Lettera aperta agli esponenti della politica italiana sulle ingiustizie che un paese civile non può tollerare
Data: Mercoledì, 20 febbraio 2013 ore 02:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Gentilissimi Governanti, tutti nessuno escluso. Voi che siete la voce e Voi che siete la nostra guida. Voi che adesso, a poco dalle nuove elezioni Politiche e Regionali, siete tutti impegnati in una solida campagna che sottolinei i valori fondanti del nostro Bel Paese e ne valorizzi le enormi risorse, specialmente umane. Voi che credete che lo sviluppo parta dal capitale sociale. Voi: ascoltate per un attimo una storia italiana che non è migliore né peggiore di molte altre, che non è più squallida o più modesta, che non è tragica e neppure comica. Ma che, come mille e mille altre storie simili, degrada, umilia, depriva, disorienta, incattivisce, avvilisce, tormenta… il cittadino tipo, quello che paga tutte le tasse, quello crede nei valori, quello che il capitale sociale ed umano l’ha costruito con gli anni a forza di sacrifici enormi e di molte rinunce, quello che insegna ogni giorno della sua vita a rispettare le regole e le leggi, a celebrare la propria Costituzione, a onorare la Bandiera e a credere nella Giustizia. In un Paese che invece, molto spesso, scende a compromessi e si accontenta delle mezze misure. Una storia silenziosa e dignitosa che sta ancora scrivendosi e i cui protagonisti sono esasperati ed estenuati.

          Io sono Amanda Ferrario, cittadina italiana. Ho 39 anni, sono una docente dello Stato italiano, orgogliosa e fiera di esserlo. Ho due lauree, una vita spesa per la cultura e per la scuola. Insegno per passione e per vocazione. Ho sostenuto nel 2011/2012 il concorso per Dirigenti scolastici bandito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’ho superato. I tempi dettati dell’Amministrazione competente, le Regole stabilite dal Bando, lo svolgimento regolare controllato da chi era preposto a farlo. Poco meno di 5000 docenti si sono presentati alle prove preselettive in data 12 ottobre 2011. Solo 996 di loro hanno passato la preselezione e hanno potuto accedere alle due prove scritte svoltesi il 14 e 15 dicembre del 2011. A seguito della correzione degli scritti 476 docenti hanno potuto sostenere la prova orale e, a fine giugno, il numero di coloro che sono risultati idonei era di 406. Io, Amanda Ferrario, sono una dei 406 docenti idonei al concorso per Dirigenti scolastici della regione Lombardia. Come altri 354 docenti mi aspettavo di poter avere il posto da Dirigente che mi spettava di diritto il 1 settembre 2012.  Il bando prevedeva in Lombardia 355 posti messi a concorso.

          Ma… il 18 luglio il TAR Lombardia, a seguito di un ricorso, annulla, con una verificazione domestica, le prove scritte del concorso asserendo che le buste contenti i nomi dei candidati viste in controluce sono trasparenti e dunque, astrattamente, potrebbe essere violato il principio dell’anonimato. Risultato: tre  Camere di Consiglio e un’udienza pubblica al Consiglio di Stato da Agosto ad oggi. Una vicenda che è ancora aperta e ha assunto i contorni kafkiani di un processo dai contorni sfumati, molto vicini alla caccia alle streghe.

        Vorrei sgombrare immediatamente il campo ad eventuale equivoci. Noi siamo 406 docenti che amano il loro Paese, che rispettano le loro leggi, che non mettono in discussione il principio di Giustizia e non vogliono scavalcare alcuna gerarchia. Nessuno di noi ha mai pensato di fare una guerra contro i ricorrenti, di ingaggiare una gara a chi urlava più forte, di montare una trita ed inutile polemica sterile sul “Bene e sul Male”. Sia chiarissimo. Chiunque, in un Paese civile, desideri vedere riconosciuto un proprio diritto o senta che un proprio diritto sia stato in qualche modo leso, ha tutto il sacrosanto diritto (scusatemi per il gioco di parole) di tentare di far luce sull’accaduto per vederlo riconoscere. Ciò non significa calpestare e ledere i diritto degli altri.

          Eppure noi oggi siamo fermi al palo. Ci siamo sentiti dire di tutto, in sedi ovviamente istituzionali. Cominciamo dal principio. Abbiamo cercato di incontrare coloro che hanno gestito “il buona andamento” della Pubblica Amministrazione. Nessuno di noi, quando è andato a fare le prove scritte si è portato la busta per il proprio nome da casa. Dunque abbiamo chiesto a chi avrebbe dovuto saperne di più. L’allora Direttore dell’Ufficio scolastico Regionale, dott. Colosio Giuseppe, è stato molto ostile nei nostri confronti e, all’indomani della sentenza del TAR Lombardia, a me personalmente, ma anche a un gruppo di una ventina di miei colleghi, ha esplicitamente detto che il fatto di non avere superato delle prove non significa affatto non essere buoni amministratori. Prova ne sia il folto numero di dirigenti a vario titolo, tutti di nomina politica, di cui disponeva il suo ufficio e che non avevano passato il concorso. E soprattutto di noi lui non conosceva nulla. Avevamo preso sì bei voti, ma scrivere bene non è garanzia di buoni risultati. Primo dubbio: lo Stato italiano mi dice per Bando cosa devo fare per diventare un Dirigente della Pubblica Amministrazione. Io lo faccio. Studio, molto e bene. Supero tutte le prove. Poi il suo Direttore mi dice che non funziona così. Che la politica decide molto meglio. Qualcosa non torna!

         Tentiamo allora di andare da qualcuno più alto in grado, gerarchicamente. Il nostro Ministro dell’Istruzione, dott. Francesco Profumo al quale abbiamo recapitato istituzionalmente e con tracciatura diverse lettere e appelli. Nessuna risposta. Ma le istituzioni non sono al servizio del cittadino? Ma il Ministro della Pubblica Istruzione non è il mio datore di lavoro? Non ho io il diritto, in quanto cittadino e docente, di relazionarmi con lui? Allora tentiamo altre carte… Quelle del passaparola… E riusciamo a farci ricevere due minuti ad una festa di paese del PD, tra le salamelle e i banchetti degli stemmini. E poi durante una conferenza sulla scuola. Sempre, ovviamente, mordi e fuggi, tra un impegno e l’altro. Per sentirci dire che si stava tentando una leggina… Una leggina? Per salvarci? Ma da cosa, di grazia, dovremmo essere salvati? Siamo vincitori di concorso!!! Non evasori fiscali che tentano una mediazione attraverso un porcellum qualsiasi, per citare nomi noti alla politica.

          E allora? Certo nel frattempo siamo stati costretti a costituirci, a difenderci in tribunale come ladri, a spendere soldi per un legale, a cercare di capire come fare per uscire da una situazione che non abbiamo creato. Ma fiduciosi nella Giustizia. Fiduciosi che la legge fosse davvero uguale per tutti. Fiduciosi che l’assurdità della situazione non potesse non essere vista. Eppure…

          Il direttore dell’Ufficio scolastico Regionale per la Lombardia, dott. Colosio Giuseppe, non ha pubblicato nei tempi previsti la nostra graduatoria di merito asserendo di non poterlo fare, ma di dover aspettare la decisione del TAR Lombardia. Falso. Avrebbe dovuto farlo e poi, eventualmente, integrare la graduatoria. Ci ha messi così nella spiacevole situazione di non poterci costituire nelle prime udienze. Qualcosa non ha funzionato nel procedimento. Ma non si parla di buon andamento della Pubblica Amministrazione? Perché nessuno apre un procedimento disciplinare?

          Cominciano le udienze… Il 20 novembre si tiene a Roma un’udienza pubblica alla quale io ho partecipato. Il problema verte tutto sulla trasparenza delle buste che, astrattamente, potrebbe ledere il principio costituzionale della violazione dell’anonimato. Ebbene mi aspettavo che qualcuno dei ricorrenti, per tutelare questo sacrosanto diritto avesse sporto querela di falso contro qualcuno dei membri delle commissioni d’esame. Mi aspettavo di capire se davvero ci fosse il dolo, se qualcuno le avesse guardate davvero in controluce queste benedette buste! E invece, in piena udienza pubblica, in Consiglio di Stato, l’avvocato dell’Avvocatura dello stato chiede agli avvocati dei ricorrenti: “Ma come mai nessuno dei 996 presenti agli scritti tra idonei e ricorrenti, per ben due  giorni consecutivi, ha mai fatto rilevare o verbalizzare alla commissione il dubbio che le buste fossero trasparenti?”. E uno degli avvocati della difesa così risponde: “Perché nessuno di loro se ne è mai accorto. Me ne sono accorto io durante l’accesso agli atti”.  L’elenco di coloro che avevano superato gli scritti è stato pubblicato in data 19 aprile 2012.  L’accesso agli atti è cominciato a maggio. Nessuno di noi, né idonei né ricorrenti ha mai sollevato la questione perché semplicemente nessuno di noi se ne è mai accorto. Forse perché semplicemente le buste ad un uso normale, quello che noi ne abbiamo fatto, sono opache. E il dolo? Non c’è nessuna querela di falso…

          Il 20 di Novembre 2012, in quell’udienza al Consiglio di Stato, i giudici emanano un’ordinanza e non una sentenza di merito, come ci si aspettava. Si deve nominare un perito che possa verificare se ad un uso normale quelle buste sono trasparenti e, in caso lo fossero, attraverso quali strumenti possano diventarlo. Cioè è necessario dire che c’è stato il dolo affinché il nome del candidato possa essere stato letto. Cosa che lo stesso avvocato dei ricorrenti ha smentito nell’udienza stessa. Eppure accettiamo anche la nomina del verificatore. Fiduciosi. Si fissa un’altra udienza per il 15 gennaio con la perizia del verificatore nominato dal Consiglio di Stato.

          Ennesimo colpo di scena. Il verificatore si dimette. Complotto? No, certo, nulla di così incredibile. Semplicemente si nomina una persona che non ha la strumentazione adeguata per svolgere la perizia. E ora siamo qua. In attesa di una nuova nomina di un nuovo perito che entro marzo decida e stabilisca l’entità e la natura delle buste in condizioni di normale utilizzo. Quando tutti sappiamo che nessuno di noi, idoneo o ricorrente, ha mai sollevato la questione perché non se ne è mai accorto. E probabilmente non si è mai accorto perché nulla c’era da vedere. E mentre noi 406 vincitori aspettiamo dignitosi e silenti che si decida il nostro destino la situazione è la seguente:

  • Astrattamente potrebbe essere stato violato il principio dell’anonimato garantito dalla Costituzione (potrebbe, voce del verbo potere, modo condizionale…) ma non esiste nessuna prova ed in Italia c’è (voce del verbo essere, modo indicativo) ancora la presunzione di innocenza fino a prova contraria. O vale solo per alcuni?
  • Nessuno ha mai aperto un procedimento disciplinare per valutare cosa è successo in occasione della pubblicazione della graduatoria di merito. Chi era il responsabile? Perché non ha pubblicato nulla? Aspettava qualcosa o qualcuno? Il procedimento disciplinare deve essere semplicemente ispirato alla Costituzione, ricordate il “buon andamento”? O vale sempre e solo per alcuni?
  • Intanto qualche ricorrente non idoneo, semplicemente docente, ma politicamente introdotto, riveste incarichi istituzionali all’interno dell’Amministrazione contro cui ricorre. Che ci sia, per caso, qualche conflitto di interesse?
  • 406 idonei vincitori di concorso attendono da mesi, troppi, di vedere riconosciuto ciò che è loro. Di vedere che il lavoro di anni di studio e di preparazione siano riconosciuti e tutelati da quegli organi che dovrebbero tutelarli e riconoscerli. O anche il diritto e la legge hanno pesi e misure?
  • In Lombardia ci sono 475 scuole senza un Dirigente scolastico. Eppure ci sono 406 idonei e 355 vincitori di concorso. Ciascuno è libero di vedersi riconoscere il proprio diritto: il mio e quello degli altri colleghi è quello del posto che ho guadagnato sul campo. E non per legge. Ma per Bando.

          E allora mi chiedo, in questo Paese assurdo dove chi urla più  forte ha sempre ragione, cosa si aspetta a prendere una posizione forte e chiara? Quando decidiamo di cambiarlo davvero questo Paese? Quando Voi che siete la nostra voce imparerete ad ascoltare la nostra di voce? Siamo quelli che l’Italia la fanno funzionare ogni giorno. Siamo quelli che rispettano il codice della strada, che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo, siamo quelli che subiscono i tagli e fanno i sacrifici in nome di tutto il Popolo (la sovranità del nostro Paese) e dei nostri figli. Siamo quelli che credono ancora che la Verità e la giustizia siano davvero importanti. Siamo noi che sceglieremo chi di Voi ci rappresenterà domani. Siamo noi che aspettiamo di vedere che si smetta di parlare e si cominci a fare. Cosa si può fare, adesso, per uscire dal pantano?

 

18 Gennaio 2013

Busto Arsizio

Prof.ssa Amanda Ferrario

da wwww.scuolaoggi.it







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