guerre con Brescia si unisce alla Lega Lombarda contro l’imperatore Federico II. A partire dal XIII secolo, nell’ambito delle lotte tra guelfi e ghibellini, Bergamo cade sotto l’influenza dei Visconti di Milano, che fortificano la Cittadella. Dal 1428 Bergamo entra a far parte della Serenissima Repubblica di Venezia, il cui dominio le porta pace e prosperità.
I veneziani ricostruiscono la città vecchia, erigendo possenti mura difensive. Il dominio veneto continua fino all’epoca napoleonica quando, dopo la breve esperienza della Repubblica Bergamasca, della Repubblica Cisalpina e del Regno d’Italia, con la Restaurazione, Bergamo cade nella sfera austriaca del Regno Lombardo-Veneto. Gli austriaci sono i fautori della prima industrializzazione del territorio bergamasco, con l’impianto di manifatture tessili.
Bergamo prende parte al Risorgimento fornendo buona parte dei Mille. Garibaldi stesso entra in città, con i suoi Cacciatori delle Alpi, l’8 giugno 1859. Dal 1860 Bergamo è parte del Regno, e poi della Repubblica Italiana. Bergamo e la sua provincia contribuirono alla spedizione dei Mille con un notevole numero di cittadini, 174, appartenenti a tutte le classi sociali, escluso il mondo rurale. Alcuni di essi assunsero statura storica e rilevanza nazionale, non solo come garibaldini ma anche come patrioti, per la loro precedente partecipazione agli avvenimenti del 1848.
Infatti, Bergamo è conosciuta anche come la “Città dei Mille”. Ma è anche la città di Giovanni XXIII, il “papa buono”, Angelo Giuseppe Roncalli (Sotto il Monte (BG), 25 novembre 1881 – Città del Vaticano, 3 giugno 1963), il 261º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, 3º sovrano dello Stato della Città del Vaticano. Fu eletto papa il 28 ottobre 1958 ed in meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare un poderoso rinnovamento della Chiesa.
Fu terziario francescano ed è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000. Sono tante le tradizioni che legano il nord al sud. Santa Lucia, per esempio. È una festa molto amata dai bambini per via dei regali che la Santa porta loro la notte del 12 dicembre di ogni anno.
Tante le chiese a lei dedicate, sparse in tutta Italia, diverse anche a Bergamo e provincia: la più famosa è sicuramente quella che si trova nei pressi del Sentierone, nel cuore della Bergamo bene, famosa perché ogni anno migliaia di bambini fanno la coda per andare a “consegnare” la loro letterina contenente le richieste dei giochi desiderati. Tantissime le tradizioni legate al nome di Santa Lucia, come il tramandare, di generazione in generazione, il racconto che Santa Lucia arrivi, la notte del 12 dicembre, a bordo del suo carretto trainato da un asinello per portare i doni ai bambini.
Per ingraziarsi la Santa bisogna fare i bravi e far trovare, davanti l’uscio di casa, una ciotola con del latte per sfamare l’asinello, meglio ancora se accompagnata da un po’ di paglia. Inoltre non bisogna entrare nella stanza in sua presenza, altrimenti la santa getterà la cenere negli occhi del bambino impaziente, rendendolo cieco. In tantissimi paesi della bergamasca è anche tradizione che la Santa arrivi nella piazza del paese portando i doni ai bambini che ivi si riuniscono: diverse sono le amministrazioni comunali che promuovono questa iniziativa, sicuramente bella e lodevole.
Arrivai a Bergamo pieno di entusiasmo. Dal punto di vista lavorativo mi sarebbe stato riservato un compito difficile, ripristinare le cose “rotte”.
Ricordo che, all’inizio, girai molti bar prima di accostarmi ad un buon caffè! (Io amo molto il caffè).
Poi, iniziai a conoscere gente. Politicamente la Provincia di Bergamo è amministrata dalla Lega, anche se, ideologicamente, è di sinistra. Direi che è uno spaccato dell’Italia.
La gente è fredda come un bastone lasciato sott’acqua, magari gelida. Nelle cose semplici non manifestano quella socialità che è tipica del meridionale. Le Chiese sono molto frequentate, anzi grazie a dei volontari vengono distribuiti buoni pasto e posti letto, per i più disagiati.
Per detta loro, i bergamaschi non amano molto i meridionali. Così mentre mi recavo presso il mio ufficio, in Provincia, ho letto molti articoli che denunciavano il degrado della cosa pubblica anche in queste terre del nord. Ho imparato che qui al nord i giornalisti, usano, senza mezzi termini, la parola “corruzione” per definire le tangenti “scambiate” tra politici e imprese private. Reato che, da noi, è, solitamente, mafioso. Così, andando in profondità, ho compreso che ciò che infastidisce di più i bergamaschi è l’omertà del popolo siciliano, e meridionale.
Però la vera omertà l’ho scoperta al nord, dentro gli uffici pubblici, tra gli impiegati statali, un intero popolo incapace di alzare la testa, che fa esattamente quello che fanno nel resto d’Italia: cede ai conflitti di interesse, patteggia per le aziende private amiche, lede e favorisce alcune gare di appalto.
E, spostandomi verso altri Enti pubblici lombardi, le mie convinzioni non sono state smentite. Certo, l’avversità per il sud rimane, prevale il regionalismo contro il regionalismo, alla faccia dell’Unità d’Italia. Anche se è cambiato il modus operandi di molti lombardi, maggiormente rivolti all’accoglienza, anche perché molti di loro sono immigrati meridionali. Come ogni crisi che colpisce un’intera nazione, questo comprensorio, altamente industrializzato, produttore di immense ricchezze, più di 1/3 del PIL italiano, e che dà lavoro a molte persone, è in recessione, com’era plausibile, però, a causa della sua grande forza organizzativa, ha cercato di assorbire il “colpo”, anche se molte imprese hanno chiuso per fallimento o si sono trasferite in altri paesi, più “abbordabili”, come la Svizzera, lasciando sul lastrico molti lavoratori.
Ciò che mi stupisce maggiormente, in questa terra lombarda, è la grande immigrazione di stranieri, che ha creato larghe sacche di criminalità, determinando, nella popolazione, problemi di sicurezza, e a cui la Lega, politicamente, ha dato voce, soprattutto, nel suo periodo di “maggiore gloria”.
Anche il clima è contro noi meridionali, è umido, freddo, senza vento. Spesso mi chiedo: cosa ci faccio qui? La terra lombarda è difficile da raccontare, e ogni angolo di terra è diversa e insondabile. Ma i lombardi, comunque, sono un popolo calmo e virtuoso, tollerante e discreto, liberale e cristiano, contadino e “finanziario”, legatissimo alle proprie tradizioni.
I meridionali che ho conosciuti rimangono in questa terra perché oramai i loro figli si sono ambientati e “lombardizzati”, ma, in cuor loro, vorrebbero ritornare a casa. E qui mi viene in mente quel vecchio detto che mio nonno diceva sempre: “Un uomo quando nasce è legato a due ombelichi: quello materno e quello terreno”. Per questo detto non dispero di ritornare a casa mia, e di portare con me il meglio di questa terra lombarda, per il bene nel mio piccolo paesello, Sortino, in provincia di Siracusa.

Telemaco Aliano





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