L’emigrazione siciliana, ieri e oggi…
Data: Giovedì, 31 gennaio 2013 ore 13:44:28 CET
Argomento: Redazione


La nostra Sicilia vanta, da sempre, il primato per il maggior numero di emigranti nel mondo. In 80 anni di storia patria, dal 1879 alla fin degli anni ‘50, un cospicuo numero di siciliani, con le loro valige di cartone, ha dovuto lasciare la propria terra d’origine per dirigersi verso terre straniere, inizialmente l’Africa del nord (Tunisia, Libia, Eritrea, Marocco), successivamente l’America e l’Europa continentale (Germania, Belgio). Altri emigravano verso le regioni industrializzate dell’Italia settentrionale (Piemonte, Lombardia, Veneto). Successivamente il fenomeno sembrò essersi arginato, per riesplodere, prepotentemente, ai giorni nostri. La crisi che ha colpito le regioni meridionali ha reso il tema dell’emigrazione di grande attualità, infatti è aumentato notevolmente il numero di giovani costretti a lasciare la propria terra per lavoro. Mentre un tempo partivano i contadini e gli operai, con la famosa “valigia di cartone”, adesso, invece, si parla di “fuga di cervelli”.
Ma il problema, ormai, non riguarda soltanto i giovani, ma tutte le fasce sociali, sia per età che per condizione sociale, riguarda operai, insegnanti, medici, industriali, un po’ tutte le categorie.
Mi sembra che ci stanno riportando indietro nel tempo, quando, pur di lavorare, si era costretti ad abbandonare la propria casa, i propri affetti, le proprie abitudine, per essere catapultati, “per un pezzo di pane” in terra straniera. Ed ancora una volta, sono i meridionali, ed i siciliani, in particolare, ad essere costretti a preparare le valige ed a subire le conseguenze di un vero e proprio esodo, uno sradicamento sociale e culturale, oltre che umano.
Un paese, come l’Italia, che, come principio cardine della Costituzione, si basa sul lavoro, e che, invece, priva i propri figli della dignità, costringendoli ad allontanarsi dalla propria terra per poter “esercitare” il diritto al lavoro, che paese è? Che prospettive ha? Che futuro propone ai propri figli?
A volte, è facile dire che siamo “schizzinosi” quando si è seduti su una poltrona che almeno garantisce un buon stipendio, ma vivere la condizione di emigrante non è per niente comoda!
Perdere la propria identità, il senso di appartenenza alla propria comunità dove, per tanti anni, sei stato partecipe e promotore di vita sociale,… per ritrovarti da solo!
Una comunità nella quale sei cresciuto e alla quale hai dato tanto, in impegno, in passione, in attività, che ti abbandona lasciandoti andare via in luoghi lontani, senza nemmeno un grazie, senza nessuna considerazione, che, quasi, ti dimentica,… E tu? Sicuramente, ti senti deludo, mortifico amareggiato; ti intristisci e ti fa stare male…
E, come me, tanti altri cittadini misterbianchesi, alcuni anche amici miei, si sino… “allontanati” pur di lavorare con dignità e serietà, continuando a dare in altre regioni l’impegno e il contributo di sempre, guadagnandosi il rispetto e la stima nel mondo del lavoro, e dove ancora,… sperano di poter ritornare al proprio paese per ridare impegno, energia e voglia di fare, come sempre! Ma il nostro cuore abita ancora sutta ‘a muntagna, ‘nto paisi, che, “disteso come un vecchio addormentato”,… si “gode” il sole, tra gli aranci della Piana di Catania, il mare dei Ciclopi e le terre nere di Campanarazzu…

Ins. Natalia Rizza





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