Dati Istat impietosi: il potere d’acquisto di 3 milioni di dipendenti pubblici torna a 20 anni fa
Data: Mercoledì, 10 aprile 2013 ore 08:00:00 CEST Argomento: Sindacati
Marcello Pacifico
(Anief-Confedir): stipendi bloccati, -275mila posti di lavoro, nuovi
tagli in arrivo. È un sacrificio che non ha eguali tra i lavoratori
italiani. Sono ancora una volta i lavoratori della pubblica
amministrazione a pagare più di tutti gli altri le scelte scellerate
adottate dai Governi degli ultimi anni: la conferma arriva dai dati
Istat di oggi, contenenti il “congelamento” degli stipendi dei
dipendenti statali nel mese di febbraio, con l’indice delle
retribuzioni contrattuali rimasto invariato rispetto a gennaio. A cui
si aggiunge una crescita davvero modesta su base annuale, molto al di
sotto dell’inflazione. Se a questo aggiungiamo che anche la capacità
economica delle famiglie consumatrici, sempre tenuto conto
dell'inflazione, nel 2012 rispetto all’anno precedente si è ridotta di
quasi il 5%, un calo annuale che non si toccava dal 1995, viene da sé
che gli oltre 3 milioni di dipendenti e dirigenti statali vivono oggi
con un potere d'acquisto corrispondente a quello di 20 anni fa. “Si
tratta di un sacrificio che non ha eguali tra i lavoratori italiani –
spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato alla gestione del
contenzioso per la Confedir – la cui parabola discendente ha preso
inizio con il blocco dei contratti introdotti con la legge 122 del
2010. Con il peggio che deve ancora venire, visto che si parla
insistentemente di introduzione di incentivi attraverso esclusivamente
il merito. Il caso della scuola è emblematico, con gli scatti
automatici di docenti e Ata recuperati solo attraverso una parziale una
tantum e con i futuri fortemente in bilico. Tutto questo, peraltro,
accade malgrado si tratti di scelte che contrastano palesemente diversi
articoli della Costituzione: l’1, il 36, il 39 e il 41. E non a caso la
questione è stata già censurata dalla Consulta, attraverso la sentenza
223 dell’ottobre scorso che ha di fatto ‘cassato’ il blocco degli
scatti stipendiali dei magistrati”. Non si capisce perché a pagare il
conto più “salato” debbano essere sempre i dipendenti pubblici. Non
bisogna infatti dimenticare che stiamo parlando di una categoria
martoriata anche dai tagli agli organici: a differenza dei dati
ufficiali, che indicano una riduzione di 230 mila posti negli ultimi 5
anni, Anief-Confedir ha infatti rilevato, andando a confrontare gli
aventi diritto alle elezioni del rinnovo delle rappresentanze sindacali
dello scorso anno rispetto a quelle del 2006, che mancano all’appello
275 mila unità di lavoro. Di queste, 200 mila appartengono alla scuola
e le altre al resto della pubblica amministrazione. “Ma non è finita –
continua Pacifico – perché è di questi giorni l’annuncio da parte del
ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, della volontà
dell’amministrazione di ridurre di un ulteriore 10% il personale
dipendente. E addirittura del 20% quello dei dirigenti. Lo scenario che
si sta preparando è quindi quello di un Paese dallo sviluppo economico
bloccato e che si trascina verso un’indicibile recessione”. Per tutti
questi motivi, Anief e Confedir annunciano la ferma intenzione di
avviare un contenzioso con chi amministra le sorti dei lavoratori
pubblici, al fine di riportare dignità a dei professionisti dello Stato
trasformati da chi ci governa (male) in vittime sacrificali per far
quadrare i conti. “A tal proposito – conclude il sindacalista – va
ricordato che negli ultimi 10 anni, proprio mentre si tagliavano
spregiudicatamente stipendi e posti di lavoro nello Stato, il
contributo pubblico ai partiti è cresciuto del 100%”.
www.anief.org
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