Precariato - Cancellati 200.000 posti di precari ata e docenti in sei anni
Data: Giovedì, 11 aprile 2013 ore 18:51:25 CEST Argomento: Sindacati
Per effetto
delle riforme avvenute negli ultimi anni: dal libro bianco, ai
regolamenti della Gelmini della legge 133/08, alla legge 111/11 di
Tremonti sul nuovo dimensionamento dichiarato incostituzionale. Per la
Ragioneria dello Stato la maggior parte dei tagli è stata concentrata
negli ultimi due anni. Il presidente Anief e delegato Confedir alla
Scuola, prof. Marcello Pacifico, lo aveva scoperto e denunciato da
tempo, confrontando il numero degli aventi diritto al voto alle ultime
due tornate per l'elezione delle RSU. Ora la conferma arriva dai
tecnici del Tesoro. La riduzione avvenuta tra il 2008 e il 2013 di
4.000 scuole autonome su 12.000 (con la scomparsa di altrettanti posti
di dirigenti, dsga, ata), la riduzione del 35% del personale ATA e di 4
ore del tempo scuola settimanale degli studenti in ogni ordine e grado,
l'introduzione del maestro unico e l'eliminazione dell'insegnante
specialistico di lingua inglese (con la caduta dei livelli di
apprendimento degli alunni dal 2° al 32° posto nei rapporti Pirls), il
tetto sugli insegnanti di sostegno (dichiarato incostituzionale nel
2010), l'innalzamento di un punto percentuale del rapporto
alunni/docenti hanno peggiorato il servizio scolastico, aumentato la
dispersione e peggiorato i livelli di apprendimento dei nostri
studenti, mortificando le aspettative maturate dai 200.000 precari
formati dallo Stato per insegnare e lasciate nel limbo delle
graduatorie ad esaurimento. Soltanto di recente, dopo i ricorso seriali
nei tribunali del lavoro per la violazione della Direttiva europea
1999/70/CE in tema di stabilizzazione, il Governo ha sbloccato migliaia
di immissioni in ruolo senza, però, smettere di discriminare i
supplenti, ai quali continua a non riconoscere gli scatti stipendiali
di anzianità. Per Marcello Pacifico “questi dati ci confermano che le
riforme approvate negli ultimi anni sulla scuola sono state dettate
soltanto da esigenze di risparmi senza alcun progetto pedagogico. È
arrivato il momento di cancellarle in questa legislatura e puntare
verso una direzione opposta: obbligo scolastico fino all'università,
riforma dell'apprendistato, aumento degli investimenti e degli
organici”.
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