Papa Francesco e la sua grande carica d’amore
Data: Domenica, 24 marzo 2013 ore 07:30:00 CET
Argomento: Redazione


Lo dico subito: ciò che mi colpisce e mi affascina di questo nuovo papa Francesco, così semplice nei modi, quanto sicuro e rigoroso nella dottrina, è la sua gande carica d’amore - solare, schietto, e quasi furioso! Un amore che apre i cuori a sperare in un mondo rinnovellato, più giusto e più umano, e più vicino allo spirito evangelico,  alle sofferenze dei poveri, e al loro riscatto, più caritatevole e misericordioso verso gli indifesi e gli emarginati, soprattutto. Un amore ottimista e incoraggiante, anche se scomodo, forse, come è scomoda - e paradossale - la parola del Vangelo di Cristo, per ogni spirito farisaico e filisteo! 
Siamo di fronte a una rivoluzione felice del Cristianesimo?
A una svolta epocale dell’etica  pubblica e privata, finora vera  grande vittima del nostro tempo?
A una rinascita dei cuori?
A un annunzio di verità e di giustizia, anche sociale? 
Visti i segni dell’uomo, che preferisce farsi chiamare Padre, anziché  “Santità”, che scende dal “soglio”, nel giorno della sua “intronizzazione”, per andare tra la folla ad abbracciare, contravvenendo ai riti formali, i bambini, i disabili, gli umili e i sofferenti prima dei potenti  e dei ricchi; che rinuncia al fasto regale e dorato degli ornamenti  liturgici, in nome della sobrietà e della semplicità, e si appella agli uomini di buona volontà perché si facciano operatori di pace e di fratellanza, nonché  vigili custodi del creato e degli equilibri vitali della Natura; visti, dicevo, questi segni, è facile presagire che per la Chiesa e la Curia  di Roma, e per il mondo intero dei laici credenti e no, nulla potrà essere  più come prima!
L’annunzio del “Vangelo dei poveri” (Mounier) , non ha nulla da spartire con le Banche e con le speculazioni finanziarie; nulla col capitalismo del mondo globalizzato, e nemmeno con quello sedicente sociale di certa politica nostrana, ipocrita e classista. L’ideale di vita evangelico risiede nella fratellanza e nell’amore per il prossimo, e nell’ equa  condivisione dei beni, contro ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Un Papa comunista? Niente affatto! Il limite metafisico del comunismo - e questo lo sa perfettamente il francescano gesuita - rende impossibile la capacità di soluzione finale dei problemi che investono l’essenza stessa dell’uomo.
Se è vero che non si può fare un discorso sulla liberazione dell’uomo, prescindendo da certe categorie marxiste, è anche vero che non bisogna confondere col marxismo un discorso di fede che pone la liberazione dell’uomo nella prospettiva  della speranza cristiana, che ha un valore escatologico; questa non comporta, certo, una fuga dalla storia, o la rinuncia all’impegno politico concreto e militante.
Ma, il cristiano lo sa, nella prospettiva della speranza cristiana la lotta per una maggiore giustizia sociale si situa in pieno in un processo salvifico che abbraccia tutti gli uomini e tutta la storia umana.
La lotta per la giustizia, per la pace e per la fratellanza è lotta, in definitiva, per il Regno di Dio.

Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-2481236.html