Giuseppe Flavio, l’hosticus di Gerusalemme
Data: Domenica, 17 marzo 2013 ore 06:00:00 CET
Argomento: Redazione


Giuseppe Flavio, nato a Gerusalemme, nel 37 o 38 d. C., e morto verso la fine del I secolo d. C., discendente da una famiglia di sacerdoti, è stato scrittore, storico, politico, sacerdote ed apologista Ebreo. Sin da giovane, a 14 anni, era famoso per essere un esperto della Legge. Studiò presso le più importanti scuole giudaiche del tempo.
Dopo un periodo di eremitaggio di tre anni nel deserto, trascorsi con un eremita di nome Banno, aderì al “partito dei farisei”. Dopo aver iniziato la carriera di avvocato, nel 64 d. C. venne inviato a Roma per difendere due sacerdoti e, con l’aiuto di Alituro e di Poppea, ne ottenne il rilascio.
Nel 66 partecipò alla rivolta ebraica contro i Romani, impegnandosi, aspramente, ad affrontare le legioni romane che erano scese dalla Galilea per reprimere la rivolta dei giudei. Ma un anno dopo, a Jotapata, si arrese alle legioni romane e venne condotto prigioniero a Roma, davanti all’Imperatore Vespasiano. Divenne amico di Tito, generale romano, figlio di Vespasiano, e futuro imperatore, fu liberato dalla prigionia e si mise al servizio dell’Impero. Accompagna Tito nella campagna di Palestina ed assiste alla caduta di Gerusalemme ed alla distruzione del Tempio, avvenuta nel 70 d. C.
Gratificato da Vespasiano, si stabilì a Roma, godendo dei favori imperiali, dove gli venne riconosciuta la cittadinanza romana con un vitalizio.
Negli ambienti giudaici, a causa delle sue scelte, fu soggetto a molte critiche per la sua posizione “pro Roma”, ed il rapporto con i suoi connazionali divenne “molto ostico”.
Si dedicò, quindi, alla redazione delle sue opere, ottenendo ricompense ed onori, ed i suoi libri furono apprezzati ed esposti nelle più importanti biblioteche dell’Impero. Con la sua visione “cosmopolita” tentò di far “avvicinare” ed integrare il popolo ebreo, greco e romano.
Giuseppe Flavio paragona le concezioni dei Rabbini alle idee dei filosofi greci. Le sue opere più importanti furono: Bellum Iudaicum (Guerra Giudaica), Antiquitates Iudaicae (Antichità Giudaiche), Contra Apionen (Contro Apione).
Il Bellum  Iudaicum, inizialmente, è stato redatto in aramaico, la lingua nativa dell’autore, e poi tradotta in greco, in sette libri. La versione aramaica è andata perduta, mentre la versione in greco è giunta fino a noi.
Antiquitates Iudaicae, Le Antichità Giudaiche, composto in 20 libri, narra la storia generale del popolo ebraico. E’ famoso il passo scritto nel Libro 18, Parte 2, 4, quest’opera, terminata nel 93 d. C., parla di Gesù. Tratta, inoltre, della storia del giudaismo, dalla Genesi fino all’Impero di Nerone, precisamente alla vigilia della rivolta contro Roma. Il racconto è inteso, soprattutto, come una presentazione ai gentili delle tradizioni ebraiche. In appendice a questa opera, Giuseppe Flavio, pubblicò un pamphlet autobiografico intitolato, La Vita, che ricostruisce le vicende dal 66 al 67 d. C., relative alla sua missione in Galilea.
Contra Apionen, Contro Apione, costituita da due libri, è l’ultima opera di Giuseppe Flavio a noi pervenuta, ed è una strenua difesa del giudaismo.
Giuseppe Flavio, in quanto Ebreo, può essere considerato il testimone più attendibile della veridicità dell’esistenza storica di Gesù.
L’attività letteraria di Giuseppe Flavio si inserisce nel solco di una grande tradizione culturale quale fu quella del giudaismo ellenistico, e le sue tematiche sono un’eco del più generale fermento culturale che animò il giudaismo della diaspora nel I secolo d. C.
E’ storicamente accertato che egli non aderì al cristianesimo, anche se alcune fonti, prive di fondamento, dicono il contrario, ma Giuseppe, sicuramente, è ritenuto il testimone più accreditato delle profezie del Salvatore, della nascita e dello sviluppo delle comunità cristiane.
La sua posizione personale nel tempo in cui è vissuto è stata alquanto difficile, tenuto conto della sua appartenenza alla classe sacerdotale ebraica, del “passaggio” al servizio dell’Impero Romano e del voler conciliare la cultura e le tradizioni ebraiche con la civiltà greca e romana.
Giuseppe Flavio rappresenta, secondo me, un fulgido esempio di cosmopolitismo e di integrazione umana e culturale, da seguire, anche in questo nostro difficile tempo.

Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it





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