Il prof riceve su Skype
Data: Mercoledì, 10 aprile 2013 ore 04:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Prima di Pasqua si sono tenuti i colloqui scolastici con gli insegnanti. Nella scuola superiore frequentata da mia figlia ci si prenota in anticipo su un foglio fornito dalla scuola. I docenti fissano un orario seguendo il loro carnet, e lo trascrivono sul foglio; con questo in mano ci si reca ai colloqui. Fuori dalle aule, contrassegnate da cartelli con i nomi degli insegnanti, stazionano i genitori. Si fa la fila. La professoressa di Storia dell’arte impiega più tempo del previsto nei colloqui, quindi la sequenza programmata salta. Si è in attesa, a volte persino trepida, per sapere com’è l’andamento scolastico dei propri figli. Nessuno sgomita, nessuno preme per entrare prima. Così nei corridoi ci si scambiano opinioni e si fanno conoscenze. Si entra timorosi nelle aule, quasi un ritorno sui banchi. Un amico mi ha raccontato di essere tornato nella sua scuola delle medie superiori, dove studia ora la figlia, nella medesima aula, sedendosi nello stesso banco, per ascoltare l’insegnante. Molte scuole italiane - intendo gli edifici - sono rimaste identiche a com’erano trenta o quaranta anni fa: il tempo sembra essersi fermato. Entro breve i genitori non vi entreranno più. A  Milano nelle scuole gestite dal Comune - il liceo civico Manzoni - si sta adottando il colloquio via Skype. Niente più faccia a faccia con i docenti di matematica o d’italiano; interlocuzione avverrà attraverso il video, da casa, dall’ufficio, o magari dal treno, con le cuffie, se Skype è installata su uno smartphone. Per chi non è abile con web, e con i sistemi digitali, ci saranno corsi specifici. Cosa si perde e cosa si guadagna nel ricevimento a distanza? Si perde il contatto che si ha solo di persona, nel faccia a faccia, che permette di conoscersi meglio reciprocamente. E, almeno per i genitori, di farsi un’opinione degli insegnanti cui è demandato il compito di istruire i propri figli. Con il video si concentra invece soprattutto sulle espressioni facciali e sulla voce, e molti dettagli dell’insieme si perdono. In compenso, si risparmierà tempo, poiché si potrà farlo senza muoversi da dove ci si trova. La tecnologia ci aiuta a guadagnare tempo. Ma cosa ne faremo di questo tempo risparmiato? Lo useremo per stare di più con i nostri figli, o invece per intensificare ulteriormente le nostre attività di lavoro? Oppure, come ci accade, per coltivare la nostra presenza nei social network?
Marco Belpoliti
www.lastampa.it





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