Lingue e laboratori ecco che cosa vogliono gli studenti del futuro
Data: Giovedì, 28 marzo 2013 ore 05:00:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Le iscrizioni alle
superiori per il prossimo anno vedono in testa licei linguistici e
scientifici applicati (senza latino). Il ministro Profumo: “C’è un
aspetto positivo della crisi, il territorio e la ricerca fanno emergere
le nuove specializzazioni” - ROMA Materie scientifiche, lingue,
manualità: è questo che hanno scelto buona parte delle famiglie e degli
studenti italiani alle prese con le iscrizioni alle scuole superiori
per l’anno scolastico 2013/2014 ,dopo un anno di crisi durissima che ha
portato altri tagli anche alle speranze oltre che ai posti di lavoro. È
lì che gli italiani immaginano che esista ancora un futuro: nei numeri
o nella scienza, nella fuga all’estero o in un’attività manuale. Finita
l’epoca degli italiani popolo di umanisti e letterati, quasi azzerate
le possibilità di guadagnare qualcosa con le parole, i nuovi
adolescenti si affidano ad altro. Calano quindi le iscrizioni al liceo
classico: sono in 31591 ragazzi a sceglierlo, ma dal 6,6 per cento del
totale dello scorso anno sono scesi al 6,1 per cento del totale. Calano
anche gli iscritti al liceo scientifico: sono 85008 ad averlo scelto,
il 16,5 per cento del totale contro il 18,1 per cento dello scorso
anno. Inarrestabile invece, l’ascesa di licei linguistici e scientifici
applicati. Il primo è stato scelto da 43172 ragazzi, l’8,4 per cento
del totale rispetto al 7,2 per cento dello scorso anno. E in 32431 si
sono orientati verso il liceo scientifico applicato, uno scientifico
senza latino ma con tante ore di laboratorio e di materie scientifiche.
Sono il 6,3 per cento del totale degli iscritti contro il 4,1 per cento
dello scorso anno. Una nuova Italia si sta formando e il ministro
dell’Istruzione Francesco Profumo ha preparato un corposo dossier con
mappe, grafici e tabelle che la racconta con la precisione dei dati.
«Le famiglie hanno reagito ancora una volta molto bene - spiega il
ministro - Non si sono fatte spaventare dai dati negativi sulla cassa
integrazione, nè dagli scenari foschi. Hanno avuto fiducia nella parte
industriale del nostro Paese, considerando che è solida e che conviene
investire proprio sulle industrie per costruire il futuro dei loro
figli. È la conferma di un Paese che funziona, che risponde con
concretezza alle difficoltà». La concretezza è molto evidente
quando si va a considerare le scelte nel dettaglio, e ci si rende conto
che le scelte degli studenti italiani seguono logiche molto precise. In
Lombardia, ad esempio, a scegliere gli istituti alberghieri sono poco
più di 4mila giovani, la metà di quelli che si sono iscritti a un
tecnico con indirizzo amministrazione, finanza e marketing. In regioni
del Sud come Calabria, Sicilia, Sardegna o Campania, invece, è il
contrario, perché di sicuro chi intende restare ha maggiori possibilità
di trovare lavoro nel settore turistico che in quello della finanza. Il
dossier mostra anche nel dettaglio i settori di specializzazione scelti
nelle diverse aree italiane. Piemonte, Lombardia, Lazio, Campania e
Puglia sono le regioni dove c’è stato il maggior numero di iscritti nei
tecnici con indirizzo trasporti e logistica, quello che poi permette
una specializzazione nell’aerospaziale. E sono proprio le regioni dove
esistono concrete possibilità di lavorare nel settore. Nel mondo dei
Beni Culturali ad offrire opportunità sono soprattutto regioni come
Lazio, Campania e Sicilia, le stesse in cui si concentra il maggior
numero di iscritti nei licei artistici. Lo stesso vale per le start up
introdotte dal governo Monti con il decreto sviluppo. Dopo pochi mesi
ne sono state create già più di 300. Il Piemonte è la regione con il
maggior numero di iniziative imprenditoriali innovative, quasi
cinquanta, seguita dalla Lombardia e dal Veneto. E di sicuro non
è un caso - come sottolinea anche il ministro Profumo - che i ragazzi
che si sono iscritti agli istituti dove si occupano di Ict, tecnologie
per «Smart communities», siano in particolare quelli del Piemonte,
della Lombardia, del Veneto. del Friuli Venezia Giulia, dell’Emilia
Romagna. «L’altro aspetto positivo di questa crisi - continua infatti
il ministro - è che esistono attori lungimiranti che stanno non solo
creando lavoro ma anche aggregando il Paese, unendolo in nome di un
obiettivo comune. Un tempo si decideva dall’alto dove si doveva creare
sviluppo industriale, adesso sono il territorio e la ricerca a far
emergere le specializzazioni settoriali. Mi auguro che il prossimo
governo vada avanti lungo questa strada, mettendo in atto una politica
capace di guardare a medio termine, perché soltanto sapendo e
programmando si riesce a dare alle famiglie e ai ragazzi quello che
chiedono in termini di formazione».
Flavia Amabile
www.lastampa.it
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