Supplenti a 'rischio stipendi' da aprile a giugno
Data: Giovedì, 11 aprile 2013 ore 06:45:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


I presidi sperano che il corpo docente di cui dispongono si mantenga in buona salute e senza problemi fino alla fine dell'anno scolastico. Ma non è detto. Solo che non vi è certezza che nei mesi di aprile, maggio e giugno potranno essere pagati ai supplenti i giorni di servizio effettuati. Che cosa accade? Nel mese di dicembre il ministero per l'Istruzione ha assegnato una somma ad ogni istituzione scolastica, affinché tramite la tesoreria unica si potesse far fronte alle nomine dei supplenti temporanei.
Lo stesso Miur comunicava che avrebbe verificato mensilmente la somma giacente nei conti delle singole scuole, al fine di provvedere alle eventuali assegnazioni integrative rispetto alla dotazione originaria. Alla luce di queste premesse, la situazione delle scuole catanesi appare ora molto diversificata. Se il fabbisogno per coprire le supplenze di qualche giorno per motivi di salute appare statisticamente analogo nei diversi plessi scolastici, diversa è la situazione per lunghe assenze dovute in applicazione della legge 104 (per l'assistenza a disabili e/o invalidi), permessi per diritto allo studio, infortuni, congedi per puerperio o per malattie di minori. Vi sono infatti scuole che davanti ad assenze «di lungo corso» si vedono costrette a nominare docenti supplenti, praticamente fino al termine dell'anno scolastico. E sono proprio questi istituti che sono oggi in una situazione difficile per mancanza di «ossigeno» finanziario. In assenza delle integrazioni, fino ad oggi non pervenute, devono sperare che il ministero provveda urgentemente alle ulteriori assegnazioni economiche a suo tempo promesse. Se ciò non accadrà entro questa settimana, diventa facilmente prevedibile l'impossibilità di pagare puntualmente gli stipendi di aprile ai supplenti. Lo stesso discorso si porrà per i mesi di maggio e giugno. E' un problema che sta assillando non poco i dirigenti scolastici di numerosi istituti, nella consapevolezza che si rischia di creare problemi proprio a quella fascia di dipendenti precari che costituiscono l'anello più debole della catena degli operatori della scuola, tra l'altro in un momento di crisi generalizzata che richiederebbe invece un adeguato sostegno al reddito minimo per i ceti economicamente più fragili.

Mario Castro - La Sicilia





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