Contributi 'volontari', rivolta dei presidi: "Con più fondi non chiederemmo nulla"
Data: Lunedì, 01 aprile 2013 ore 09:47:13 CEST Argomento: Rassegna stampa
Scontro tra il
Ministero, che ha bacchettato quegli istituti che impongono alle
famiglie di pagare una somma non dovuta per legge pena la non
iscrizione dei figli, e l'Associazione delle scuole autonome: "È ora di
smetterla con le ipocrisie" - RIVOLTA dei presidi contro i rimbrotti
del ministero sui "contributi volontari" che le scuole sono costrette a
richiedere alle famiglie. "Basta con le ipocrisie", risponde l'Asal
(l'Associazione delle scuole autonome del Lazio) alla circolare dello
scorso 7 marzo in cui il capo dipartimento di viale Trastevere,
Lucrezia Stellacci, striglia quei presidi che pretendono dalle famiglie
il versamento "volontario". La storia inizia qualche mese fa, quando
gli studenti denunciano alcuni presidi che pretendono il versamento
chiedendo un intervento del ministero. "Si ritiene - si
legge nella nota ministeriale dello scorso 7 marzo - che
simili comportamenti, oltre a danneggiare l'immagine dell'intera
amministrazione scolastica e minare il clima di fiducia e
collaborazione che è doveroso instaurare con le famiglie, si
configurino come vere e proprie lesioni del diritto allo studio
costituzionalmente garantito". Il riferimento diretto è ad alcuni
presidi che hanno minacciato di non iscrivere i figli a scuola, se non
dopo il pagamento dell'obolo volontario, o di quelli che hanno
minacciato di non consegnare la pagella o altre ripercussioni nei
confronti dei 'morosi'. Una situazione, quella dei contributi volontari
fatti passare per obbligatori, denunciata di recente anche da una nota
trasmissione televisiva. Con la circolare di due settimane fa, il
ministero ricorda la natura volontaria del contributo e che in assenza
di versamento "nessuna capacità impositiva viene riconosciuta
dall'ordinamento a favore delle istituzioni scolastiche, i cui Consigli
d'istituto, pur potendo deliberare la richiesta alle famiglie di
contributi di natura volontaria, non trovano in nessuna norma la fonte
di un vero e proprio potere impositivo che legittimi la pretesa di un
versamento obbligatorio". Ma i presidi non ci stanno ad essere dipinti
come soggetti autori di "comportamenti vessatori e poco trasparenti"
che dovrebbero assicurare una "gestione corretta ed efficiente delle
risorse pubbliche" e dovrebbero "far leva sullo spirito di
collaborazione e di partecipazione delle famiglie le quali, si è certi,
ben comprendono l'importanza di risorse aggiuntive per la qualità
dell'offerta". "Nella nostra limitata ottica di gestori delle
istituzioni scolastiche - dichiara Giuseppe Fusacchia, presidente
dell'Asal - non sappiamo da quali ispirate fonti il ministero tragga
tale certezza; quello che sappiamo, invece, è quali e quante difficoltà
le scuole incontrino per convincere le famiglie della necessità di
contribuire economicamente alla fornitura di servizi basilari alla
propria utenza per i quali le risorse pubbliche non pervengono più da
anni". E puntano il dito contro lo stesso ministero e gli enti locali
che dovrebbero sostenere le scuole pubbliche. E giù un lungo elenco di
problemi e inadempienze cui devono fare fronte giornalmente i dirigenti
scolastici per sopperire alle carenze di fondi pubblici. "Può una
scuola non essere dotata di materiali igienici nei bagni? Può una
scuola non disporre della possibilità di effettuare fotocopie di
materiali didattici per gli alunni? Può un istituto tecnico industriale
non disporre di reagenti nel laboratorio di chimica? Può un laboratorio
informatico non prevedere un abbonamento per l'accesso ad Internet? Può
l'installazione delle Lavagne interattive multimediali (le Lim) nelle
aule (tanto care al ministero) non prevedere i costi per la
sostituzione delle lampade dei videoproiettori?", si chiedono
provocatoriamente i capi d'istituto. Ma non solo: Fusacchia chiama in
causa anche comuni, province e regioni. "E che dire degli arredi
scolastici, della manutenzione di edifici scolastici fatiscenti, della
sicurezza? L'elenco delle inadempienze della nostre amministrazioni è
davvero impressionante, ma la colpa - dicono ironicamente i
presidi - è delle scuole che vessano le famiglie! E da
questo furore moralizzatore non si salva nessuno: né i dirigenti
scolastici, che incorrerebbero in una 'grave violazione dei propri
doveri d'ufficio', né i Consigli d'istituto, che non avrebbero 'alcun
potere di imposizione' di tali contributi". "È ora di smetterla con
queste ipocrisie: il Ministero, così sollecito nel fustigare
comportamenti magari eccessivi da parte delle scuole si impegni a
garantire alle scuole finanziamenti sufficienti per il loro buon
funzionamento (quelli attualmente assegnati sono di entità ridicola)
oppure dica chiaramente che non è in grado di assicurare elementi
essenziali del servizio, che riguardano tutti gli alunni e per i quali,
quindi, le famiglie sono chiamate obbligatoriamente a contribuire".
Salvo Intravaia
www.repubblica.it
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