Papa Francesco, benvenuto nel nome del Signore
Data: Domenica, 17 marzo 2013 ore 07:00:00 CET Argomento: Redazione
“ O
insensata cura dei mortali,
quanto son difettivi silogismi
quei che ti fanno in basso batter l’ali!
Chi dietro a iura e chi ad amforismi
Sen gìva, e chi seguendo sacerdozio,
e chi regnar per forza o per sofismi,
e chi rubare e chi civil negozio,
chi nel diletto de la carne involto
s’affaticava e chi si dava a l’ozio,
quando, da tutte queste cose sciolto,
con Beatrice m’era suso in cielo
cotanto gloriosamente accolto.
( Dante, Paradiso, c.XI vv.1-12)
L' arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, 76 anni,
latinoamericano con genitori piemontesi, è il nuovo e primo Papa
gesuita della storia; e il primo che ha scelto di chiamarsi
Francesco come il poverello d'Assisi. Una scelta, questa del nome,
impegnativa, che non lascia certo indifferenti. Nel nome c'è
l'indicazione precisa di uno stile di vita, c'è la proposta forte
di un messaggio di rinnovamento e, anche, la sfida missionaria di
una nuova evangelizzazione del mondo da promuovere nel nome della
misericordia, della giustizia, della pace, della fratellanza tra
i popoli, e dell'amore in Cristo, vero corpo mistico della Chiesa. E
c'è, soprattutto, un esplicito richiamo ad abbracciare e amare, in
primis, gli ultimi, i poveri, i più bisognosi, i diseredati, e a
prediligerli, come indica il motto suo episcopale :" Miserando atque
Eligendo".
Mi piace questo Papa, lo confesso. Mi rincuorano le sue parole, il suo
sorriso, e la sua semplicità. Mi piace il suo modo di fare; e ci
voleva, questo Francesco, per uscire dalla "crisi di comunione", per
svegliare dal torpore i tanti credenti e no, sfiduciati da certi fatti
dolorosi che negli ultimi tempi hanno vista coinvolta la
Curia di Roma. Ci voleva questo richiamo all'unità dei cristiani
e alla purezza d'animo per ridare forza e fiducia agli uomini
disorientati e confusi; ci voleva questo Papa gesuita col saio
dei cappuccini, per far riprendere alla Chiesa, con dottrina ma
anche con più serafico ardore, un cammino di fede che
sembrava aver smarrito. Ci voleva, per ritornare a edificare,
confessare e pregare tutti insieme nel solco
dell'insegnamento della croce di Cristo. "Questo cammino lo faremo
insieme, vescovo e popolo". Così il papa-vescovo di Roma alla folla di
fedeli acclamante, la sera memorabile della sua proclamazione, ha
indicato la via del nuovo Pontificato. E così ha ribadito nella sua
prima omelia pronunciata a braccio durante la Messa celebrata
nella Cappella Sistina assieme ai cardinali elettori il pomeriggio
successivo all'elezione, il 14 marzo 2013. Camminare, edificare
la Chiesa, Sposa povera di Cristo, nella confessione della
croce. "Se non professiamo Cristo diventeremo una Ong ( una
Organizzazione non governativa) assistenziale e confesseremo la
mondanità del diavolo. Camminare, edificare, confessare: ecco i tre
verbi su cui deve poggiare la Croce" E ancora: "
Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e
quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del
Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti , cardinali, Papi, ma non
discepoli del Signore".
Mi piace questo Papa, lo confesso, e mi piace la sua sposa Povertà "
...a
cui, come a la morte, la porta del piacer nessun diserra [...]
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com
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