Province: Legge regionale 7/13 già in vigore. I Consorzi entro il 31 dicembre
Data: Domenica, 31 marzo 2013 ore 08:00:29 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Per la Ragioneria generale si potrebbero risparmiare fino a circa 50 mln annui, per Crocetta anche 100. Pubblicate sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana le “Norme transitorie” - PALERMO – Dieci, cinquanta, cento. Non sono numeri buttati lì a caso, né tantomeno un bollettino di guerra, ma la quantificazione altalenante che ogni giorno il presidente Rosario Crocetta e i suoi sodali comunicano agli organi di stampa in merito al risparmio derivante dall’abolizione delle Province. Una cosa, intanto, è certa: è stato pubblicato proprio ieri sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana la Legge n. 7 del 27 marzo del 2013, recante “Norme transitorie per l’Istituzione dei liberi Consorzi comunali”. È stata approvata al termine della seduta furibonda del 20 marzo scorso, dove gli onorevoli di centrodestra non hanno lesinato accuse feroci verso la maggioranza. Ma alla fine la linea intransigente del Governo è passata, con 51 voti favorevoli e 22 contrari. È, dunque, legge l’iter che metterà definitivamente in soffitta le Province incostituzionali. Il primo comma dell’art. 1 della Legge regionale 7/2013 stabilisce che “entro il 31 dicembre 2013 la Regione, con propria Legge, in attuazione dell’articolo 15 dello Statuto speciale, disciplina l’istituzione dei Liberi consorzi comunali per l’esercizio delle funzioni di governo di area vasta”. Nella legge si specifica, vincolando dunque i tecnici che dovranno regolamentare i costituendi enti (la prudenza non è mai troppa), che “gli organi di governo dei Liberi consorzi sono eletti con sistema indiretto di secondo grado. Con la predetta legge sono disciplinate le modalità di elezione, la composizione e le funzioni degli organi suddetti”. Fuori da questa previsione Palermo, Catania e Messina per le quali è previsto un regime diverso. Il secondo comma stabilisce che “la legge di cui al comma 1 disciplina, inoltre, l’istituzione nel territorio della Regione delle città metropolitane”. Adesso bisognerà vedere concretamente chi si occuperà della redazione del testo da approvare entro la fine dell’anno. Invero, la questione è già emersa nel corso della seduta che ha approvato la suindicata legge, in cui si è discusso se affidare il compito a una “Commissione speciale”. Il presidente della Regione, a tal proposito, ha spiegato che “il Governo, tenendo conto che già esiste la Commissione Affari istituzionali, intende costituire non una Commissione, ma un gruppo di lavoro, allargato al pluralismo politico e anche a professionisti vari”.
Quanto si risparmia.
Dicevamo all’inizio che sul risparmio se ne sono sentite di tutti i colori. L’ultima volta che il governatore ha aperto bocca sull’argomento ha tirato fuori tre cifre: “Con l’abolizione delle Province solo sulle indennità di carica risparmieremo oltre 10,3 milioni di euro all’anno e per le attività istituzionali altri 50 milioni di euro annui. Se poi aggiungiamo anche le società partecipate e i debiti che accumulano, raggiungiamo la somma di un risparmio di circa 100 milioni di euro l’anno”. Il ragioniere generale della Regione, Mariano Pisciotta, nella relazione tecnica al Disegno di legge “Norme transitorie per l’istituzione dei liberi Consorzi”, non sembra proprio dello stesso avviso. Nel documento, infatti, si legge che “per il settore pubblico la quantificazione di tale risparmio annuo a regime, stimabile in base ai dati di consuntivo 2010 (impegni), è pari a complessivi 50.491.843”. Una somma che si avvicina almeno a una di quelle “sparate” da Crocetta a reti (quasi) unificate. Subito dopo però nella relazione si precisa che “in base all’attuale situazione e tenuto conto delle scadenze naturali dei mandati si può stimare, in via prudenziale, un risparmio per il settore degli enti locali pari a circa 29.490.000 euro”.
Al QdS, non contenti dei dati diffusi da altri, nell’inchiesta di sabato 9 marzo 2013, abbiamo fatto la nostra “personale” cresta ai costi degli Enti cerniera. Dalla somma dei rendiconti (2011) di tutte e nove le istituzioni presenti nell’Isola risultava una spesa corrente complessiva di 537 milioni di euro. Al suo interno c’è di tutto: dagli uffici al parco mezzi, ai prodotti di cancelleria e fino, ovviamente, al personale. Pensare che quel numero sia un monolite da tagliare, sic et simpliciter, in tronco è mera utopia. Nonché ingiusto, dato che scoppierebbe una vera e propria emergenza sociale legata ai licenziamenti. Il risparmio sicuro è quello che deriverà dalla soppressione di Consigli e Giunte provinciali: via la pletora dei 350 rappresentanti tra presidenti, consiglieri e assessori. Secondo un’indagine Istat, nel 2009 solo le indennità per gli “organi istituzionali” sono costate ai cittadini oltre 6 milioni di euro. Non solo, ma a saltare saranno pure centinaia di consulenti esterni, esattamente 303, comunicati nel 2011 dalle Province al Ministero della Funzione pubblica. Da questa ulteriore voce, stando a tali dati, si risparmieranno oltre 4 milioni di euro. In totale, tra stipendi politici e incarichi “tecnici”, arriviamo a quei 10 milioni di euro sbandierati dal Crocetta. Ma il risparmio potrebbe essere ben più consistente. Al netto delle spese del personale, le spese correnti si attesterebbero sopra i 300 milioni di euro l’anno. Una cifra che serve a garantire, tra l’altro, il funzionamento di uffici e di alcuni servizi essenziali, dalla viabilità alla scuola. È probabile, però, che una seria razionalizzazione delle spese possa dimezzare un apparato così elefantiaco. La parola ora passa alla Commissione o gruppo “speciale” che dir si voglia.
I liberi Consorzi in pillole (in base al Ddl governativo)
Cosa: I Consorzi comunali sono Enti di secondo livello. In pratica, i sindaci aderenti al Consorzio compongono il Consiglio consortile ed eleggono, tra di loro e con un voto ponderato sulla popolazione rappresentata, il presidente e la Giunta.
Come: I Consorzi devono avere una popolazione residente complessiva non inferiore a 150.000 abitanti. Assume il ruolo di “Capofila” il Comune già capoluogo di Provincia o con il maggior numero di abitanti.
Perché: Essenzialmente per ridurre i “costi politici” e di “apparato”. Il Ddl (ma anche la Legge 7/2013) stabilisce che “ai sindaci che rivestano la carica di presidente o di assessore del Consorzio, nonché ai consiglieri, non può essere corrisposto alcun compenso”. 
Già in vigore. Sospeso il rinnovo degli organi politici delle Province
PALERMO - La Legge n. 7 del 27 marzo 2013 sancisce anche il commissariamento di tutte e nove le Province.
Lo dice a chiare lettere il terzo comma dell’art.1: “Al fine di consentire la riforma della rappresentanza locale (..) è sospeso il rinnovo degli organi provinciali. Agli organi delle Province regionali che cessano per scadenza naturale o anticipata nel corso del 2013, si applica, sino al 31 dicembre 2013, la disciplina prevista dall’articolo 145 dell’ordinamento amministrativo degli Enti locali nella Regione siciliana (decreto legislativo presidenziale 29 ottobre 1955, n. 6) approvato con legge regionale 15 marzo 1963, n. 16”. Il quarto comma, invece, specifica che anche le Province già commissariate cambieranno il commissario. “Per gli organi delle Province regionali già sottoposti a commissariamento, i poteri e le funzioni dei commissari straordinari in carica cessano a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge (cioè da ieri, nda) e si applica, sino al 31 dicembre 2013, la disciplina di cui all’articolo 145 dell’ordinamento amministrativo degli enti locali nella Regione”.
Ma cosa dispone l’art. 145 della legge regionale 15 marzo 1963, n. 16? “Con il decreto presidenziale che dichiara la decadenza del Consiglio o ne pronuncia lo scioglimento è nominato un commissario straordinario scelto, su proposta dell’assessore regionale per gli Enti locali, tra i funzionari direttivi in servizio presso l’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e delle Autonomie locali che hanno svolto funzioni ispettive, di vigilanza e di controllo nei confronti degli Enti locali da almeno cinque anni o tra i dirigenti, aventi professionalità amministrative, dell’amministrazione della Regione o dello Stato, in servizio o in quiescenza. Nell’ipotesi di cessazione anticipata e di elezione congiunta del presidente e del Consiglio, si procede con le modalità del primo comma”.
Antonio Leo
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