Chi ostacola la riqualificazione del lavoro del docente?
Data: Mercoledì, 06 marzo 2013 ore 03:00:00 CET Argomento: Opinioni
Il problema
organizzativo è emerso di prepotenza nel corso del dibattito
sull’eleggibilità dei dirigenti scolastici. E’ stato chiesto a Stefano
Stefanel, uno dei partecipanti alla discussione, di chiarire l’origine
delle diverse opinioni espresse. Questa la risposta apparsa su
Facebook: “Mi sembra impossibile dover spiegare che i decreti delegati
sono degli Anni Settanta e oggi siamo nel 2013. Non so, mi dica
lei cosa devo dire”. Per cogliere la natura e il senso delle
innovazioni dichiarate si può leggere il Pof
del liceo Giovanni Marinelli di Udine, concepito sotto la dirigenza
di Stefano Stefanel.
Il quadro che emerge è nitido, saldamente ancorato alle tipiche
strutture decisionali di inizio secolo scorso.
La progressione Formazione – Educazione – Istruzione - Insegnamento non
è sviluppata.
Il Consiglio di Istituto è sterilizzato in quanto “Le finalità generali
del Liceo sono stabilite dal Collegio dei Docenti”. In tal modo si
afferma che “la scuola non è un’istituzione della nostra repubblica, ma
appartiene agli insegnanti”.
Il significato di “apprendimento” sembra più legato al conoscere
che non ai comportamenti esibiti dagli studenti quando affrontano un
compito [competenze].
Del feed-back, elemento cardine della progettualità, dispositivo da cui
non può prescindere un’organizzazione moderna, prescritto dalla legge,
non c’è traccia.
L’organigramma, che dovrebbe mostrare le interconnessioni tra i diversi
soggetti, non è strutturato.
La visione sistemica è assente.
Sono tutte sfaccettature di un’offerta formativa che fornisce
inequivocabili elementi a sostegno della tesi avanzata in “L’analisi
della pustola che infetta la scuola”.
Un secondo articolo apparso in rete [Il formicaio e il progetto. Le
tavole e le favole] sviluppa ragionamenti per contrastare l’adeguamento
dell’istituzione scolastica al mondo contemporaneo: il dirigente
tecnico ispettivo del Miur Franco De Anna argomenta per vanificare
l’impianto organizzativo dei decreti delegati richiamato in “La scuola
ha una febbre da cavallo. Curiamola!”.
Il postulato su cui poggia la contestazione è: la legge dello Stato non
è vincolante.
La valorizzazione della professionalità dei docenti deriva sia
dall’esatta e dettagliata descrizione dell’ambito di lavoro, sia dalla
circostanziata precisazione dei risultati attesi: l’assetto
organizzativo fornisce la risposta a tali esigenze.
L’organizzazione, ad alto livello, è una variabile dipendente dalla
natura e dalla dimensione del problema.
Il problema assegnato al sistema scolastico [finalità] riguarda la
promozione e il consolidamento delle capacità, delle competenze
generali e delle competenze specifiche dei giovani.
Le capacità sono qualità che si manifestano nei comportamenti esibiti
quando si affronta un compito [competenze].
Le capacità sono la stella polare del servizio scolastico [Bandura,
Vygotsky].
Le capacità si stimolano e si promuovono “attraverso conoscenze e
abilità”.
E’ opportuno definire le capacità per elencazione. Se ne trascrivono
alcune: analizzare, applicare, argomentare/giustificare, comunicare,
comprendere, decidere-scegliere, generalizzare, interpretare,
memorizzare, modellare, progettare, relativizzare, riconoscere,
ristrutturare, sintetizzare, sistematizzare, trasferire, valutare …
Le capacità sono dei processi e come tali sono da descrivere.
L’intensità di una capacità impiegata dipende dalla dimensione del
problema affrontato.
La formulazione di ipotesi di lungo periodo per la promozione delle
capacità è l’architrave della “programmazione dell’azione educativa”
del Collegio dei Docenti.
La formulazione di ipotesi di medio periodo per la promozione delle
capacità è la spazio vitale del Consiglio di Classe.
Il Feed-back consente il monitoraggio dei processi di apprendimento
che, capitalizzando gli scostamenti tra gli obiettivi programmati
(capacità) e i risultati rilevati, consente il governo dei processi di
apprendimento.
Le capacità portano a unità il servizio scolastico.
L’esatta e dettagliata indicazione del risultato da conseguire è la
necessaria premessa alla progettazione didattica del docente. Il suo
lavoro si qualificherà per l’ideazione di “occasioni di apprendimento”
atte a conseguire sia i traguardi collegialmente individuati sia la
trasmissione di una corretta immagine della disciplina d’appartenenza.
Una vera rivoluzione: i docenti, collegialmente e individualmente,
diventano dei ricercatori-sperimentatori. La loro attività varia al
variare delle qualità dell’interlocutore. Essi mettono a punto,
gestiscono e governano interventi per sollecitare e confermare i
comportamenti richiesti dalla dinamicità della società contemporanea.
Un parallelismo perfetto col pensiero di Albert Einstein ["Ideas
and Opinions" Crown Publishers Inc., 1954]: “A volte si considera la
scuola come uno strumento per trasferire conoscenze alle nuove
generazioni. Ma questo è sbagliato. La conoscenza è morta, la scuola
invece serve per vivere. Essa dovrebbe sviluppare nei giovani quelle
qualità e capacità che sono importanti per il benessere della società”.
Il cambiamento della struttura decisionale metterebbe in primo piano
pratiche didattiche che oggi sono latenti: la capacità di argomentare,
la capacità di comunicare, la capacità di generalizzare, la capacità di
costruire modelli .. non sono qualità che tutti gli insegnamenti
perseguono?
Il cambiamento della struttura decisionale garantirebbe l’unitarietà
del servizio, consentirebbe di sfruttare le sinergie per accrescere
l’incisività delle attività scolastiche, valorizzerebbe la
professionalità dei docenti, ristabilirebbe il legame scuola-società.
A titolo esemplificativo si rimanda in rete a “Laboratorio di
matematica: il teorema di Pitagora” che mostra la differenza tra
l’insegnamento tradizionale [abilità+conoscenza] e quello previsto
dall’ordinamento vigente [capacità+conoscenza].
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it
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