Istruzione: Italia bacchettata da Andreas Schleicher, vicedirettore per l'educazione Ocse
Data: Mercoledì, 23 gennaio 2013 ore 03:00:00 CET Argomento: Sindacati
Istruzione
– Italia umiliata dalle bacchettate di Schleicher, vicedirettore
educazione Ocse: troppo alto il gap Nord-Sud e poca attenzione alla
figura del docente, prenda l’esempio di Finlandia e Cina. Il commento
Anief-Confedir: nel nostro Paese negli ultimi anni la già ‘magra’ spesa
per il settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha
registrato un -5,4%. Sono state tagliate migliaia di classi, sedi e
dirigenze scolastiche. Bloccati gli stipendi al personale, che è stato
anche ridotto di 150mila posti tra docenti e personale Ata. Pacifico
(Anief-Confedir): serve un cambio di marcia, il Governo che verrà non
ha scelta. Quando si parla di istruzione a livello internazionale,
oramai per l’Italia non ci sono che bacchettate. Stavolta l’autore è
Andreas Schleicher, vicedirettore per l'educazione dell'Ocse e ideatore
della classifica ranking Pisa, che misura la preparazione degli
studenti, il quale ha duramente ammonito il nostro Paese sul fronte
della qualità dell’istruzione pubblica. Ancora una volta si parla di
scarsi investimenti per il settore: l'Italia infatti concede alla
formazione delle nuove generazioni appena il 4,9 % del Pil, contro una
media Ocse del 5,8%. Ciò avviene per due motivi: per il perdurare del
gap tra l’istruzione del Nord e quella del Sud d'Italia; per colpa
della poca attenzione alla pratica professionale e alla mancata
incentivazione degli studenti migliori a diventare insegnanti.
Schleicher prende anche come esempi positivi la Finlandia, al top delle
classifiche internazionali, dove la carriera di docente è la seconda
professione più ambita, e la Cina, che invia i professori in carriera
nelle scuole più difficili per dimostrare le proprie abilità. E poi
sottolinea quanto, rispetto a questi modelli trainanti, l’Italia sia
“ancora molto indietro”. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e
delegato per la scuola Confedir, “le affermazioni di Schleicher
confermano che senza un serio piano industriale sullo sviluppo del
patrimonio culturale e uno stop ai tagli indiscriminati non si potrà
mai parlare di elevazione della qualità dell’istruzione pubblica
italiana. Basta dire che nell’ultimo ventennio la già ‘magra’ spesa per
il settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca è scesa in
Italia del 5,4% contrariamente agli investimenti decisi negli Stati
Uniti e in Germania”. Il sindacato non può non rilevare che negli
ultimi anni nel nostro Paese si è pensato bene di cancellare anche la
figura del ricercatore e tagliare 150mila posti tra docenti e personale
Ata. E nell’ultimo periodo si sono annullate migliaia di classi, sedi e
dirigenze scolastiche. Per non parlare degli stipendi del personale
scolastico, bloccati per quattro anni, e dell’utilizzo di personale
precario per un settimo del fabbisogno ordinario. “Avvicinare l’Italia
ai Paesi più avanzati sul fronte dell’istruzione – ricorda Pacifico –
significa abbandonare la strada controproducente dei tagli lineari ai
servizi e dell’aumento della pressione fiscale: l’unica strada rimane
la riconversione industriale e produttiva intorno a un progetto
condiviso che rilanci il nostro unico patrimonio culturale che ha già
avuto in passato l’onore di ospitare la metà dei monumenti Unesco
dell’umanità. Attraverso la cultura si può vivere, ma soltanto se si
crede e si investe in chi vi opera quotidianamente. Quello che dovrà
fare necessariamente il nuovo Governo, sempre se vorrà voltare pagina”.
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