Rete scuole Treviso - La scuola che vogliamo, sabato 16 febbraio
Data: Sabato, 09 febbraio 2013 ore 05:00:00 CET Argomento: Redazione
La
Rete Scuole Treviso è un movimento, costituito
da pochi mesi a seguito della mobilitazione nata contro gli ultimi
provvedimenti del Governo. La Rete Scuole è costituita da insegnanti
precari e di ruolo, personale ATA dei diversi ordini di scuola di
Treviso e provincia. Obiettivo della Rete è quello di coinvolgere le
varie componenti della scuola, studenti genitori ed insegnanti, al fine
di sensibilizzare l’opinione pubblica sul miglioramento dell’istruzione
e sulla formazione inclusiva, per tutte e per tutti (come sancito
dall’articolo 34 della nostra Costituzione). La Rete Scuole vuole
inoltre far conoscere la realtà scolastica, promuovendo incontri ed
attività: siamo stanchi delle approssimazioni e dell’ignoranza in
materia d’istruzione da parte di chi ci governa.
Le politiche per l’istruzione, negli ultimi anni, hanno disatteso il
principio della scuola come “bene comune” e luogo dove si esercita la
cittadinanza democratica, spostando l’attenzione dall’aspetto formativo
individuale e collettivo che in essa si esplica, al mero prodotto
finale. Questo nuovo modello di istruzione, non considerando l’unicità
della persona, pretende di trasferire alla scuola logiche di
produttività aziendale che coinvolgono l’intero sistema: studenti
trasformati in pezzi d’assemblaggio, docenti misurati in termini di
produzione.
La scuola non è un'azienda, ma un’istituzione che promuove la
formazione del pensiero critico, un laboratorio di convivenza civile e
democratica, un presidio di cultura.
Lo scorso 18 dicembre, per riappropriarci del nostro ruolo di
cittadini attivi, abbiamo indetto una prima assemblea pubblica aperta a
tutta la cittadinanza. Erano presenti operatori della scuola, studenti,
genitori, sindacati per iniziare a ragionare sulla “scuola che
vogliamo”.
L’istruzione è per noi una priorità sociale e come tale dovrebbe
rientrare tra i primi posti delle agende politiche. Per indirizzare in
modo adeguato gli investimenti, e prima di operare modifiche al sistema
della formazione italiana, i politici dovrebbero ascoltare le varie
componenti della scuola: questo, secondo noi, è il punto di partenza
per pianificare interventi proficui, attuare una società fondata sulla
conoscenza e ridare ai giovani la speranza in un futuro migliore.
Gli operatori della Rete Scuole chiedono alla cittadinanza e alle forze
politico-sociali una particolare attenzione ai seguenti punti:
Investimenti economici e risorse umane da spendere nella cultura: il
sistema scolastico, negli ultimi anni, è stato vittima di tagli
indiscriminati (8 miliardi di euro con l’ex ministro Gelmini). Altri
tagli si sono aggiunti con la legge di stabilità e con la spending
review, apportando una considerevole diminuzione del personale docente
ed ATA ed una forte destabilizzazione del sistema: aumento degli alunni
per classe, riduzione delle ore di lezione.
Sicurezza e innovazione didattica: il modo di fare scuola che
preferiamo è quello partecipato, dove l’alunno è protagonista di un
percorso di apprendimento aggiornato e adeguato alle esigenze del
singolo. Gli studenti non sono spettatori passivi, ma costituiscono il
fulcro intorno a cui la scuola ruota. I docenti devono avere
l'opportunità di aggiornarsi su metodi didattici, gestione del gruppo,
bisogni educativi e uso delle tecnologie. Inoltre l’attuale normativa,
scaturita esclusivamente da logiche di risparmio economico, necessita
di una seria revisione. E' urgente reimpostare gli spazi
scolastici e il loro utilizzo e dotarli di specifiche e sicure
attrezzature. Per l’ammodernamento del lavoro scolastico serve inoltre
la riconsiderazione del tempo scuola, in quanto il passaggio dalle
conoscenze alle competenze non può essere attuato con orari curricolari
ridotti.
Blocco dei progetti di privatizzazione: per dare spazio alle diverse
componenti della scuola, in piena democrazia, si sente la necessità di
organi collegiali moderni, mentre il DDL Aprea-Ghizzoni contiene
presunte norme per l’autogoverno degli istituti, che mirano
all’esclusione della partecipazione attiva dei genitori, degli alunni,
dei docenti e del personale ATA. In questo disegno di legge, i processi
decisionali, lasciati ai privati finanziatori, determinerebbero invece
l’organizzazione e la gestione degli Istituti senza possibilità
d’intervento per i soggetti operanti all’interno del sistema
scolastico. La scuola è pubblica e statale.
Valutazione: le stesse logiche aziendalistiche, basate sulla
produttività standardizzata, verrebbero utilizzate anche per la
valutazione e l’autovalutazione d’istituto, tanto che l’assegnazione
dei finanziamenti alle scuole dipenderebbe dai risultati dei famigerati
test INVALSI e dall’agenzia INDIRE. Respingiamo questo metodo
falsamente meritocratico: non si può valutare uno studente sulla base
di quiz che richiedono conoscenze mnemoniche e passive; si dovrebbe
invece valutare il percorso dell’apprendimento di ogni singolo alunno.
Reclutamento e precariato: prima di effettuare ulteriori concorsi per
il nuovo reclutamento, è necessario attuare un piano di assunzioni per
stabilizzare, prima, il personale che abbia avuto il contratto
reiterato per 3 anni, come da indicazioni della normativa europea.
Attraverso l’organico funzionale, da assegnare alle scuole a seconda
dei bisogni, si potrebbe ridurre il precariato, garantendo così agli
studenti una maggiore e migliore offerta formativa (migliaia di
cattedre vuote vengono ogni anno coperte da docenti sempre diversi e
gli studenti non hanno diritto alla continuità didattica, cambiando
continuamente insegnanti e metodi di studio). Un serio programma di
reclutamento eviterebbe anche l'indiscriminato aumento dei carichi di
lavoro degli insegnanti.
Età pensionabile: nei tre ordini di scuola italiana, l’età media del
personale in servizio oscilla, oggi, dai 49,3 ai 52,1 anni. Questa
media è destinata ad aumentare e ciò comporta una distanza
generazionale tra studenti e docenti troppo elevata. Per rispondere
alle rinnovate esigenze degli studenti, nativi digitali, c’è bisogno di
diminuire l’età media dei docenti in servizio. Quindi è opportuno
rivedere la legge Fornero, che non tiene conto dell’usura
psico-fisica, della specificità e della particolarità del lavoro
docente.
Produttività: l’ultima bozza di contratto firmata dai principali
sindacati della scuola, tranne la CGIL, prevede l’introduzione del
concetto di produttività nel lavoro dell’insegnante. Ci chiediamo come
si possa ridurre ad un mero calcolo quantitativo il lavoro del docente
e la sua ricaduta sugli studenti, senza invece porre alcuna attenzione
alla qualità della didattica. L'evidente obiettivo di questa idea è la
possibilità di aumentare i carichi di lavoro, al fine di ridurre al
massimo il numero degli insegnanti.
Noi della Rete Scuole di Treviso ribadiamo che gli alunni non sono dei
numeri e che le riforme finora apportate hanno solo tolto energia ed
economie alla già compromessa situazione della scuola italiana.
Manifestiamo, quindi, con forza la nostra indignazione nei confronti di
quelli che dovrebbero sostenere le nostre battaglie, nei confronti di
quei soggetti politici che devono imparare ad interloquire con chi la
scuola la conosce e la vive quotidianamente
Noi della Rete Scuole di Treviso, in condivisione con la CGIL Treviso e
la Rete degli Studenti di Treviso, con questo appello, ci
rivolgiamo agli interlocutori politici, istituzionali, ai genitori e a
tutta la cittadinanza. Per promuovere la scuola che vogliamo abbiamo
bisogno di collaborazione, condivisione ed ascolto.
I°
FESTA DELLA SCUOLA “LA SCUOLA CHE VOGLIAMO”
Sabato 16 febbraio 15.30-18.30
Troviamoci in piazza dei Signori a
Treviso
Rete scuole Treviso
merype@libero.it
|
|