Le indicazioni nazionali e le prove Invalsi
Data: Lunedì, 15 aprile 2013 ore 12:54:19 CEST
Argomento: Redazione


In linea di continuità con le Indicazioni Nazionali per le scuole del Primo Ciclo, presentate dal Ministro Fioroni  nel 2007 e approvate con durata biennale,  poi prorogate per ulteriori tre anni in fase sperimentale,  l’attuale Governo ha emanato le nuove Indicazioni nazionali datate  30 maggio 2012 e approvate nel 2013.
Per il prossimo anno scolastico  le nuove Indicazioni dovrebbero costituire un puntuale riferimento per tutte le scuole del Primo Ciclo nell’ottica di un miglioramento della didattica resa funzionale ed organica mediante la redazione del Curricolo verticale che descrive nella gradualità lo sviluppo delle competenze del singolo studente, punto centrale dell’azione educativa e formativa della scuola.
L’esigenza di dotare la scuola pubblica del nostro Paese di alcuni punti di riferimento, scrive Giancarlo Cerini, componente del nucleo redazionale  delle nuove Indicazioni, anche al fine di riconfermare la vocazione inclusiva, democratica e costituzionale del nostro sistema scolastico, orientando le scelte professionali dei docenti, è formalmente riconosciuta da tutti, anche se alcuni si trincerano nell’opacità del non cambiare nulla, dell’aver fatto sempre così, della paura aprioristica di ogni espressione che fa palesare innovazione e mutamento.
La lettura, riflessione, aggiornamento sulle nuova Indicazioni dovrebbe essere salutata come una positiva occasione per rimettere in discussione alcune prassi scolastiche, che oggi si rivelano di scarsa efficacia.
Nel monitoraggio del novembre 2011 alla domanda “Qual è la pratica didattica più diffusa nella tua scuola” il 76% ha risposto : “la lezione frontale”.
La risposta di massa si collega anche alla riduzione delle ore e del personale docente, la mancanza delle ore di compresenza, e quindi la lezione frontale, semplice trasmissione di nozioni e dati crea sempre più profondo il distacco tra insegnamento e apprendimento, non riuscendo a creare un costruttivo ambiente di apprendimento e mortificando di fatto la relazione educativa che la “comunità professionale” dei docenti ha il compito di metter in atto.
Nel testo sono presenti delle espressioni che meritano particolare attenzione e diligente studio, così da tradurle in prassi di ordinaria attività scolastica.
Occorre quindi che qualcosa di positivo si possa  dare ai ragazzi anche in considerazione che le nuove classi di oggi sono molto “colorate” e numerosi sono gli alunni extracomunitari, e la scuola ha il dovere di aprirsi  praticamente e non solo a parole alla multiculturalità.
Sono necessari nuovi metodi e nuove strategie metodologiche, utilizzando anche le nuove tecnologie LIM e Web che favoriscono una maggiore possibilità di incontrare i saperi e il docente ha i compito di veicolare le conoscenze verso i comuni obiettivi per sviluppare nello studente adeguate competenze.
    Questi due riferimenti: le nuove tecnologie nella didattica e la multiculturalità interrogano gli operatori scolastici ad adottare sistemi e metodi adeguati.
Cominciare sin da adesso alle operazioni di avvio del prossimo anno scolastico è segno di managerialità dirigenziale  e istituire gruppi operativi di studio e  occasioni di aggiornamento  per i docenti è quanto mai indispensabile.
Tra le novità delle Indicazioni nazionali c’è quella poco gradita a tanti e riguarda il riconoscimento delle prove Invalsi come strumento necessario e indispensabile per dare contezza dei traguardi di crescita e di sviluppo del sistema nazionale di istruzione.
A questa proposta, che costituisce soltanto una  breve pausa nel mese di maggio, molti docenti intendono rispondere con la protesta  della “(S)valutazione” 
“Tenete a casa i figli nei giorni in cui a scuola ci saranno i test Invalsi, oppure mandateli a scuola dicendo loro di non sostenerli”.  E’ questo l’invito, rivolto ai genitori dalla ‘Rete delle scuole fiorentine’, un’organizzazione cui aderisce un variegato schieramento di insegnanti, studenti e genitori ostili allo svolgimento dei test Invalsi. Gli insegnanti  in molti casi sono  perplessi,  anche in considerazione  del  carattere “ordinario” delle rilevazioni nazionali degli apprendimenti, ribadito dalla legge n. 35/2012 (art. 51, comma 2), e quindi la loro obbligatorietà, lascia ai docenti solo l’alternativa dello sciopero, proclamato dai Cobas,  come  già lo scorso anno scorso con limitati risultati e riproposto anche quest’anno, nei giorni  7,14,16 maggio  date previste per la somministrazione delle prove nei diversi ordini di scuola.
Poco convincenti e per nulla sincere appaiono le pretestuose motivazioni  circa  la , “strategia per cui questo metodo di valutazione dovrebbe diventare perno di tutto il sistema; ciò porterebbe ad un monitoraggio sulle scuole di tipo invasivo”, volto “a far diventare la scuola un addestramento sulla base di un indicatore e i docenti degli impiegati”.
Si tende, invece, a far conseguire ai docenti, professionalmente bravi,traguardi e certificazioni riconosciute e validate da una verifica nazionale a largo raggio e con diversi campi di relazioni e confronti: di Istituto, di Comune, di Provincia, di Regione in riferimento alla media nazionale.
L’impegno professionale di esercitazioni per le prove Invalsi attuate nel corso dell’anno, dai docenti delle classi coinvolte alle prove,  ha di fatto prodotto tra gli studenti l’acquisizione di una maggiore consapevolezza e confronto con i nuovi metodi di valutazione a quiz , pratica adottata in tutti i concorsi e  tutto ciò ha contribuito per gli alunni  lo sviluppo delle capacità di attenzione, concentrazione, selezione che difficilmente si esercitano nell’ordinario svolgimento delle lezioni.
Il boicottaggio dei test, come si legge su TuttoScuola, più nella forma del rifiuto di sottoporli agli alunni che in quella dello sciopero, ha precedenti in altri Paesi, ma ha avuto sempre scarso successo.
Anche  le forti opposizioni registrate in Gran Bretagna, nel 1988 contro l’introduzione dei test, previsti dal National Curriculum voluto dal governo di Margaret Thatcher, malgrado l’ampiezza della protesta, i test finirono per essere accettati.
Nel ricordo della Lady di ferro ben vengano positivi auspici per la scuola italiana.

Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it





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