Scuola pubblica: record di precariato, una docente di tedesco supplente da 34 anni
Data: Martedì, 19 marzo 2013 ore 09:26:41 CET Argomento: Sindacati
E
come lei decine di migliaia di ultra-cinquantenni. ANIEF: è tutta colpa
dello Stato. - A 34 anni dalla prima supplenza, un’insegnante di
tedesco è ancora precaria della scuola: è l’incredibile storia
professionale di una donna laureata in lingue e letterature straniere,
che ha iniziato a firmare contratti a tempo determinato nella scuola
pubblica, come docente di lettere, nel lontano 1979. Dopo alcuni anni
la sua posizione è stata cancellata ed ha ricominciato a fare supplenze
come docente di lingue. Oggi è seconda in graduatoria ad esaurimento,
ma la carenza di posti liberi ancora non le garantisce di essere
assunta in ruolo prima che vada in pensione. Come lei, con percorsi
professionali travagliati e senza mai aver tagliato il traguardo
dell’agognato ruolo, ci sono tantissimi colleghi: decine di migliaia di
candidati che hanno iniziato la loro carriera da insegnanti nei primi
anni Ottanta. E che oggi, ormai ultra-cinquantenni, con abilitazioni,
idoneità, master e specializzazioni incamerate, si ritrovano uniti da
un destino professionale a dir poco beffardo. Ma la loro non è una
storia professionale segnata dalla sfortuna. “Le colpe di questi record
da terzo mondo sono tutte da addebitare all’inefficienza dello Stato e
dei Governi che si sono succeduti - commenta Marcello Pacifico,
presidente Anief – . Sono loro che li hanno condannati a vestire il
ruolo di precari a vita. Solo per motivi di risparmio della spesa
pubblica si continua infatti, imperterriti, a derogare alla direttiva
comunitaria, la 1999/70/CE, che da 13 anni impone ai Paesi che fanno
parte dell’Ue di assumere tutti i lavoratori che hanno svolto 36 mesi
di servizio nell’ultimo quinquennio. Come si continua a non tenere
conto del decreto legislativo 368/01, che dava seguito a questa
direttiva a livello nazionale. Per non parlare dell’oltraggio che si
perpetra nei confronti dell’articolo 1 della Costituzione”. Anief,
vicina per statuto ai precari della scuola, non può che tornare a
condannare questo modo di procedere. Con i docenti della scuola
utilizzati per lungo tempo attraverso supplenze annuali, preliminari al
ruolo. Ma che poi, anziché accedere finalmente alla stabilizzazione, si
ritrovano nel “girone” delle supplenze brevi. È una situazione
paradossale, che ha toccato l’apice con i 200mila posti tagliati negli
ultimi sei anni, con la riforma Gelmini dei corsi scolastici, che ha
introdotto le classi-pollaio e ridotto il tempo-scuola ai minimi
termini, con i 2mila istituti soppressi malgrado il recente parere
contrario della Consulta. Con province dove si annoverano punte del 50
per cento di personale precario. E con le graduatorie che a dispetto
del proprio nome, destinate all’esaurimento, hanno raggiunto la
presenza record di 250mila candidati. “Il duro attacco sferrato in
questi anni ultimi anni alla scuola – continua il presidente dell’Anief
– , con tagli ad oltranza e investimenti risibili rapportati al
prodotto interno lordo, ha raggiunto il risultato opposto di quello di
un Paese che doveva investire nella conoscenza culturale per
risollevarsi. Mortificando tanti professionisti dell’insegnamento, che
in altri Paesi sarebbero valorizzati ed apprezzati per il prezioso
lavoro che svolgono. Invece di essere abbandonati al loro destino. E
mandati in pensione da precari”.
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