Un viaggio a Petralonga
Data: Domenica, 24 marzo 2013 ore 06:00:00 CET Argomento: Redazione
Petralonga si trova
in un territorio di campagna che si diparte da sotto il cimitero di San
Teodoro, U Casali, ed arriva fino al torrente, un affluente del fiume
Troina, da dove, attraversandolo, si giunge alle contrade di
“Chiummini” e più in là verso “Sciamani”, che si inoltrano nel
territorio di Troina.
Petralonga, una grossa roccia ben radicata in questo aspro territorio,
a quasi tre chilometri di distanza dal cimitero, si innalza per quasi
cinque metri ed ha la forma di “un lungo dito” puntato verso l’alto, in
direzione del paesino. Vicino alla roccia vi è la trazzera che porta al
torrente e, nello stesso tempo, sale verso il paese.
Durante gli anni della mia fanciullezza, andando con il mio nonno
materno per i “Chiummini”, passavo vicino a questa grande roccia e, mi
ricordo che, assieme ad altri ragazzi, per diverse volte, mi
avventuravo sulla sommità di quel “lungo dito”.
Adesso, credo che siano passati più di 45 anni che non calco più quella
trazzera e quei “posti ameni”, e che non contemplo quella famosa
roccia, ben radicata, per volontà divina, su quel luogo.
Volendo continuare il “mio viaggio introspettivo”, mi è balenata in
mente, quasi per caso, questa roccia “originale e unica”, che, con
l’andar del tempo, presumo, è diventata ancora di più “solitaria”.
Inoltrandomi in questo viaggio immaginario, da casa mia, mi ritrovo
proiettato ai piedi della roccia, a contemplare… Petralonga!
Non oso inoltrarmi su di essa, ma la guardo, dal basso in alto, sempre
lì stagliata, da tempo immemorabile, testimone silenziosa di
avvenimenti e cambiamenti millenari.
Ripenso alla mia fanciullezza, quando, passando da lì vicino, andavo
con mio nonno materno verso i “Chiùmmini”, a lavorare la terra. Ci
andavamo assieme all’asina, “a scecca”, che per tanti anni è stata la
fedele compagna di lavoro di mio nonno. Mi ricordo i tempi della
mietitura del grano, della trebbiatura, dove l’unico strumento erano
gli animali che “pestavano” le spighe, e poi con il tridente, complice
il vento favorevole, si separava il grano dalla pula. Il lavoro della
trebbiatura era un vero e proprio rito, che mio nonno e gli altri
contadini compivano con fatica e con gioia, e che mi attirava molto.
Oggi, a 64 anni, trovandomi in modo immaginario ai piedi di Petralonga,
dico che quella roccia rappresenta, per me, il lungo corso della vita
dell’uomo e nello stesso tempo la precarietà, la fragilità della
condizione umana. Gli uomini passano, Petralonga resta, sempre lì, al
suo posto.
Mi immergo nella contemplazione di Petralonga, e mi viene in mente la
“pietra filosofale”, cioè la pietra di paragone, oppure la “pietra
miliare”, cioè una tappa fondamentale.
Pietra filosofale, cioè il concetto di realtà e posizione dell’uomo, e
pietra miliare, che rappresenta la tappa fondamentale del percorso di
un individuo.
Ma guardando Petralonga, e considerando la sua mole, mi fa pensare
anche alla sicurezza, fermezza, stabilità, robustezza, potenza, come da
sempre lo è Petralonga. Ma altre volte, ahimè, mi fa pensare
all’insensibilità, all’irresponsabilità, a cui noi uomini, spesso, ne
siamo preda.
Ma Pietralonga, vuol dire anche, forza morale, costanza, perseveranza e
coerenza nei comportamenti. Paragono le pietre alle radici di una
persona, di un popolo, per potersi stagliare verso il futuro, come
Petralonga guarda al cielo. Oggi guardo questa roccia come “una
maestra”, una “linea guida”, il mio “punto fermo”, da prendere come
esempio.
E da credente, Petralonga, mi fa pensare a Dio, che viene descritto
nella Sacra Bibbia, come “la Rocca di Israele”. Martin Lutero scrisse
un cantico intitolato, “Forte Rocca è il nostro Dio”. Nei Salmi, nel
Libro dei Proverbi, in tanti brani della Bibbia, Dio è la Rocca, la
Fortezza per il Suo popolo.
Gesù Cristo, il Messia, viene profetizzato da Daniele come la Rocca
discesa dal cielo per la sicurezza, la salvezza del popolo di Dio, per
la salvezza dell’umanità.
L’Apostolo Pietro esorta i credenti a divenire “pietre viventi”, per
testimoniare di Gesù Cristo e seguire le Sue Orme.
E ancora ripenso a Petralonga, che vigila silenziosa su San Teodoro, U
Casali, essa fa parte delle “mie radici” che io desidero sempre più
profonde per potermi stagliare verso il cammino che ancora mi rimane da
percorrere.
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it
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